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“Sportello donna” del San Camillo. Violenze arrivano soprattutto dai partner

di Ester Maragň

Il 58% delle donne vittime di violenza sono italiane e il 40% straniere. La maggioranza, ha tra i 29 e i 38 anni. Ma ci sono anche over settanta. I carnefici sono mariti, conviventi, fidanzati. È questo il bilancio di due anni di attività di Sportello Donna presso il Ps dell’azienda capitolina.

13 GEN - La violenze sulle donne è trasversale. Non ha tempo né confini, colpisce giovani e anziane, italiane e straniere. Madri di famiglia, studentesse ed anche pensionate. Non conosce differenze socio-culturali, vittime e carnefici appartengono a tutte le classi sociali. E gli aggressori hanno un volto conosciuto: sono mariti, conviventi, fidanzati, padri, fratelli e figli. Ma possono essere anche conoscenti stretti e colleghi di lavoro. Raramente l’aggressore è uno sconosciuto.
Sei donne su dieci vittime di violenza arrivano al pronto soccorso con lesioni da codice verde. Il 7% sono classificate come codici gialli e rossi. La stragrande maggioranza sono vittime di violenze ripetute nel tempo.

A fotografare il mondo delle donne violate è il bilancio di due anni di attività condotta da Sportello Donna H 24 situato presso il Pronto Soccorso dell’azienda San Camillo-Forlanini di Roma gestito da Be Free Cooperativa Sociale e finanziato dall’Azienda stessa, ma la cui convenzione è scaduta da ottobre e si è ancora in attesa di un auspicato rinnovo. Un report dettagliatissimo presentato oggi al san Camillo nel corso del convegno dal titolo eloquente: “No, non sono scivolata nella doccia”.

Le donne raccontano, non solo con le parole ma con gli sguardi, la postura, con l’attenzione ai rumori quando si siedono davanti alle operatrici pronte a raccogliere la loro disperazione, di avere paura. Spesso sono minacciate da chi esercita violenza su di loro, ma spesso queste minacce sono rivolte anche a coloro che amano, genitori, fratelli, amici, figli, pietrificandole in quella situazione ancora di più delle minacce contro loro stesse.
 
Sportello donna: il primo in Italia. Sportello donna ha aperto i battenti nel novembre del 2009 al Pronto Soccorso del San Camillo di Roma. È il primo in Italia, quasi un unicum in Europa. Attivo 24 ore su 24 in ogni giorno dell’anno. Una porta aperta per tutte quelle donne che non trovano il coraggio di ammettere di essere vittime di una violenza bruta che le costringe a correre al pronto soccorso. Ma anche un punto di riferimento importante per medici e infermieri che possono segnalare o accompagnare le donne che sono, o potrebbero essere vittime di violenza di genere. Sono sette le operatrici in prima linea che operano con una mole di lavoro immensa: dall’implementazione della rete alla stesura delle relazioni d’ascolto e/o per i Servizi Territoriali, all’invio a consulenze specialistiche interne ed esterne. Un lavoro svolto in buona parte anche al di fuori dell’orario retribuito. Due avvocate prestano in maniera stabile la loro opera professionale e l’equipe è supportata da un supervisore clinico, docente della facoltà di Psicologia1 dell’Università di Roma La Sapienza.
 
Pronto soccorso: un luogo strategico. È questo un luogo al quale le donne oggetto di violenze ricorrono con una frequenza da quattro a cinque volte maggiore rispetto alle donne non maltrattate, e in numero nettamente superiore rispetto alle donne che si rivolgono alla polizia, ai consultori, ai servizi sociali. Si può accedere a Sportello donna dalla sala d’aspetto del pronto soccorso, ma anche internamente, dal triage. Ad accogliere le donne, ci sono operatrici esperte nel trattare donne e minori vittime di maltrattamento intrafamiliare, violenze, stupri.
Ogni donna riceve una media di tre colloqui, viene inviata alla consulenza legale gratuita delle avvocate di BeFree, ha la possibilità di redigere formale denuncia querela e di incardinare procedimenti presso i Tribunali Penale, Civile e per i Minorenni
 
Punto di riferimento per i casi più gravi. Per queste donne è disponibile un letto in Medicina d’Urgenza. Un aspetto importante perché questo consente non solo di offrire alla donna un ricovero immediato, ma anche la possibilità di allontanarsi dal partner violento, che magari l’ha anche accompagnata al Pronto Soccorso ed esercita su di lei uno stretto controllo per impedirle di raccontare le vere motivazioni di quei lividi, bruciature, fratture.
Un separazione essenziale per iniziare a pianificare un percorso di fuoriuscita dalla propria condizione. A queste donne, Sportello Donna - in rete con i Servizi sociali e sanitari delle FF.OO. territoriali di pertinenza, e con la rete dei Centri antiviolenza - trova anche una casa magari in altre Regioni, proprio per allontanarle da partner violenti.
 
Le più colpite: italiane con figli, tra i 29 e i 48 anni. In due anni quasi 700 donne si sono rivolte a Sportello Donna e sono stati effettuati circa 2.100 colloqui. Il 58% sono italiane e il 40% sono straniere. La maggioranza, il 26% ha tra i 29 e i 38 anni. Altro gruppo numeroso ha tra i 39 e i 48 anni, il 20%. Infine: il 19% ha tra i 18 e i 28 anni, il 12% ha tra i 49 e i 58 anni, il 5% più di 68 anni, il 4% tra i 59 ed i 68 anni e il 2% ha meno di 18 anni. Il dato eclatante è che nell’ultimo anno sono aumentati i casi di donne di circa 70 anni che si rivolgono allo sportello dopo tantissimi anni di violenza. Il 35% delle donne vittime di violenza sono sposate, il 23% nubili, il 16% convivente, il 13% separat eo divorziate.
Molte delle donne hanno figli. Quattro donne su dieci hanno figli minorenni, poco meno di due su dieci (il 16%) ha figli maggiorenni. Solo il 23% delle donne che accedono allo Sportello Donna non ha figli.
Il gruppo più numeroso di donne straniere arriva dall’est Europa (il 15%) e dall’America Latina (il 8%). Il 10% sono colf, il 6% badanti. Il 9% non lavora e un altro 9% dichiara di essere disoccupata. Le pensionate, per vecchiaia o invalidità, sono il 9%, il 13% è impiegata, il 6% studentesse.
 
L’identikit dell’aggressore. Come già dimostrato dai dati dell’Istat, la maggioranza dei casi di violenza si verifica in famiglia. Il 51% è l’attuale compagno della donna (29% è il marito; l’16% è il convivente; il 5% il fidanzato; l’1% l’amante). Il 12% è costituito dall’ex-partner della donna (il 6% marito; il 3% convivente; il 3% fidanzato). Nel 10% dei casi è un parente della donna (padre, fratello, figlio/a ecc.). Solo il 6% è rappresentato da sconosciuti.
Nell’85% dei casi l’aggressore è arrivata da un solo uomo e nel 4% dei casi l’aggressione è stata compiuta da più uomini. Un altro 4% è formato dai gruppi misti, e solo il 5% delle aggressioni sono compiute da donne contro altre donne.
Il 13% ha tra i 39 e i 48 anni, l’11% tra i 29 e i 38 anni, il 9% tra i 18 ed i 28 anni, mentre per il 55% dei casi l’età dell’aggressore non è nota. Il 54,5% sono italiani, il 25% stranieri e nel 19,8% dei casi non è nota. L’8% è operaio, il 6% impiegato, un altro 6% lavora saltuariamente, il 5% è svolge attività libero professionale. In percentuali più piccole sono presenti in modo trasversale tutti i tipi di attività lavorativa il che conferma la trasversalità della violenza anche rispetto agli autori. Il 4% non lavora e un altro 4% è disoccupato. Nel 46% dei casi la professione non è nota.
 
Aggressioni ripetute nel tempo. L’83% delle donne che ha avuto accesso allo Sportello inviate dal Pronto Soccorso o alti reparti ha dichiarato all’accettazione di essere stata vittima di aggressione, solo il 4% da persona/e sconosciuta/e. Un altro 3% ha dichiarato lo stupro occasionale. Ma il 13,8% delle donne non hanno dichiarato al triage aggressione e/o stupro.
Le donne subiscono nel tempo da parte del partner più aggressioni, ben il 43%. Appena il 5% è vittima di episodi isolati. L’ex partner è autore dell’aggressione nel 14% dei casi (11% ripetuti nel tempo e 3% episodi isolati). Delle donne che hanno subito aggressioni da altri, il 9% è stata colpita ripetutamente nel tempo e il 14% in episodi isolati. Solo il 4% sono state aggredite da sconosciuti.
 
Sono 51 le donne vittime di stalking: il 59% dall’ex-partner, il 5% dalla famiglia di origine, il 36% da altri e tra questi solo 3 sono i “persecutori” sconosciuti alla donna. Il 18% delle donne ha dichiarato di essere stata vittima di segregazione/sequestro. Nel 47% dei casi l’autore è il partner (il 26% ripetutamente nel tempo e il 21% in episodi isolati); nel 16% dei casi l’autore del reato è l’ex partner, nel 15% dei casi è la famiglia di origine e nel 22% sono altri di cui solo in due casi sconosciuti alla donna.
 
Molestie sessuali. Il 23% delle donne è stata oggetto di molestie sessuali: da parte del partner (il 25% in modo ripetuto e lo 12% in episodi isolati); dell’ex-partner (il 5% in modo ripetuto e lo 12% in episodi isolati); in seno alla famiglia di origine (il 10% in modo ripetuto e lo 7% in episodi isolati); da parte di altri (di cui il 10% ripetutamente nel tempo e il 19% in episodi isolati). Tra questi ultimi casi il 9% è opera di sconosciuti. Il 4% delle molestie sessuali avvengono da parte del datore di lavoro o da parte di colleghi.
 
Stupro. Sono state112 le donne che hanno dichiarato di essere state stuprate, per 17 lo stupro è stato consumato nella famiglia d’origine (di queste 9 ripetuti nel tempo). Sono state violentate dal partner 45 donne, 20 dell’ex partner (8 di queste ripetuti nel tempo).
Hanno subito lo stupro da conoscenti 31 donne: 15 erano amici, 2 datori  di lavoro (episodi ripetuti nel tempo). 12 donne sono state violentate da sconosciuti e 2 da un gruppo di sconosciuti.
 
Costrette alla prostituzione. Sono state costrette a prostituirsi ben 40 donne. E la costrizione alla prostituzione da parte della famiglia d’origine coinvolge soprattutto donne italiane (5),  due sono dell’America Latina e una del nord Europa. La costrizione da parte del marito o ex partner coinvolge 15 donne di cui 11 italiane e 4 dell’America Latina.
 
Violenze sui figli. Il 37% delle donne dichiara che i/le figli/e subiscono o hanno subito violenza all’interno della famiglia mentre solo il 3% dichiara che la violenza sui figli sia accaduta al di fuori della famiglia, ma comunque sempre ad opera di persone della rete familiare o amicale. In 13 casi le donne hanno dichiarato che i figli hanno subito o subiscono violenza sessuale e tra questi solo in 2 casi gli autori della violenza sono al di fuori della famiglia ma comunque nella cerchia parentale/amicale.

13 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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