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Chiusura punti nascita con meno di 500 parti l’anno. Anaao Assomed: “No a deroghe, la sicurezza non è un optional”


“Spostare verso le politiche populistiche anche temi rilevanti come il rischio clinico è estremamente pericoloso” sostiene il sindacato. “Meglio esigere il trasporto per tempo in sedi appropriate e poter dare alla luce con la massima sicurezza possibile il proprio bambino. Seguire la scia di guerre di campanile su questioni così delicate e scientificamente non contrattabili non è accettabile”

19 LUG - L’Anaao Assomed dell'Emilia Romagna dice no alla volontà espressa dalla Regione di chiedere una deroga di sei mesi su sei punti nascita con meno di 500 parti l’anno. E ricorda che la “sicurezza del percorso nascita non è un optional. Spostare verso le politiche populistiche anche temi rilevanti come il rischio clinico può risultare estremamente pericoloso”.
 
“L’Italia ha sull’argomento, forse in modo inaspettato, una normativa di assoluta garanzia a tutela della salute del nascituro, che non può decidere dove nascere, e della sua mamma – ha affermato Sandro Macchia, Segretario Regionale Anaao Assomed un punto nascita deve avere almeno una guardia h24 del ginecologo, del pediatra, di due ostetriche, dell’anestesista oltre ad una radiologia, un laboratorio ed una adeguata dotazione tecnologica corredata da personale esperto in grado di utilizzarla.Qualora una regione decidesse di sostenere una tale dotazione di risorse per sedi con volumi di attività con meno di 500 parti all’anno o limitati e ammesso di trovare i 7-8 pediatri, 10 ginecologi e tutto il resto di specialisti disposti a lavorare anche in sedi disagiate, garantire a tutti, a fronte di una casistica modesta, il mantenimento delle capacità professionali nel tempo sarebbe impossibile. Gli eventuali casi di rianimazione neonatale, emorragie post partum o distacchi di placenta, sarebbero gravati inevitabilmente da un tasso di esiti negativi inaccettabile”.
 
Per Macchia le “mamme della nostra Regione dovrebbero protestare con tutta la loro energia qualora un improvvido Assessore pretendesse di obbligarle a partorire in condizioni di insicurezza laddove l’unica speranza è che ‘vada tutto bene’. Esigere il trasporto per tempo in sedi appropriate dove essere ospitate e poter dare alla luce con la massima sicurezza possibile il proprio bambino, è un diritto che ogni madre a padre devono pretendere per i loro figli. Seguire la scia di guerre di campanile su questioni così delicate e scientificamente non contrattabili non è accettabile – ha concluso – la Costituzione Italiana obbliga le istituzioni alla tutela della salute dei propri Cittadini e dei minori in particolare, ovunque, anche nelle sedi più difficili. Su questi temi non si possono accettare compromessi”.

19 luglio 2017
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