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Ospedalità privata. Faroni (Aiop Lazio): “Pronti a collaborare con la Regione, ma serve programmazione” 


Per la Presidente regionale l’amministrazione Zingaretti ha fatto tanto, ma c’è un “eccesso di burocratizzazione e un monitoraggio dei dati ancora imperfetto per cui non si riescono a mettere a punto quei Decreti di programmazione che dovrebbero aiutare sia il pubblico che il privato”. In un’intervista a Quotidiano Sanità chiede “un confronto costante tra le parti in campo per rendere operative le misure attuate”

15 SET - “Una politica di tagli che non fa bene ai cittadini eatti di programmazione ancora poco efficaci per sostenere la salute pubblica e mantenere un equilibrio di bilancio. Meglio una concorrenza leale e un supporto leale tra pubblico e privato, anche perché è inutile continuare a penalizzare il privato per poi mantenere gli sprechi accumulati altrove”.
Così Jessica Faroni, Presidente regionale dell’Aiop intervistata da Quotidiano Sanità per capire, superata la pausa estiva, qual è il punto di vista dell’ospedalità privata sulle politiche sanitarie del Lazio attuate dall’amministrazione Zingaretti. Un governo regionale che, comunque Faroni, promuove: “ha fatto tanto” assicura. Peccato ci sia “un’impalcatura regionale eccessivamente farraginosa che frena i Decreti di programmazione” che dovrebbero aiutare la sanità laziale. Sia pubblica sia privata. Per questo chiede al Governatore Zingaretti un confronto costante tra le parti in campo per rendere operative le misure attuate.
 
Dottoressa Faroni, si è appena conclusa la pausa estiva. Quali sono gli scenari nel Lazio?
Di cose in cantiere ne sono state messe tante. Ma il nodo da sciogliere riguarda il poterci concentrare su quanto vorremmo realizzare; spesso ci vediamo costretti a spendere energie per difenderci dai tagli e contrastare tutta una serie di atti di programmazione che, al dunque, si stanno dimostrando ancora poco efficaci per sostenere la salute pubblica e mantenere un equilibrio di bilancio.
 
Vale a dire?
Mi spiego, noi viviamo un paradosso: da un lato assistiamo a tagli pesanti come quelli attuati a luglio sull’ambulatoriale che, nonostante siano stati realizzati in un’ottica di risparmio, di fatto si traducono in una riduzione di prestazioni ai cittadini. Dall’altro lato ci confrontiamo ancora con le criticità del pubblico, è di pochi giorni fa la notizia dei circa 500 milioni di debito cumulati da quattro grandi strutture pubbliche romane. Uno scenario che parla da solo. Da una parte si taglia e dall’altra si spende, con ricadute negative per i cittadini.
 
La soluzione?
Servirebbe una concorrenza leale e un supporto leale tra pubblico e privato. È inutile continuare a penalizzare il privato per poi mantenere gli sprechi accumulati altrove. Quindi, quello che vorremmo fosse attuato dalla Regioni sono controlli di qualità sia nel pubblico sia nel privato. Per questo ci auguriamo che si possano mettere in piedi, insieme al privato, tutta una serie di sistemi per implementare realmente la qualità del servizio e non solo per fare cassa.
 
Che bilancio stila dell’amministrazione Zingaretti?
Devo dire che questa amministrazione ha fatto tanto, ma ancora non si riesce a smantellare un’impalcatura regionale eccessivamente farraginosa. C’è un eccesso di burocratizzazione e un monitoraggio dei dati ancora imperfetto per cui non si riescono a mettere a punto quei Decreti di programmazione che dovrebbero aiutare sia il pubblico che il privato. Se non si capisce bene quali sono i fabbisogni reali della popolazione si rischia di assistere a una discrasia tra gli investimenti e e il reale fabbisogno assistenziale.
 
Insomma la falla è nella programmazione?
Direi di sì. Ci vorrebbe una visione più ampia anche su quella che è la collaborazione tra pubblico privato per dare un servizio completo al cittadino. Certo, non dobbiamo mai dimenticare i costi, anche perché siamo una Regione ancora in piano di rientro. Lo scopo dell’Aiop è collaborare con la Regione, per noi il pubblico e quindi anche gli ospedali sono fondamentali. Ma non possiamo più andare avanti solo con la buona volontà di alcuni ospedali pubblici e privati. Ci vorrebbe, ed è quello che chiedo alla Regione, un confronto costante tra le parti in campo per rendere operative le misure attuate. Un esempio su tutti sono i Pronto soccorso. Per fare fronte alle criticità dell’emergenza urgenza abbiamo messo a disposizione dei posti letto per acuti, per noi anche con una perdita in termini economici. Peccato che ancora manchino i decreti attuativi per dare il via a questo progetto. Vogliamo andare incontro al pubblico, lo abbiamo dimostrato anche con la medicina territoriale. Ma anche questa ancora non decolla.
 
Quest’anno il suo gruppo celebra 70 anni di attività. Anni in cui la sanità ha assistito a cambiamenti profondi. Cosa significa aver raggiunto questo traguardo?
Abbiamo dimostrato che il privato è in grado di adeguarsi ai cambiamenti anche epocali che si sono succeduti in questi decenni, riuscendo a mantenere sempre alti standard di qualità nell’erogazione delle prestazioni. Non è stato un percorso facile, ma siamo andati avanti continuando ad investire in innovazioni tecnologiche, un passo importante considerando che ci occupiamo anche di oncologia. Per questo siamo particolarmente orgogliosi di essere riusciti a sostenere e fare crescere un’azienda che vanta ben 1.300 dipendenti. (E.M.)

15 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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