Lazio. Lavra (Cimo): “Il pronto soccorso del San Camillo è al collasso”
“Mancano medici, infermieri e posti letto, chiediamo un incontro urgente”, questo l’allarme lanciato dal segretario della Cimo-Asmd del Lazio Giuseppe Lavra che accusa la Regione di non aver fatto alcuna programmazione.
20 GEN - “E’ emergenza all’ospedale San Camillo di Roma, il Pronto Soccorso è diventato una giungla e la Regione Lazio sta a guardare”. È questo l’allarme lanciato dal Segretario Regionale Cimo-Asmd del Lazio Giuseppe Lavra, che lamenta la “carenza di personale medico e infermieristico e la riduzione drastica dei posti letto” e chiede un incontro urgente per risolvere una situazione ormai al collasso.
In particolare, denuncia Cimo Lazio, “questa situazione di caos è il frutto di una programmazione dissennata degli anni passati, che ha visto chiudere e ridimensionare i vari reparti senza tener conto che un Pronto Soccorso necessita di personale medico e infermieristico e di adeguati posti letto dove inviare i malati ricoverati”. Lavra sottolinea che il San Camillo “ha lo stesso numero di posti letto del Sant’Eugenio, e meno del San Giovanni, due ospedali che registrano entrambi molti meno accessi al pronto Soccorso. Ed è risaputo che tutta questa situazione è dovuta alle solite logiche clientelari che non si preoccupano affatto dei bisogni reali delle strutture e dei pazienti”. “Ad aggravare la situazione del San Camillo – sottolinea la Cimo - sono arrivati anche i malati del Sant’Eugenio, il cui Pronto Soccorso è stato chiuso per ristrutturazione proprio nel periodo di massima affluenza per le patologie stagionali”.
Lavra chiede un intervento urgente della Regione Lazio come ha già fatto nei mesi passati, senza però ottenere risposte: “Siamo al collasso per la totale assenza di programmazione e organizzazione che spetterebbe alla Regione – conclude - rinnoviamo la richiesta di un incontro ai vertici regionali per individuare subito linee strategiche utili a decongestionare il Pronto Soccorso del San Camillo e per poter assistere quindi i malati in maniera più degna e sicura”.
20 gennaio 2012
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