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Riforma sanitaria. Polemiche dall’opposizione. Nieddu: “Per migliorare bisogna costruire nuovi ospedali”


Gli obiettivi programmatici in via di elaborazione sulla riforma della sanità sarda annunciati dal Governatore Christian Solinas, ed in particolar modo il ritorno alle ASL e la realizzazione di nuovi presidi ospedalieri, hanno suscitato accese polemiche. L'assessore Mario Nieddu replica: “Oggi spendiamo enormi quantità di risorse per ristrutturare ospedali che rimangono comunque inadeguati. È da irresponsabili affermare che non sia necessario realizzare nuovi ospedali in Sardegna”

02 SET - Gli obiettivi programmatici in via di elaborazione sulla riforma della sanità sarda annunciati qualche giorno fa alla Giunta dal Presidente della regione Christian Solinas, hanno sollevato diverse preoccupazioni da parte delle opposizioni in Consiglio regionale, con punti di osservazione anche di istituzioni Comunali e territori. In particolar modo l’idea di ritorno alle ASL e ancor più la prospettiva di pensare alla realizzazione di nuovi presidi ospedalieri, come per Cagliari, Alghero e nel Sulcis, considerate le note carenze strutturali e dell’organico in diversi presidi preesistenti, ha suscitato non poche accese polemiche.

“Bandire nuovi concorsi, assumere personale medico, infermieristico e O.s.s., dotare le strutture ospedaliere esistenti di macchinari all’avanguardia, di tecnologie al passo con i tempi: questo è l’unico modo per razionalizzare la sanità sarda, a nulla serve continuare a costruire cattedrali nel deserto”. E’ l’affondo della segretaria della Commissione consiliare Sanità Carla Cuccu (M5S), alla luce delle dichiarazioni del Governatore Solinas.

“Maxi strutture ospedaliere nate all’unico scopo di svuotare e impoverire le strutture già esistenti - rileva Cuccu -, ospedali di lunga tradizione, punti di riferimento regionali come l’ospedale Brotzu, caratterizzati dalla presenza di professionisti d’eccellenza che garantiscono servizi di qualità nonostante siano stati abbandonati a se stessi. Alla Sardegna non servono colate di nuovo calcestruzzo per dare lavoro a chissà quale impresa di costruzione, occorre ragionare nell’ottica di un potenziamento delle risorse che già abbiamo e che oggi soffrono della grave mancanza di programmazione”.

“Se è reale l’intenzione della Giunta di restituire dignità ai presidi ospedalieri del territorio – continua la Consigliera - è a questi che devono essere destinati i fondi regionali. Sono i piccoli presidi a dover essere preservati. Le falle del sistema sanitario aperte in questi mesi, con decine di reparti da Nord a Sud dell’Isola costretti a chiudere per carenza di personale, non si risolvono di certo con la posa di nuovi mattoni, con la costruzione di un nuovo polo sanitario nel capoluogo. Il Presidente Solinas ci deve spiegare il perché di questa scelta, che solleva numerosi dubbi sulle sue intenzioni di tutela della sanità pubblica. Quali risorse verranno utilizzate? A quanto ammonterà l’eventuale spesa?”

Il pensiero della Segretaria della Commissione Sanità va poi oltre l’aspetto logistico: “Il Presidente Solinas parla di accorpamento, dimenticando che gli ospedali, in particolare l’Oncologico Businco, sono contenitori di sofferenza, in cui tantissimi operatori da anni si dedicano con abnegazione ai pazienti. Se finora ho osservato e monitorato le azioni di questa Giunta per capire il tipo di Sanità che voleva attuare in Sardegna, da queste azioni deduco che il primo obiettivo è quello di continuare a non dare risposte e servizi ai sardi ma soddisfare gli appetiti interni. Per ora si sono viste solo soluzioni tampone e una politica in continuità con la precedente, che, accorpando i servizi, depotenzia le prestazioni e crea disservizi che portano alla chiusura dei reparti. Di fatto nessuna programmazione concreta su prevenzione e riequilibrio”.  

“Mi limito alle dichiarazioni fatte dal Presidente Solinas perché la bozza ancora non l’abbiamo vista – precisa il Presidente del Gruppo consiliare regionale PD, componente della Commissione sanità, Gianfranco Ganau -. Mi pare questa sia, potremo dire, una parziale riforma, considerate tutte le promesse enunciate in campagna elettorale, come i programmi di abolizione dell’Azienda per la tutela della salute (ATS); di fatto da un lato si mantiene una struttura centralizzata per quanto riguarda il personale, gli acquisti, e mi sembra di capire anche la definizione dei bilanci delle aziende sanitarie locali. E fanno bene a mantenere la centralizzazione di queste funzioni perché è tra gli obiettivi della razionalizzazione non soltanto della spesa, ma anche della gestione complessiva di tutto il personale, che ha portato alla unitarietà il sistema, il quale prima era assolutamente diviso e frazionato”.

“Dall’altra c’è poi il ritorno alle aziende sanitarie locali – continua il Capogruppo PD -, che a mio avviso è una forzatura rispetto alla struttura che era stata data con l’Azienda della tutela della salute che prevedeva invece otto aree socio sanitarie, quindi più vicine alle esigenze dei singoli territori, e che richiedeva semmai una correzione in termini di capacità gestionali e di budget per dare le risposte immediate ai singoli territori. Il problema più grosso infatti è che questa proposta non da risposte alle esigenze dei territori in senso di organizzazione della rete territoriale della sanità che è quella che manca, e senza si avrà difficilmente una sanità efficiente, anche in termini di gestione delle strutture ospedaliere.”

“Quello che inoltre sta venendo fuori dalle visite nei presidi sanitari che stiamo facendo come Commissione sanità – sottolinea Ganau - è sostanzialmente quello delle risorse umane, non c’è un problema di tipo organizzativo, c’è un problema di tipo strutturale che è dato dalla carenza di personale sanitario, medico ed infermieristico. Questo è il problema a cui bisogna dare risposta. L’Assessorato ha adottato in forma definitiva, qualche settimana fa, la programmazione sanitaria in termini di edilizia sanitaria della precedente Giunta, i temi sono quelli. La novità dovrebbe essere la nascita di un ospedale nuovo a Cagliari, ma senza il testo della bozza, non ho elementi ovviamente per poter valutare”.

Alle polemiche sollevate dalla minoranza in merito all'annunciata realizzazione dei nuovi ospedali, l'Assessore regionale della Sanità Mario Nieddu risponde: “Oggi spendiamo enormi quantità di risorse per ristrutturare ospedali che rimangono comunque inadeguati. Stiamo mettendo delle pezze a costo di grandi sacrifici per mantenere i presidi in condizioni appena sufficienti. Abbiamo confermato le risorse per gli interventi in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico, ma ciò non toglie che alla Sardegna servano ospedali che rispondano ai nuovi criteri, cioè strutture ad intensità di cure e di assistenza”.

“È da irresponsabili – prosegue Nieddu – affermare che non sia necessario realizzare nuovi ospedali in Sardegna, quando continuiamo a fare affidamento su strutture di oltre cinquant'anni fa, concettualmente e tecnologicamente superate sotto ogni punto di vista. Inizieremo a rispondere a questa necessità lì dove l'esigenza di intervento è più forte, ma l'obiettivo è quello di trovare le risorse e dotare tutta la Sardegna di strutture moderne che possano migliorare sensibilmente la qualità del nostro servizio sanitario”.

“Sono dell’avviso che la proposta di un nuovo ospedale è una proposta accettabile – dichiara Edoardo Tocco (FI), Presidente del Consiglio comunale di Cagliari, già Vicepresidente della Commissione sanità in Consiglio regionale nella scorsa legislatura -, sia ben chiaro però che Cagliari ha una serie di presidi ospedalieri, a partire dal Brotzu che è un centro di eccellenza, è l’ospedale per antonomasia di emergenza-urgenza, abbiamo poi l’Oncologico Businco e il Microcitemico, poi ancora tutti gli altri, il Santissima Trinità, il Binaghi, il San Giovanni di Dio”.

“A Cagliari essendo il capoluogo della Sardegna – spiega Tocco -, oggi area metropolitana, con una popolazione quindi molto vasta, vi confluiscono tutti: è un centro, è un hub come si dice in sanità, è chiaro che tutto quello che si riversa su Cagliari comporta flussi enormi di utenza. A partire ad esempio dai pronto soccorso che sono sempre molto affollati, hanno una media di circa 25 mila entrate all’anno ognuno. Serve dunque rinforzare l’organico: sia il personale medico, paramedico, sanitario, infermieristico, gli O.s.s., gli ausiliari... moltissimi sono andati in pensione, molti dei quali con la quota 100, anche per motivi anagrafici hanno dovuto lasciare la professione. So però che l’Assessore regionale per la sanità in questo senso si sta muovendo, sono partite le procedure per diverse assunzioni”.

“Personalmente – prosegue il Presidente del Consiglio - avrei tenuto un po' distaccati gli ospedali Brotzu, quale comparto dell’ Emergenza-urgenza, l’Oncologico Businco che è il centro di cura dei tumori, e il Microcitemico come centro ricerca. Ho puntato molto sugli ospedali cittadini, per esempio sul San Giovanni di Dio, per il quale c’è l’idea di dismetterlo, ho pensato invece che possa diventare un efficiente poliambulatorio, con tutti i reparti, dall’oculistica, alla dermatologia, ecc.; essendo un ospedale centrale, tutti i Cagliaritani sono stati abituati a sfruttare i servizi sanitari nel centro storico. Certo, non si può parlare di reparti chirurgici perché non ha gli spazi, non è il caso, ma di reparti ambulatoriali di livello con le specializzazioni del caso, quello si”.

“Il Santissima Trinità che era una vecchia caserma sarebbe da rimettere apposto completamente – rileva Tocco -, ma lo terrei perché è in una zona periferica di Cagliari ed è un punto anche lì dove c’è un pronto soccorso che deve essere messo in condizioni di ricevere l’utenza. C’è poi il presidio del Marino che trovo sia un ospedale funzionale dell’area vasta poiché collega il territorio estremo della città che va dal costiero. Sopratutto d’estate, chi arriva dalle parti costiere, arriva al Marino con molta più facilità di quanto farebbe arrivando in centro. Ed ancora il Binaghi. Il binaghi secondo me è un ospedale che è nato lì, ha una sua funzionalità, c’è la farmacia ospedaliera, molto bello è anche il centro di terapia del dolore che è stato messo sù, è il centro per la sclerosi multipla, c’è il centro donna. Ci sono delle strutture che sicuramente vanno valorizzate”.

“La popolazione inoltre è diventata molto anziana – conclude il Presidente del consiglio cagliaritano -, è necessario assolutamente rinvigorire il comparto sanitario sardo, in tutti i sensi. Non ho mai mollato in cinque anni di Commissione sanità, e come Vicepresidente, neanche i piccoli ospedali della Sardegna. Mi riferisco a quelli che fanno capo all’Ogliastra, al Sarcidano, Muravera, Isili, Sorgono, Bosa, ecc., ho sempre fatto una valutazione: l’ospedale territoriale è importante. E’ chiaro poi che nei piccoli ospedali non puoi permetterti di mettere reparti come la neurochirurgia, la cardiochirurgia ecc., tenere però aperte le piccole chirurgie, le radiologie che sono importanti, perché se c’è un piccolo pronto soccorso è necessaria sia la cardiologia, sia la radiologia, sennò non ha senso avere nemmeno il pronto soccorso. Credo che la sanità sarda debba dunque essere salvaguardata, e sopratutto quella cagliaritana. Senza togliere nulla a nessuno, ma su Cagliari confluiscono tutti”.

Elisabetta Caredda

02 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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