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Ospedale Benevento. Quici (Cimo): “Scelta condivisibile ma no al personale a scavalco”


Il vicepresidente nazionale vicario della Cimo interviene sull’annuncio del governatore De Luca. “Le esperienze di regioni definite più virtuose – spiega - hanno dimostrato che, ad esempio, la gestione di due chirurgie distanti anche 50 chilometri tra loro, con gli stessi medici espone a gravi rischi i pazienti con aumento degli eventi avversi”.

04 AGO - “Le dichiarazioni del Presidente Vincenzo De Luca di realizzare una struttura ospedaliera unica provinciale, che comprenda il Rummo e il Sant’Alfonso dé Liguori (ospedale di Sat’Agata dei Gioti) appare del tutto condivisibile perché in sintonia con quanto la Cimo (Confederazione italiana medici ospedalieri) sostiene da anni a dispetto delle critiche di una parte della politica locale. A De Luca il riconoscimento di una visione della sanità più moderna ed in linea con il DM 70/15 (decreto Balduzzi) con l’obiettivo finale di garantire adeguati livelli di assistenza per tutti i cittadini del Sannio”. Così Guido Quici vicepresidente nazionale vicario della Cimo commenta l’annuncio di De Luca fatto in occasione dell’inaugurazione di un nuovo poliambulatorio a Telese Terme.

“Pur tuttavia – aggiunge Quici - nessun progetto può realizzarsi senza il necessario adeguamento di risorse ad iniziare dal personale medico fino alle tecnologie sanitarie di ultima generazione. Occorre, in particolare, definire il nuovo ruolo delle due strutture ospedaliere in modo che le stesse siano tra loro complementari, facilitando quei processi di integrazione sia nell’elezione che nell’emergenza”.

La Cimo, dunque, in via preventiva mette in guardia dall’utilizzo del personale “a scavalco” tra i due presidi ospedalieri: “Le esperienze di regioni definite più virtuose, hanno dimostrato che, ad esempio, la gestione di due chirurgie distanti anche 50 chilometri tra loro, con gli stessi medici espone a gravi rischi i pazienti con aumento degli eventi avversi”.

In altre parole, per Quici occorre “definire una corretta pianificazione delle attività, correlare la stessa con standard di personale già definiti a livello legislativo, mettere in sicurezza le strutture e garantire un’offerta sanitaria in grado di ridurre la mobilità passiva anche di confine”.

04 agosto 2017
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