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Tagli al personale. L’Intersindacale Toscana pronta alla mobilitazione


La Regione ha presentato ricorso alla Consulta contro la legge statale che punta a ridurre il personale dipendente della sanità. Intanto l’Intersindacale denuncia, però, la messa in campo di “una nuova stagione di tagli” che “non sembra basarsi su una programmazione strutturata”. Per l’intersindacale “la mobilitazione e la proclamazione dello stato di agitazione sono l’ultima spiaggia per costringere la Politica Regionale ad un confronto”.

23 MAR - “La Regione Toscana ha scoperto da poche settimane di sforare per circa cinquanta milioni di euro il tetto della Legge di Bilancio che impone di allineare la spesa per il personale dipendente del sistema sanitario a quella del 2004 meno l’1,3%. Immediata la messa in campo di una nuova stagione di tagli che segue la recente stagione degli esuberi e si somma alle sempre più numerose assenze (gravidanze, aspettative etc.) non sostituite anche per la nota carenza di specialisti”. Lo denuncia l’Intersindacale della Toscana evidenziando come gli attuali tagli, “al momento, non sembrano basarsi su una programmazione strutturata ma su un blocco lineare del turn-over. Ad oggi, non risulta infatti nessun riferimento a criteri relativi a standard organizzativi, carichi di lavoro, normativa europea sui turni di lavoro e obiettivi di miglioramento della qualità del sistema inserito all’ordine del giorno di un confronto con le forze sindacali”.
 
L’Intersindacale osserva come la carenza di organici dovuta al blocco del turn-over ed all’esodo pensionistico si preannuncia “devastante” e farà sì che “i carichi di lavoro si riversino pesantemente su chi rimane a lavorare in ospedale”. Intanto “la gobba demografica sta desertificando le corsie e il cumulo previdenziale alle porte non potrà che costituire un fattore di ulteriore peggioramento”.

Per l’Intersindacale, “in questo contesto si inserisce il flop del sistema della formazione post laurea che sta riducendo la disponibilità di medici specialisti in molte discipline. Tra il 2014 e il 2023 raggiungeranno i requisiti per andare in pensione 5.189 pediatri, si faranno contratti di formazione per 2.900 specialisti e dunque ne mancheranno all'appello circa 2.289. Mentre saranno 2.606 gli igienisti in meno, 1.135 i cardiologi, 1344 i chirurghi generali, 1514 i ginecologi e così via. Molti specialisti, intanto, per il blocco del turn-over sono emigrati riducendo ulteriormente la già limitata disponibilità. Nel giro di pochi anni una selezione naturale porterà alla chiusura di molti reparti ospedalieri e interi piccoli ospedali iniziando dalle periferie regionali”.

“Quello che i professionisti non possono accettare – denuncia con forza l’Intersindacale - è la lenta agonia del Sistema Sanitario che molti dovranno pagare sulla propria pelle affrontando turni di servizio che metteranno in discussione qualità della vita e del lavoro con stress, burnout e aumento del rischio. Incentivi o coscrizioni, come, ad esempio, sembra che si sia proposto in Toscana per sedi disagiate come l’Isola d’Elba non modificheranno il dato numerico che resta, comunque, largamente e drammaticamente inferiore ai fabbisogni. Già oggi la Dirigenza Medica, Veterinaria e Sanitaria produce sette milioni di ore di lavoro all’anno in eccedenza rispetto al debito contrattuale. Ore in più, non retribuite né recuperabili. Le ferie non godute si misurano oramai in anni. A tutto questo aggiungiamo le difficoltà legate all’applicazione della normativa europea sui riposi, ampiamente disattesa nel Ssn.  In assenza di una tempestiva azione correttiva che intervenga su queste criticità il crollo del sistema sanitario pubblico è inevitabile”.
 
In questo contesto, la Toscana sembra non fare eccezione. “E’ oramai chiaro – afferma infatti l’Intersindacale - come la Regione Toscana stia esaurendo le riserve non solo economiche, ma anche culturali e di capacità di visione progettuale. Continuare a tagliare i servizi assistenziali in essere senza toccare le inefficienze della infrastruttura burocratico amministrativa non è più sostenibile. L’Estar, nato per razionalizzare l’impiego delle risorse, vive in una condizione di sfondamento degli standard del Decreto Balduzzi relativamente alla percentuale di dipendenti amministrativi sul totale del SSR e, nel contempo, non è stato in grado di incidere, in un mare di percorsi burocratici spesso incomprensibili, nella gestione del sistema degli acquisti di farmaci e dispositivi medici oltre che nelle procedure di arruolamento del personale. Uno dei settori, dunque, che meriterebbe di essere rivisto profondamente, prima di arrivare ad intaccare il cuore del sistema: i pronto soccorso, i reparti per acuti, i servizi essenziali da garantire H 24 che sono oramai l’ultima frontiera che resiste prima del completo default”.

Ma “i sindacati rappresentativi della Dirigenza Medica, Veterinaria e Sanitaria della Toscana che sono stati a fianco dei professionisti nella costruzione di un sistema che è stato un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale, non vogliono assistere inermi ad un declino scandito da riforme non adeguate, spesso improvvisate e lanciate sull’onda di scadenze politiche e, da troppo tempo, affidate a competenze che non sempre si sono rivelate all’altezza della mission”, avverte l’Intersindacale. “Un rinnovamento profondo dei contenuti e dello stile di azione politica non può essere rinviato ad un ricambio istituzionale, che ha ancora davanti due anni”.
 
Per l’Intersindacale, dunque, “la mobilitazione e la proclamazione dello stato di agitazione
rappresentano l’ultima spiaggia per stringere la Politica Regionale ad un confronto oggi necessario e inevitabile”.

23 marzo 2018
© Riproduzione riservata

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