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Autonomie. Anelli (Fnomceo): “Regionalismo sia ‘solidale’ o Ssn crollerà”


Il presidente dell’Ordine dei medici propone che “ogni regione più avanzata ‘adotti’ una regione più povera, per perequare i servizi sanitari e renderli uguali. Questa è la strada per rendere concreto il dettato costituzionale e realizzare lo Stato dei Diritti disegnato dai nostri padri costituenti”.

05 DIC - “Regionalismo differenziato sì, ma solidale”. È questa la proposta con cui la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri si inserisce nel dibattito aperto in questi giorni sulle autonomie regionali, dopo che i due vicepremier, prima Salvini e poi anche Di Maio, hanno assicurato che la questione sarà affrontata in Consiglio dei Ministri entro dicembre.
 
“Un regionalismo solidale dovrebbe essere promosso, per dare piena attuazione all’articolo 3 della Costituzione, che promuove l’uguaglianza dei cittadini - afferma il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Ogni regione più avanzata ‘adotti’ dunque una regione più povera, per perequare i servizi sanitari e renderli uguali. Questa è la strada per rendere concreto il dettato costituzionale e realizzare lo Stato dei Diritti disegnato dai nostri padri costituenti. Diversamente, applicare il regionalismo differenziato in sanità significherebbe smantellare il Servizio Sanitario Nazionale”. 
 
“Siamo certi che non sia questa l’intenzione del Governo - continua Anelli -. Proprio oggi, infatti, il Ministro Grillo ha pubblicato due importanti documenti, l’Atto di indirizzo politico e il Piano Liste d’attesa, che vanno entrambi nella direzione di voler colmare le disuguaglianze sul territorio,   questione cruciale per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale e per il riconoscimento dei diritti dei cittadini”.

“Una buona iniziativa quella del Ministro Grillo, che prova coraggiosamente ad affrontare uno dei temi più spinosi, quello delle liste d’attesa - argomenta -. Lo spirito è quello giusto. L’idea dell’intramoenia aziendale riduce sicuramente le disuguaglianze e va incontro alle esigenze delle classi più povere e meno abbienti”.

“Resta da affrontare la problematica delle risorse, così diverse tra Nord e Sud, e della loro ripartizione. Non si tiene infatti conto dell’indice di deprivazione, che si correla all’aumento delle patologie croniche, che, a loro volta, assorbono circa l’80% della spesa sanitaria - spiega ancora -. Alla stessa maniera vanno affrontate le tematiche relative al depauperamento di personale, ridotto all’osso per il blocco del turnover, alla vetustà delle apparecchiature diagnostiche, alla messa in sicurezza degli ambienti di lavoro e alla creazione di centri di eccellenza anche nelle regioni più povere, al fine di ridurre la migrazione per motivi di salute”.

“Tutte queste criticità possono essere affrontate e risolte - conclude - ma dobbiamo farlo tutti insieme, nel rispetto dei principi costituzionali di uguaglianza solidarietà universalismo ed equità che sono alla base del nostro Servizio Sanitario nazionale, che tra pochi giorni compirà quarant’anni. Se così non fosse, siamo pronti a scendere in piazza per difendere tali principi, e il diritto alla salute di tutti i cittadini italiani, dichiarati uguali di fronte alla Legge”. 

05 dicembre 2018
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