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Medici, veterinari e diringenti sanitari in sciopero il 23 novembre. “Tutte le sigle sindacali unite in soccorso del Ssn”


Oltre alle criticità della sanità a livello nazionale, l’intersindacale denuncia le difficoltà vissute in Regione Lombardia: dalla mancata definizione dei fabbisogni e delle dotazioni organiche, alla “vessazione” dei giovani medici. Da una rete ospedaliera obsoleta a un Piano Sanitario per la Cronicità c”he ha mostrato tutta l’incapacità di mettere in filiera corretta le risorse territoriali”.

20 NOV - Anche in Lombardia venerdì 23 novembre i dipendenti medici, veterinari e gli altri dirigenti sanitari del Servizio Sanitario Nazionale incroceranno le braccia per 24 ore. La chiamata in soccorso di un SSN in sempre maggiore difficoltà vede unite tutte le sigle sindacali della dirigenza in quella che viene definita “una delle più difficili vertenze degli ultimi anni”. “Nonostante promesse e corteggiamenti – spiega infatti l’Intersindacale medica, veterinaria e sanitaria della Lombardia in una nota - non si è sinora visto nulla, fatta eccezione per un piccolo aumento del numero dei contratti per i nuovi specializzandi, che restano comunque sufficienti”.

I dirigenti medici, veterinari e gli altri dirigenti sanitari sciopereranno, in tutta Italia, per avere:

- “Un finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale 2019 che preveda le risorse indispensabili per garantire i nuovi Lea ai cittadini e per onorare i contratti di lavoro scaduti da 10 anni. E’ spregevole mettere in competizione, su risorse insufficienti, il diritto alla cura dei cittadini e quello a un dignitoso contratto di lavoro per i professionisti che quelle cure devono erogare”.
 
- “L’erogazione alla Dirigenza medica
, veterinaria e sanitaria degli stessi aumenti contrattuali previsti per il restante pubblico impiego, risolvendo in via definitiva l’annosa questione del riconoscimento dell’indennità di esclusività di rapporto nella loro massa salariale”.

- “Il superamento, alla firma del CCNL, del congelamento al 2016 del trattamento accessorio posto dalla legge Madia, restituendo la Retribuzione Individuale di Anzianità dei dirigenti pensionati, patrimonio contrattuale irrinunciabile delle categorie, ai fondi aziendali per assicurare le risorse necessarie per carriere e disagio”.
 
- “La cancellazione dell’anacronistico blocco
della spesa per il personale della sanità, fissato al dato 2004 ridotto dell’1,4%, per facilitare il turnover del personale aprendo una grande stagione di assunzioni nel SSN in grado di fare fronte nei prossimi 5 anni al pensionamento del 40% dei medici, veterinari e dirigenti sanitari attualmente operanti come dipendenti nel SSN, completando altresì i percorsi di stabilizzazione dei precari della Dirigenza, avviati con la legge Madia, ma ancora disattesi in molte Regioni”.
 
- “La previsione nella legge di bilancio per il 2019 del finanziamento di quota parte del contratto 2019- 2021, o perlomeno dell’indennità di vacanza contrattuale, anche per sfuggire al sospetto di un nuovo blocco contrattuale”.
 
A questi temi nazionali se ne aggiungono altri tipicamente lombardi, “che acuiscono le difficoltà del servizio sanitario pubblico”, afferma l’intersindacale, poi cita:

- “la mancata definizione dei fabbisogni e delle dotazioni organiche, ferme al rilievo fatto nel 1999, quindi quasi venti anni fa”;
 
- “un Piano Sanitario per la Cronicità che ha mostrato tutta l’incapacità di mettere in filiera corretta le risorse territoriali costituite dai Medici di Medicina Generale e dai Pediatri di Libera Scelta, Specialisti Ambulatoriali, Professioni Sanitarie e della Prevenzione, Educazione ed Assistenza, scaricando tutto sulla parte Ospedaliera e distogliendola dalla sua funzione di gestione dell’Acuto e dell’Emergenza/Urgenza”;

- “la vessazione dei giovani medici, assunti con iniqui contratti libero professionali senza le minime garanzie degne di un paese civile”;
 
- “il netto decremento del numero dei medici veterinari che mette a repentaglio l’erogazione dei LEA”;
 
- “una rete ospedaliera obsoleta nonostante la riforma e la presunta riorganizzazione che ha gravato sempre più sugli ospedali decretando il fallimento di una organizzazione territoriale affidata alle ex ASL e ora alle ATS”;

- “le sempre più scarse possibilità di carriera dei medici ospedalieri, ne favoriscono la fuga verso il privato o verso la pensione visti i turni massacranti anche per i non più giovani”.
 
“Sinora – contesta ancora l’intersindacale - la riforma, vista dal mondo ospedaliero, ha fatto registrare continui aumenti degli accessi al Pronto Soccorso la perdita di una Medicina di Elezione. La sopravvivenza del SSN è sulle spalle dei suoi dirigenti sanitari, nel silenzio della politica, passata e presente, che ha considerato la sanità solo come un bancomat per i tagli lineari degli ultimi 10 anni. E in gioco non solo il futuro di un lavoro al servizio di un bene costituzionalmente tutelato ma anche quello della sanità pubblica e nazionale”.

20 novembre 2018
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