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Veneto: meno risorse e spesa in aumento


Al Veneto solo 211 milioni in più anziché i 256 annunciati. Un duro colpo per la situazione già precaria dei conti della sanità regionale, anche perché, per sanare l’eventuale gap a fine anno, non ci sarà più lo scudo dell’addizionale Irpef, soppressa dall’ex governatore Giancarlo Galan durante la campagna elettorale.

25 MAG - L’urgenza, quindi, per la sanità veneta diventa quella di contenere le spese di produzioni di Usl e aziende ospedaliere, che nel 2009 hanno toccato la soglia record di 10 miliardi e 282 milioni di euro, con un aumento del 3,2% (ovvero di 316 milioni) rispetto all’anno precedente. A spendere di più è proprio l’Usl 20 di Verona (i cui costi, nel 2008 hanno superato gli 813 mln) la maggiore del Veneto per popolazione. Un altro primato in provincia è detenuto dall’Usl 22 di Bussolengo, seconda solo alla 8 di Asolo per aumento della spesa (+6,9 per i veronesi, +8,4 per i trevigiani). Aumento sopra la media anche per l’Usl 20 (+5,2%) mentre la 21 di Legnago risulta tra le meno costose (con 277 mln di spesa) e tra quelle che, nel 2008, hanno avuto l’aumento più contenuto (+2,8%). Per risolvere la situazione, la settimana scorsa si è svolto un incontro tra il presidente Luca Zaia e i dirigenti delle Usl e delle aziende ospedaliere di Verona e Padova. Da parte del governatore sono arrivati inviti alla razionalizzazione delle risorse, rivedendo l’organizzazione.

“Ce la possiamo fare, anche se sarà difficile”, ha commentato il neo assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, anche lui presente al vertice con i dg della sanità veneta. “Il venir meno della possibilità di ricorrere all’addizionale Irpef è un problema – ha proseguito -  ma nessuno vuole reintrodurre una tassa abolita in campagna elettorale. Contiamo di ridurre le spese nel modo più efficace, ovvero aumentando l’efficienza delle strutture: ci sono ancora margini di miglioramento”. Il vero problema per l’assessore Coletto è però un altro: “Ogni anno il Veneto si vede privato di 2 miliardi di euro che gli spetterebbero di diritto, viste le tasse che versano i suoi cittadini. Soldi che invece vanno a ripianare il deficit di regioni come Lazio, Campania e Calabria, dove, talvolta, non esiste nemmeno un bilancio. Finché non sarà applicato il federalismo fiscale la situazione tenderà a ripresentarsi”. Una cosa è certa, i cittadini non hanno colpe dell’attuale situazione, e quindi “faremo il possibile per non eliminare alcun tipo di servizio”.

 
G.R.

25 maggio 2010
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