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Ospedale di Palmanova. Il sindaco Martines: “Svuotarlo è pure follia”

di Endrius Salvalaggio

Martines accusa la Regione di stare, piano piano, impoverendo la sanità della Bassa friulana per dare più smalto a quella della zona di Latisana. “Di fatto con la chiusura del punto nascite, sono stati chiusi a cascata i reparti di ginecologia e di pediatria. Considerato che l’idea del governo regionale è quello di ridurre il nosocomio di Palmanova ad una struttura ambulatoriale, ora c’è intenzione di chiudere altri reparti, uno fra questi è il reparto di emergenza-urgenza”, spiega il primo cittadino

13 DIC - “Svuotare l’ospedale di Palmanova, che tocca 3 aree geografiche importanti e conta un bacino di utenza di circa 80.000 persone è una pura follia”. Ad affermarlo il sindaco di Pordenone, Francesco Martines, che accusa la Regione di stare, piano piano, impoverendo la sanità della Bassa friulana per dare più smalto a quella della zona di Latisana che, sempre secondo il Sindaco, proprio per collocazione non sarà in grado di acquisire perché gli utenti già stanno andando a Udine.

L’ospedale di Palmanova un potenziale bacino d’utenza di circa 80.000 persone. La posizione baricentrica in cui si trova l’ospedale, che non è esclusiva alla bassa friulana, tocca il basso udinese, il cividalese e l’isontino. 

“Non dobbiamo parlare di colore politico ma di dati oggettivi. Il punto nascite di Latisana, che era stato chiuso per mancanza di nascite quest’anno è stato riaperto, mentre il punto nascite che era stato aperto a Palmanova perché possedeva i requisiti di cui DM 70, quest’anno viene chiuso dalla Regione; da qui la mia battaglia, tenendo sempre presente che i volumi di prestazioni creano sicurezza per i cittadini e per il personale sanitario”, spiega il primo cittadino.

Per Martines, “di fatto con la chiusura del punto nascite, sono stati chiusi a cascata i reparti di ginecologia e di pediatria. Considerato che l’idea del governo regionale è quello di ridurre il nosocomio di Palmanova ad una struttura ambulatoriale, ora c’è intenzione di chiudere altri reparti, uno fra questi è il reparto di emergenza-urgenza”.

Oltre a questa “guerra” fra territori, c’è il personale sanitario a risentirne e non sempre per una natura economica. “La chiusura dei reparti portano ad una programmazione di spostamenti tramite la mobilità fra nosocomi -  dice Natalino Giacomini della Fp Cgil di Udine –  e questo aspetto è stato affrontato e accordato fra i sindacati. La discussione vera non è stata sul passaggio fra Palmanova - Latisana, ma sui volumi di attività che, a domanda di tutti, che cosa creano? Creano sicurezza in termini di numeri delle prestazioni”.

Su questo versante ci sono diversi disappunti da parte degli operatori sanitari. Un esempio dei numeri annui potrebbero essere gli interventi chirurgici, piuttosto che i nati in un punto nascite. Calza a perfezione i 350 nati all’anno nell’Ospedale di Latisana, che tradotto in termini di nascite giornaliere, sono meno di un bambino al giorno. Ergo: “Un ginecologo, una ostetrica, un infermiere – spiega Giacomini - che fra turni di riposo e turni in cui non c’è una nascita, perché veda un parto, può passare anche un mese. In termini di sicurezza e rispetto del DM ‘70 se è vero che è il numero delle prestazioni a creare sicurezza, 350 nati sono veramente pochi, sia per il medico, che per l’infermiere che per la mamma e bambino”. Di fronte a questo problema sulla sicurezza, molto personale ha chiesto di andare via da Latisana.

Endrius Salvalaggio

13 dicembre 2019
© Riproduzione riservata

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