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Migranti: le linee guida per i controlli sanitari e i percorsi di tutela dall’arrivo all’integrazione nel Ssn. Accordo in Stato-Regioni


Accordo Stato Regioni sulla Linea Guida  "I  controlli alla frontiera. La frontiera dei controlli.  Controlli  sanitari all’arrivo e percorsi di tutela per i migranti ospiti  nei centri di accoglienza", su cui le Regioni hanno dato il loro assenso a condizione che le linee guida non interferiscano sui modelli organizzativi delle Regioni e delle Province autonome e non apportino alcun impatto economico. LO SCHEMA DI LINEA GUIDA.

10 MAG - Il fenomeno migratorio è per il sistema sanitario un banco di prova su cui misurare la capacità di dare risposte efficaci ai bisogni di salute emergenti. “Risposte che implicano - sottolinea l'accordo - la possibilità di gestire organicamente le criticità con un approccio di sistema che superi la parcellizzazione e l'estemporaneità delle soluzioni. per approdare a  modalità  assistenziali  e pratiche di sanità pubblica. per quanto possibile. standardizzate. appropriate. efficienti  e  basate sulle evidenze scientifiche”.

Parte da questi presupposti l’accordo raggiunto in Stato Regioni sulla Linea Guida  "I  controlli alla frontiera. La frontiera dei controlli.  Controlli  sanitari all’arrivo e percorsi di tutela per i migranti ospiti  nei centri di accoglienza", su cui le Regioni hanno dato il loro assenso a condizione che le linee guida non interferiscano sui modelli organizzativi delle Regioni e delle Province autonome e non apportino alcun impatto economico.

Secondo l’accordo è necessario sostenere la produzione di documenti di indirizzo e raccomandazioni di buona pratica nell'ambito di programmi di alleanza interregionale affidati al coordinamento di istituzioni nazionali che abbiano specifico mandato sugli obiettivi e competenze sul metodo ed è altrettanto necessario uniformare le misure e le modalità di attuazione della sorveglianza sanitaria e della tutela della salute dei migranti rispetto  a  condizioni  patologiche  giudicate  rilevanti  per l'individuo o per la sanita pubblica. anche per evitare disomogeneità nelle pratiche cliniche applicate a livello nazionale.

La linea guida offre ai decisori, agli enti gestori dei centri di accoglienza e agli operatori sociosanitari raccomandazioni evidence-based sui controlli sanitari su migranti e profughi che chiedono protezione internazionale, al momento dell’arrivo in Italia e durante le fasi di accoglienza.

Il documento è orientato lungo tre direttrici principali:

• promuovere l’appropriatezza clinica e organizzativa, all’interno di percorsi sperimentati come validi ed efficaci;

• evitare sprechi legati all’effettuazione di accertamenti inutili o inutilmente ripetuti;

• evitare/ridimensionare le pratiche difensive, sostenute da eventuali ingiustificati allarmismi.

La popolazione target è rappresentata dai migranti e dai richiedenti protezione internazionale – considerati soggetti vulnerabili o già vulnerati – intercettati a qualunque titolo e in qualsiasi situazione dal sistema di accoglienza italiano.

Gli ambiti presi in considerazione dal panel riguardano sia patologie infettive sia patologie cronico-degenerative ritenute di prevalente interesse. Una specifica attenzione è stata posta a condizioni particolari, quali la gravidanza.

In ogni fase dell’accoglienza, le strutture dedicate devono garantire salubrità e condizioni igienico-sanitarie adeguate – prerequisiti necessari per contrastare i rischi di malattie diffusive – e un setting che possa aiutare i migranti e gli operatori a entrare in relazione e a comunicare efficacemente.

Inoltre, l’assistenza sanitaria deve poter tendere verso un’organizzazione delle cure che sia coerente con il percorso di accoglienza e che venga incontro ai bisogni complessivi dei migranti. Per questo ci si è orientati in una prospettiva di continuità assistenziale, all’interno di percorsi che tengano conto delle diverse fasi della migrazione.

E’ stato adottato un approccio modulato e progressivo – sulla base delle prove di efficacia, delle valutazioni dei professionisti coinvolti e delle opportunità offerte – che va dalla valutazione iniziale in fase di soccorso, alla visita medica completa in fase di prima accoglienza, fino alla presa in carico vera e propria in fase di seconda accoglienza.

Nella linea guida non si affronta il tema della salute mentale dei migranti, trattato nel documento “Linee guida per la programmazione degli interventi di assistenza e riabilitazione nonché per il trattamento dei disturbi psichici dei titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale”, pubblicato dal ministero della Salute a maggio 2017.
Infine, rispetto al tema della determinazione dell’età dei minori stranieri, vale ciò che è scritto nel documento della Conferenza delle Regioni “Protocollo per l’identificazione e per l’accertamento olistico multidisciplinare dell’età dei minori non accompagnati”.

Fase di soccorso e prima assistenza

Durante le operazioni di soccorso in mare, i migranti ricevono una prima valutazione sanitaria da parte dei team sanitari che operano a bordo, in coordinamento con la Guardia Costiera. Già durante il viaggio, e quindi prima dell’arrivo in porto, possono essere trasferiti presso strutture sanitarie con velivoli della Marina Militare o della Guardia Costiera. Una volta in porto, il trasferimento d’urgenza avviene tramite il sistema 118. Il ministero della Salute, tramite i propri “Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera – USMAF”, ha l’incarico di rilasciare alle navi che portano migranti in arrivo, dopo le eventuali operazioni di soccorso in mare, un attestato di “libera pratica sanitaria - LPS” che segnala l’assenza di rischi per la salute collettiva e consente lo sbarco dei migranti in uno dei (circa) quindici porti attualmente interessati dal fenomeno, in cinque diverse regioni italiane.

Dopo lo sbarco, l’attività degli USMAF continua per i compiti di profilassi internazionale e sulle banchine è fornita, oltre all’assistenza umanitaria, anche un’assistenza di tipo sanitario con una prima valutazione per identificare eventuali quadri emergenziali o situazioni sospette a cui dare risposta immediata, attraverso una collaborazione tra ministero della Salute USMAF e Asl. La valutazione potrà anche essere effettuata in strutture chiuse. In ogni porto o punto di ingresso in Italia si sono sviluppati protocolli locali di collaborazione tra i vari attori che partecipano alle attività di soccorso e accoglienza. Deve essere, inoltre, assicurata a ogni migrante la possibilità di accedere all’offerta sanitaria se richiesta. Stesso approccio anche nel caso che gli arrivi avvengano via terra.

Fase di prima accoglienza

Il sistema di prima accoglienza è strutturato in Centri/Hub governativi di livello regionale e/o interregionale, all’interno dei quali i migranti possono rimanere per un periodo che può variare da una settimana a un mese. L’assistenza sanitaria offerta in questa fase dovrebbe comprendere una visita medica completa per la ricerca attiva di segni e sintomi di specifiche condizioni morbose, per garantire un adeguato e tempestivo accesso alle cure, e l’identificazione di condizioni per le quali è previsto uno specifico percorso di accoglienza (gravidanza e minore età).

Dove invece la persona – in assenza dei presupposti giuridici necessari – sia collocata in una struttura di identificazione ed espulsione, si conferma la necessità di garantire la sorveglianza sanitaria attraverso la  ricerca attiva di segni e sintomi, in modo da assicurare comunque le cure urgenti o essenziali e continuative.

Fase di seconda accoglienza

In questa fase – caratterizzata da una permanenza prolungata in strutture che assicurino la tutela giuridica e sanitaria e favoriscano l’integrazione – chi richiede protezione internazionale è, per legge, obbligatoriamente iscritto al Servizio sanitario nazionale e gode di tutti i diritti assistenziali garantiti dai Lea. L’assistenza sanitaria diventa quindi una vera e propria presa in carico, comprensiva di interventi di prevenzione primaria e secondaria e di tutti gli accertamenti che si dovessero rendere necessari, attraverso un approccio multiprofessionale e multidisciplinare.

10 maggio 2018
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