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Psicologi ER. “Attenzione alle conseguenze psicologiche del precariato sui giovani”


Gli effetti che si determinano quando un individuo non intravede un futuro per sé e per la propria giovane famiglia non sono da trascurare, avverte l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna. “Una condizione di precariato lavorativo non rende instabile solo la situazione economica, ma mina anche lo stato psicologico delle persone”

24 APR - “Sui giovani delle ultime generazioni è stato detto di tutto: sono stati definiti  bamboccioni e indolenti, sono stati accusati di essere incapaci di giungere all’indipendenza, economica e di vita, cominciando dallo staccarsi dalla famiglia d’origine”. Di una cosa non si è tenuto conto: “della reale prospettiva esistenziale che queste ragazze e questi ragazzi si trovano ad affrontare. Gli effetti, soprattutto psicologici, che si determinano quando un individuo non intravede un futuro per sé e per la propria giovane famiglia”.
 
È l’allarme lanciato dall’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna.
 
 "Il mondo del lavoro attualmente offre poco, ma esige comunque molto in cambio. Quel che bisogna chiarire è che una condizione di precariato lavorativo non rende instabile solo la situazione economica, ma mina anche lo stato psicologico delle persone. Perché non possono emanciparsi dalla famiglia di origine e costruire una propria realtà, ma si ritrovano a vivere forzatamente in una sorta di 'adolescenza sospesa'. I giovani si trovano a volte in condizioni comparabili all'indigenza, con conseguenti frustrazione e perdita dell'identità sociale; quasi sempre, quando hanno un lavoro, sono comunque sottopagati. Tutto ciò crea incertezza anche a livello delle proprie capacità e competenze, abbassando la stima di sé”, dice la presidente dell'Ordine Anna Ancona.
 
“La difficoltà di realizzarsi nel lavoro può causare un senso di impotenza e disorientare, bloccare, determinando significative ricadute in ambito affettivo-relazionale. La persona può rimanere immobilizzata nel presente e in continua negoziazione con le emergenze quotidiane, incapace di proiettarsi in un futuro esistenziale soddisfacente. Dover cercare e cambiare spesso lavoro, inoltre, può significare anche trasferirsi in luoghi diversi e abituarsi a nuovi contesti, con la necessità di ricostruire continuamente non solo le proprie abitudini, i punti di riferimento che per molte persone hanno un ruolo importante nel dare solidità, ma anche i propri legami”, aggiunge la vicepresidente dell’Ordine Elisabetta Manfredini

24 aprile 2018
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