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Ludopatia. Veneto terza regione italiana per quantità di denaro giocato. Una nuova legge proverà a contrastarlo

di Endrius Salvalaggio

Approvata in Consiglio il 3 settembre e promulgata dieci giorni dopo dalla Regione, la nuova legge mette i paletti sugli orari di gioco e le distanze dai punti sensibili, come le scuole. Per Piero Ruzzante le misure potevano però essere più stringenti. E sul contrasto al fenomeno Giovanni Leoni (Omceo Venezia) evidenzia: “Poco possiamo fare noi medici se poi le persone subiscono un bombardamento mediatico, come la pubblicità in tv, negativa e pervasiva, con notizie di vincite stratosferiche che attirano i giocatori”. LA LEGGE

15 OTT - Il Veneto è la terza regione in Italia per quantità di denaro giocata alle cosiddette ‘macchinette’ (AWP) e alle videolottery. Nel 2017 il volume delle giocate complessive nel territorio regionale ha superato i 6,1 miliardi di euro, di cui tre quarti alle new slot, con una spesa pro capite (compresi neonati e centenari) di 1244 euro. Si stima che i giocatori d’azzardo problematici siano 32.500 (cioè lo 0,8 % della popolazione attiva) e che quelli patologici, che cioè si rivolgono ai Servizi pubblici per le dipendenze, siano tra i 3.700 e i 3.200. Questo il quadro descritto dall’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin alcune settimane fa. Per contrastare il fenomeno il Consiglio regionale del Veneto ha approvato in piena estate il progetto di legge “Norme sulla prevenzione e cura del disturbo da gioco d’azzardo patologico”, legge di riordino che fa chiarezza e mette dei paletti, stabilendo distanze minime, orari di apertura, aumento di tassazione IRAP e sanzioni, al fine di contrastare la piaga della ludopatia. 

Nel 2016, l’utenza in carico ai Servizi per le dipendenze delle ULSS, nell’ambito della cura delle patologie connesse al gioco d'azzardo, sono stati 1.881 i giocatori problematici seguiti dai Servizi per le dipendenze, di cui 765 al primo accesso.

“Quando si parla delle dipendenze si pensa spesso alle droghe – spiega Giovanni Leoni Presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia e Vicepresidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici - ma ci si dimentica della piaga sociale causata proprio dal gioco d’azzardo patologico, che negli ultimi anni ha coinvolto adolescenti ed adulti, creando disastri in intere famiglie. Il mese scorso abbiamo dedicato a questo tema il Congresso di Venezia in Salute  durante il quale è stato sottolineato dallo psichiatra Graziano Bellio, uno dei massimi esperti in materia, che il disturbo da gioco d’azzardo patologico è un quadro di interesse sanitario, un fenomeno in preoccupante crescita, che ha visto quadruplicati i pazienti nel decennio tra il 2007 e il 2017 (dati CNR), e che tra le persone più a rischio vede gli anziani, sempre più gli over 80, e i giovanissimi, per cui il gioco sarebbe in realtà vietato".
 
I dati dicono che poco più di un terzo dei maggiorenni ha giocato nell’ultimo anno e che la maggior parte delle persone non gioca on line, ma dal tabaccaio, nelle sale scommesse, nei bar ed il maggior numero di patologici che arriva ai servizi ha problemi con Slot e Gratta e Vinci. “I 20 miliardi che lo stato italiano guadagna ogni anno andrebbero reinvestiti prioritariamente in attività di tipo sociale e sanitario. Poco possiamo fare noi medici se poi le persone subiscono un bombardamento mediatico, come la pubblicità in tv, negativa e pervasiva, con notizie di vincite stratosferiche che attirano i giocatori ignari che le regole matematiche sono contro di loro come è stato dimostrato da Taxi 1729, un’associazione di comunicazione e formazione scientifica che ha usato i numeri per spiegare e smontare i fenomeni sociali durante le due giornate Venezia in Salute 2019”, conclude Leoni. 

Sul versante politico, Piero Ruzzante (Veneto 2020 - Liberi e Uguali), componente della I e II commissione consiliare, sostiene che nonostante l’approvazione del progetto di legge sul riordino del gioco d’azzardo patologico, la stessa Regione Veneto, poteva essere ancora più incisiva sulle restrizioni. “Il Veneto è un territorio ad alto rischio di e con la nuova legge il Governo regionale ha rinunciato a limitare le distanze dei punti di gioco dai luoghi sensibili. Un favore alle lobby delle slot machine, un danno per la popolazione. La legge regionale non tutela le fasce deboli e in molti casi è più permissiva dei preesistenti regolamenti comunali. Dopo mesi di lavoro positivo della V commissione, il cambio di rotta della maggioranza ci rammarica enormemente. Le slot e le sale da gioco vicino a scuole, chiese, oratori, case di riposo, ospedali, ci rimarranno e continueranno ad essere un enorme rischio di invito all'azzardo. L'esperienza del Consiglio regionale piemontese ci ha testimoniato che agire sugli esercizi esistenti sia possibile, nel rispetto delle priorità sociali espresse dall'articolo 41 della costituzione. I dati lo confermano anche nei fatti, con una diminuzione del 10% delle giocate. Una chiara testimonianza di come una legge regionale possa essere efficace specialmente se si fanno scelte politiche coraggiose e determinate per la tutela di famiglie e cittadini”.

Endrius Salvalaggio

15 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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