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Tagli ai punti di primo soccorso tra gli accreditati. Insorgono i sindaci della provincia di Napoli

di Ettore Mautone

In base alle previsioni del Piano ospedaliero da gennaio chiudono i punti di primo soccorso delle strutture accreditate più piccole. Restano nelle rete dell'emergenza solo Pineta Grande (Castelvolturno) e Villa dei Fiori (Acerra). Luca Capasso (sindaco di Ottaviano): “I cittadini dovranno rivolgersi ai PS degli Ospedali civili di Nola e Boscotrecase, già carichi di lavoro e con il rischio di ingolfarsi ulteriormente abbassando la qualità e la tempestività delle risposte”

03 DIC - In Campania gli unici pronto soccorso di strutture accreditate inseriti nella rete regionale dell’emergenza urgenza sono Villa Dei Fiori di Acerra e Pineta Grande di Castelvolturno. La prima dotata di Emodinamica, Utic, Chirurgia e medicina di urgenza, una rianimazione, Ortopedia, Pediatria e Neonatologia con la terapia intensiva neonatale e svariate altre discipline. Per complessità è numero di discipline il reparto di emergenza e urgenza di Pineta Grande è poi configurato in un Dea di I livello. Entrambe le strutture lamentano, tuttavia, la sottostima del budget assegnato per tali funzioni attive h 24 e ad alto costo di gestione.

Intanto tra le 50 Case di cura della rete della ospitalità privata accreditata campana (con più di 60 posti letto) esistono una serie di punti di primo soccorso che ora sono a rischio. Dal 1° gennaio infatti chiudono a Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano due centri di prima assistenza presso la Trusso di Ottaviano e la Santa Lucia di San Giuseppe Vesuviano. Ad annunciarlo è il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, che lancia l’allarme su quella parte del decreto regionale n. 42 del 31 maggio del 2018, adottato dal Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del Ssr. “Con la chiusura dei centri di prima assistenza i accreditati i cittadini dovranno rivolgersi, anche per piccoli traumi e casi meno gravi, ai pronto soccorso degli Ospedali civili di Nola e Boscotrecase, già carichi di lavoro e con il rischio di ingolfarsi ulteriormente abbassando la qualità e la tempestività delle risposte che, in qualsiasi pronto soccorso, sono condizioni per salvare la vita dei pazienti”.

Le due cliniche private sono un punto di riferimento importante per i tanti comuni satelliti della zona. “Inoltre – prosegue Capasso - sempre dal primo gennaio 2020, le Case di Cura non dovranno più sostenere i costi h24 dei servizi medici, infermieristici e diagnostici. Ciò significa che verranno inevitabilmente messi in discussione anche i livelli occupazionali in tali strutture, con un ulteriore danno per un territorio che già soffre fortemente della mancanza di posti di lavoro. Peraltro, la legislazione nazionale e regionale ha disciplinato la necessità di attivare i cosiddetti primi punti di intervento, ma allo stato non li ha ancora individuati”.

Il sindaco di Ottaviano ha scritto a De Luca, al ministro per la Salute Roberto Speranza, ai sindaci dei Comuni dell’Asl Napoli 3 Sud e ai vertici dell’azienda sanitaria, chiedendo un incontro urgente. “Chiedo a tutte le istituzioni di farsi carico della drammatica questione, prendendo in considerazione la possibilità di rinnovare le prestazioni di Prima Assistenza o di inserire le strutture nella rete del 118”.  
 
Intanto i consiglieri regionali di opposizione (Forza Italia) Flora Beneduce ed Ermanno Russo chiedono che il servizio di farmacia vada reso obbligatorio anche in tutte le strutture non pubbliche ma deputate al ricovero e alla cura. Nella seduta di Consiglio regionale di ieri hanno impegnato, attraverso una mozione votata all’unanimità dall’aula, il Presidente della Regione a modificare la delibera di giunta n. 7301 risalente al 2001 (che regolamenta l’impianto dei requisiti minimi per gli accreditamenti delle strutture sanitarie pubbliche e private). “Le case di cura e tutte le altre strutture con posti letto previste nel Piano ospedaliero del 2018 si dotino di un servizio ad hoc per la somministrazione interna di farmaci, con presenza adeguata e qualificata di farmacisti”, aggiungono. “Ai fini dell’appropriatezza e sicurezza nell’uso di medicinali e dispositivi medici si adottino gli stessi parametri che hanno reso obbligatorio il servizio di farmacia nelle strutture pubbliche”. “In Campania sono censite oltre 50 Case di cura con almeno 60 e fino a 250 posti letto. Un’utenza che merita la stessa garanzia di qualità del servizio prevista per il pubblico. In gioco c’è la salute dei cittadini. Serve un tavolo tecnico che si adoperi sin da subito per rendere omogenee, su tutto il territorio regionale, l’erogazione di farmaci nelle strutture deputate alla cura, siano esse pubbliche o meno”.

Ettore Mautone

03 dicembre 2019
© Riproduzione riservata

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