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Cancro e stili di vita. Ne parlano i ragazzi del liceo. Indagine dell’Ifo di Roma lancia un progetto integrato con il Miur 


L’obiettivo finale del progetto è quello di coinvolgere i giovani nella comunicazione. Due i licei romani coinvolti nell’indagine preliminare, 71 i ragazzi del quarto e quinto anno che hanno partecipato divisi in 6 focus group. Lo scopo - spiega l'Ifo - è stato mettere a fuoco la correlazione tra stili di vita e patologie oncologiche, la valutazione dei servizi sanitari e le modalità di comunicazione tra professionisti e giovani, gli atteggiamenti verso le campagne di prevenzione. Da questo lavoro sono emersi spunti per azioni possibili e proposte migliorative. L'INDAGINE

03 APR - "Diteci che stile di vita hanno i giovani oggi e vi diremo che qualità di vita avranno domani. L’empowerment sui temi di salute deve iniziare dai banchi di scuola. Da una indagine qualitativa preliminare sulle percezioni giovanili in tema di salute e stili di vita, si dà il via a un lavoro inter-istituzionale coordinato dagli Ifo d’intesa con Miur e Regione Lazio nella città di Roma al fine di ascoltare ma soprattutto coinvolgere attivamente i giovani adolescenti in campagne di comunicazione". È quanto si legge in una nota dell'Ifo, Istituto nazionale tumori Regina Elena e Istituto dermatologico San Gallicano
 
"Miur, Ufficio scolastico regionale e Ifo - prosegue la nota - attraverso un protocollo di collaborazione, mirano al contrasto di fenomeni tipici dell’età giovanile, da realizzarsi attraverso progetti sperimentali, ricerche e relativi programmi operativi, per diffondere la cultura della salute e migliorare la qualità della vita, all’interno del sistema dell’istruzione e nel riquadro di valori significativi relazionali, etici e sociali".

"Due i licei coinvolti nell’indagine preliminare (Istituto superiore ITC Di Vittorio-ITI Lattanzio e il Liceo Classico Ennio Quirino Visconti), 71 i ragazzi del quarto e quinto anno che hanno partecipato divisi in 6 focus group. L’obiettivo - spiega l'Ifo - è stato mettere a fuoco la correlazione tra stili di vita e patologie oncologiche, la valutazione dei servizi sanitari e le modalità di comunicazione tra professionisti e giovani, gli atteggiamenti verso le campagne di prevenzione. Da questo lavoro sono emersi spunti per azioni possibili e proposte migliorative".
 
“Conoscere per prevenire è importante - ha sottolineato Francesco Ripa di Meana, direttore generale Ifo, al convegno di presentazione dei risultati - ma è nostro compito mettere a punto modelli validi per aumentare la consapevolezza dei cittadini ed in particolare dei più giovani. Ifo rappresenta un tassello importante del Servizio sanitario regionale nel dare risposte adeguate ai bisogni di salute, viste le grandi expertise nel campo della prevenzione oncologica, dermatologica e delle malattie sessualmente trasmesse. Coordineremo pertanto un progetto più ampio per la buona salute di giovani e per responsabilizzarli sui comportamenti individuali.”

"È chiarissimo a tutti gli studenti cosa occorre fare per mantenersi in salute - precisa la nota -: praticare sport, alimentarsi in modo equilibrato, non eccedere con alcool e fumo. Peccato che ad una presa di coscienza su ciò che è meglio fare non conseguano atteggiamenti coerenti. Varie le cause che trovano terreno facile in adolescenza: comportamenti imitativi, aggiungici poi il fatalismo ( se deve succedere…), la ribellione alle regole e ai divieti familiari e sociali, e per finire la moda del momento e così il danno è fatto".

Le parole più usate dai ragazzi nei due gruppi evidenziano differenze significative: "All’Istituto Di Vittorio sono importanti per il benessere gli aspetti emotivi e relazionali - spiega la nota - espressi con concetti di equilibrio, rispetto, scelte, mentre al Liceo Visconti sono più pragmatici e salute coincide con assenza di malattia e corpo che funziona in modo regolare".

"Prevenzione coincide invece con stili di vita, cura dell’igiene, dell’aspetto estetico e di hobbies. Nessuno di loro ha chiaro i percorsi - aggiunge la nota -, come e dove si faccia prevenzione o piuttosto come vi si acceda. Insomma sulla teoria sono sufficienti ma potrebbero fare di più. Cosa fare? Coinvolgerli in campagne di sensibilizzazione, fare squadra tra ricercatori, mondo della sanità ed istituzioni scolastiche, nonché le famiglie e accompagnarli".

Sappiamo come medici che l’età adolescenziale è cruciale - ha detto Francesco Vaia, direttore sanitario Ire-Isg e responsabile del progetto di ricerca - per lo sviluppo dell’individuo. Utilizziamo la capacità riflessiva dei giovani e coinvolgiamoli ora in un progetto inter-istituzionale sul territorio romano”.

"Ha chiuso i lavori Alessio D'Amato, assessore alla Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio", conclude la nota.

03 aprile 2019
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