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Corte dei conti. Debiti sanità a quota 35 miliardi 


Ammonta a tanto la quota di debiti verso i fonitori di Asl e ospedali del Ssn, pari al 67% dell'intera massa debitoria. Lo ha sottolineato il presidente Giampaolino alla Commissione Bilancio della Camera. La metà dell'importo riferita alle regioni sottoposte a Piano di rientro dai disavanzi sanitari. 

13 MAR - Si è svolta questa mattina, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul documento della Commissione Europea “Analisi annuale della crescita per il 2012”, l'audizione del Presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, presso la V Commissione Bilancio della Camera dei deputati sul tema delle relazioni fra risanamento finanziario e crescita economica.

Un capitolo specifico dell'audizione è riferito alla questione dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso i fornitori. Per la sanità, Giampaolino ha sottolineato che "la Corte dei conti sta prestando da tempo grande attenzione al tema dell’indebitamento degli enti sanitari regionali. In questo ambito, si è già avuto  modo di porre in evidenza come l’esatta quantificazione del fenomeno richieda una valutazione complessiva delle passività, e, quindi, non solo dell’indebitamento a lungo termine tradizionalmente inteso, ma anche dell’esposizione debitoria verso i fornitori".
"L’incremento delle passività a breve termine - ha aggiunto - indica la difficoltà degli enti a far fronte ai propri impegni commerciali, per insufficiente liquidità. Poiché le aziende sanitarie si alimentano essenzialmente con la quota del fondo sanitario ad esse attribuito dalla Regione di appartenenza, il problema è strettamente connesso al ritardo con cui le Regioni trasferiscono le risorse. Ciò comporta un allungamento dei tempi di pagamento delle forniture, il frequente ricorso alle anticipazioni di tesoreria e, nel passato, ad operazioni di cartolarizzazione dei debiti. Soluzioni che comportano tutte un aggravio di oneri, quanto meno in termini di interessi,  e che – nel caso delle  cartolarizzazioni - riversano sugli esercizi futuri le difficoltà attuali".
 
"L’insolvenza degli enti - ha proseguito Giampaolino -  in talune realtà territoriali determina un pesante contenzioso, con ulteriore aggravio dei costi. Il problema delle passività nel settore sanitario è costantemente monitorato sia attraverso le puntuali verifiche che le Sezioni  regionali di controllo effettuano sui singoli enti del servizio sanitario pubblico  sia attraverso una ricostruzione degli andamenti generali. Peraltro, determinare esattamente l’ammontare del debito degli enti sanitari verso i fornitori presenta ostacoli di non poco momento, che possono  essere riferiti a difficoltà di lettura dei conti patrimoniali e ai limiti dei canali informativi disponibili; ad inefficienze organizzative e dei sistemi  informativi degli enti  che causano una non corretta (o addirittura omessa) contabilizzazione delle  operazioni; alle ricorrenti rettifiche dei dati di bilancio conseguenti  alle verifiche cui sono sottoposte le regioni con piani di rientro dal disavanzo sanitario; alle difficoltà di conciliare le posizioni delle varie aziende e delle aziende con la Regione, con possibilità di duplicazioni od omissioni di componenti del passivo".
 
"Con questa avvertenza di cautela - sottolinea - dai dati dello stato patrimoniale degli enti sanitari consolidati a livello regionale si rileva che il debito verso fornitori – così come rappresentato – ha un peso notevole, sia in rapporto al totale dei debiti, sia per i valori assoluti. Nel 2010, i debiti verso i fornitori costituiscono la parte preponderante dell’intera massa debitoria: oltre il 67 per cento nel 2010 per un ammontare dell’ordine di 35 miliardi. Oltre la metà dell’intero importo è riferibile alle regioni sottoposte a piani di rientro dai disavanzi sanitari".
 
E infine Giampaolino conclude: "Va ribadito che - oltre ai problemi legati alla corretta esposizione dei dati nei documenti contabili - non si tratta esclusivamente di debiti insoluti, in quanto è fisiologica la presenza di debiti non scaduti a fine anno e, quindi, registrati nel passivo dello stato patrimoniale. Va, peraltro, considerato che, con riguardo ai tempi di pagamento, la situazione delle regioni è fortemente diversificata. La Corte resta impegnata ad indagare per far maggiore luce su questo tema che si pone particolarmente rilevante e sensibile nel quadro generale della problematica della crescita economica del Paese".

13 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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