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Scompenso cardiaco in Veneto. Il futuro dell'assistenza tra ospedale e territorio nel convegno di Quotidiano Sanità


In Veneto l'incidenza è del 7% negli over 65. Per questo si guarda a nuove formule di presa in carico. Un di quelle più significative vede gli infermieri, nel ruolo di care manager. I primi risultati in tal senso hanno visto una riduzione di circa il 20% del rischio di ricovero. Tra le ipotesi anche un PDTA condiviso tra tutti i professionisti deputati alla presa in carico del paziente. Se ne è parlato all'incontro organizzato con l'Associazione italiana scompensati cardiaci.

02 MAG - Lo scompenso cardiaco, malattia cronica seconda causa di ricovero nel nostro Paese dopo il parto, può essere considerata a buon titolo una patologia paradigmatica delle difficoltà, fondamentalmente organizzative, che contraddistinguono il rapporto tra ospedale e territorio. Se ne è discusso nelle scorse settimane a Padova, nel corso del convegno regionale "Le regole del cuore in Veneto" dedicato proprio allo scompenso cardiaco e organizzato da Quotidiano Sanità in collaborazione con l'Associazione italiana scompensati cardiaci con il sostegno incondizionato di Novartis.
 
I lavori sono stati aperti da Maria Chiara Corti, responsabile del Servizio epidemiologico regionale, che ha inquadrato le dimensioni del fenomeno nella regione Veneto: "Nel mondo" ha esordito "l'incidenza sulla popolazione è stimata intorno all'1-2% ma esistono pochi dati. In Italia registriamo l'1,25% della popolazione, valore in sensibile crescita con l'età. In Veneto, infatti, incidenza è ben del 7% negli over 65. E se tra questi circa 65% riferisce disabilità, solo il 2% degli scompensati denuncia solo questa patologia".
 
Le comorbidità sono dunque un fattore molto importante nella caratterizzazione dello scompenso cardiaco la cui cronicità ne farebbe una patologia da trattare prevalentemente sul territorio. Invece, ha riferito la Corti, soltanto il 20% della spesa (circa 11mila euro/anno per paziente) è legata ai farmaci, il resto è prevalentemente costituito da costi per ricovero. E sebbene i tassi di ricovero per scompenso (DRG 127) siano in riduzione non lo sono in termini di numeri assoluti, anche per via del costante invecchiamento della popolazione. Pertanto Il ricovero per scompenso si conferma al primo posto dopo il parto e se in veneto, ha sottolineato ancora la Corti, "si registra una buona performance rispetto ad altre Regioni, la durata della degenza risulta più alta. Ed anche in Veneto (come in moltissime altre regioni) i pazienti scompensati ma con altre comorbidità non vengono ricoverati e dimessi dalla cardiologia se non in minima percentuale".
 
Per questo si guarda al territorio e a nuove formule di presa in carico con speranza e ottimismo. Sono in corso, infatti, molte esperienze in tal senso e una tra le più significative vede gli infermieri, nel ruolo di care manager, tra i protagonisti della presa in carico, insieme ai medici di famiglia, dei pazienti con scompenso. I primi risultati sono stati molto positivi e registrano una riduzione di circa il 20% del rischio di ricovero.

Del resto, che la cura dello scompenso cardiaco debba passare in primis dal territorio lo dimostra anche l'esperienza presentata da Fiorella Cavuto, Cardiologa dell'Ambulatorio di cardiologia di Bassano del Grappa, Ulss 7 Pedemontana, e rappresentante Aisc portando a dimostrazione l'esperienza condotta in senso alla "vecchia" Ulss 3 (poi confluita nella 7 con l'accorpamento delle aziende in Veneto) in cui era stata riorganizzata la cardiologia territoriale anche con una dotazione tecnica di notevole impatto come, ha ricordato, la presenza di un elettrocardiografo in tutte le case di riposo collegato con la rete aziendale. "Un minimo investimento" ha aggiunto "che ha permesso di evitare un grande numero di ricoveri, visite di controllo e accertamenti. Nel quadro di questa riorganizzazione protagonista è stato il medico di famiglia a cui spettava selezionare i pazienti da inviare o segnalare alla cardiologia territoriale. Il risultato: potenziata la collaborazione clinica e ridotti i ricoveri".

Il vissuto dei pazienti e delle loro famiglie, in una patologia di così lunga durata non è un fattore secondario, anzi. Per questo il Convegno regionale ha voluto dare spazio anche e soprattutto alla loro voce che a Padova era rappresentata da Sergio Gittarelli, esponente dell'Aisc. "Purtroppo" ha sottolineato Gittarelli, "lo scompenso cardiaco non è mai da solo e non bastano soltanto le medicine. Persino il tempo tra una visita specialistica e l'altra può essere deleterio se il paziente non è aiutato e stimolato, giorno per giorno, come peraltro fa Aisc che promuove azioni formative non soltanto per i pazienti ma anche per "educare" i medici a parlare il linguaggio dei malati". In tal senso un'organizzazione dell'assistenza territoriale maggiormente orientata alla presa in carico e al counseling aiuta i pazienti non soltanto a gestire al meglio la patologia o le patologie correlate, ma ne tengono desta attenzione e compliance in una misura senza dubbio efficace nell'allontanare il più possibile ricoveri e conseguenti ulteriori disagi.

Come accennato trai perno fondamentali di questo meccanismo viene sempre indicato il medico di famiglia e su questo si è detto assolutamente concorde anche Domenico Crisarà, Segretario della Fimmg del Veneto. "Per noi" ha specificato Crisarà "quello che conta è il patto di cura stipulato con i pazienti e con le loro famiglie. Nel caso dello scompenso, però, come per altre importanti malattie croniche, deve essere inserito in un sistema di gestione integrata. Non ce la faremo mai" ha esemplificato "se il medico di famiglia non uscirà dalla sua individualità ma altrettanto deve dirsi se non potrà utilizzare una struttura amministrativa e infermieristica che lo aiuti nella gestione. In Veneto, per dirne una, sono partite circa 90 medicine di gruppo ma ben 150 sono ferme al palo…".

Il futuro, a giudizio di Roberto Valle, Direttore U.O. Cardiologia Ambulatoriale ULSS 14 Chioggia, "non può che essere in un in un PDTA condiviso tra tutti professionisti deputati alla presa in carico dei pazienti con scompenso cardiaco, soprattutto perché tutte le Ulss hanno già strutture dedicate allo scompenso". "Ed è fuori di dubbio", ha fatto eco Maurizio Anselmi, Presidente regionale Anmco, che lo scompenso debba essere curato fuori dall'ospedale. Oggi costa circa 11mila euro l'anno per paziente e, come già visto, circa l'80% della spesa è dovuta ai costi di ricovero. Se da un lato è centrale l'educazione e la formazione per i pazienti, dall'altro l'integrazione professionale vera, sul territorio, dentro e fuori l'ospedale, salva vite umane, migliora la qualità di vita, rende sostenibile un servizio sanitario pubblico".

Ma certamente redigere un bel PDTA non è ancora sufficiente, ha quindi sottolineato dal canto suo Stefano Vianello, Presidente Card (l'Associazione dei Direttori di Distretto) del Triveneto, non basta."I PDTA sono una bellissima cosa ma poi vanno applicati nella pratica quotidiana e se da un lato le istituzioni sono chiamate a creare le migliori condizioni affinché questo avvenga, dall'altro è necessaria una comunicazione maggiormente efficace tra professionisti, un salto di qualità nei rapporti professionali".

Per tutti questi motivi, ha quindi concluso Luciano Flor, Direttore Generale dell'Azienda ospedaliera di Padova e delegato della Regione in seno ai lavori del Convegno "dobbiamo necessariamente forzare il punto di vista secondo cui il malato o è dell'ospedale o del territorio. Siamo troppo spesso concentrati più sull'organizzazione che sulle esigenze reali del malato e della sua famiglia. Questa è un po' la visione anche della Regione convinta, peraltro, che non sia più possibile investire risorse economiche per cambiare, bensì cambiare per recuperare risorse. Documenti e delibere naturalmente non possono essere gli unici strumenti, serve adesione e collaborazione tra professionisti. Ed anche l'umiltà di guardare a chi fa meglio di noi. Se qualcuno ha performance migliori andiamo a vedere come fa e facciamo come lui".

02 maggio 2017
© Riproduzione riservata

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