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L’Aquila a tre anni dal terremoto/1. Ospedale San Salvatore, recupero al rallentatore

di Ester Maragň

Il ritorno alla normalità continua ad essere una chimera per l’ospedale abruzzese colpito pesantemente dal sisma. La situazione è indiscutibilmente migliorata, ma la struttura continua a funzionare al 70% delle sue potenzialità. Come lo scorso anno. Parla il primario del reparto di malattie infettive

06 APR - La parola normalità è ancora assente dal vocabolario dei medici e degli infermieri che lavorano nell’ospedale simbolo del capoluogo abruzzese. A tre anni esatti dal sisma che ha colpito mortalmente L’Aquila, il recupero in toto della funzionalità del San Salvatore non è ancora compiuto.
Le tende sono ormai un ricordo, e non è poco. Le camere operatorie funzionano a pieno ritmo, Utic, cardiologia, pronto soccorso pediatrico, nefrologia, dialisi e malattie infettive lavorano a regime in reparti completamente ristrutturati.

Tuttavia la struttura prefabbricata del G8, sistemazione “nobile” ma pur sempre provvisoria, continua a ospitare l’otorino, l’oculistica, il maxillofacciale e l’ambulatorio dei trapianti. Solo il reparto di endoscopia è riuscito ad abbandonare l’ospedale da campo e a riconquistare un posto tra le mura dell’ospedale. Un obiettivo raggiunto anche dal centro trasfusionale che fino allo scorso anno era ancora nel container, dove al contrario continuano a lavorare gli anatomopatologi e i farmacisti.
 
Soprattutto l’ala della struttura abruzzese conosciuta dagli addetti ai lavori come “Delta 8”, sede del dipartimento chirurgico di rilevanza strategica per l’attività ospedaliera, che sarebbe dovuto tornare a regime già dagli inizi del 2011 come annunciato dalla direzione aziendale, è ancora al palo. O meglio, come ha spiegato a Quotidiano Sanità, Alessandro Grimaldi, direttore della Uoc Malattie infettive e segretario aziendale Anaao Assomed del San Salvatore, si sono appena concluse la gare di appalto che daranno il via alla sua ristrutturazione. Va peggio per il Delta medico: tutto è fermo.E così alcuni professionisti hanno iniziato a migrare verso altre strutture.

“Rispetto a un anno fa abbiamo compiuto ulteriori piccoli passi in avanti – ha spiegato Grimaldi – ma non ci sono stati progressi eclatanti. Tanti reparti sono stati tolti dai container, e a breve sia l’anatomia patologica sia la farmacia dovrebbero ritornare nella struttura, tuttavia solo adesso si sono completate le gare d’appalto per il Delta chirurgico, mentre quelle per il Delta medico si spera partano entro l’anno, ma a tutt’oggi nulla è stato fatto. Il recupero del Delta chirurgico consentirebbe un ritorno alla completa normalità. Inoltre se riconquistassimo anche il Delta medico, potremmo liberare spazi per riportare le strutture amministrative all’interno dell’ospedale. Ed anche recuperare soldi: l’amministrazione attualmente è in affitto in una palazzina lontana dal San Salvatore. Insomma – ha aggiunto – i lavori proseguono con troppa lentezza: abbiamo infatti recuperato solo il 70% delle potenzialità dell’ospedale”.
 
Le cause? Per Grimaldi sono ancora da imputare al fatto che i 47 milioni di euro ricavati dalla riscossione della polizza assicurativa stipulata dal San Salvatore prima del sisma sono stati risucchiati nel fondo indistinto della Asl de L’Aquila, Avezzano e Sulmona; e quelli del fondo nazionale per l’edilizia sanitaria, sui quali l’ospedale avrebbe dovuto fare affidamento, sono stati solo parzialmente spesi per ristrutturarlo.
“Continuo a essere convinto che per colpa di questa operazione abbiamo perso la grande occasione di riprogettare il nostro ospedale in maniera più razionale” ha aggiunto il segretario aziendale dell’Anaao Assomed. Basta pensare che le spese generali di manutenzione (riscaldamento luce ecc.) del San Salvatore pesano per circa 12 milioni l’anno. “Non solo – ha proseguito – potevamo realizzare un adeguamento termico adottando nuove tecnologie, come il solare: ogni anno il riscaldamento ci costa 5 mln di euro”.
 
Ma i medici non demordono. E hanno reagito riconquistando la mobilità attiva, fiore all’occhiello della struttura aquilana. Il San Salvatore, lo ricordiamo era, o meglio è, un ospedale Hub. Prima del sisma aveva la più alta mobilità attiva in Regione, il 48% di quella per i ricoveri ordinari e il 64% per i Day hospital, un altissimo peso medio dei ricoveri, intorno a 1,10, il più basso tasso di ricoveri inappropriati.
“A distanza di tre anni da una tragedia così importante – ha detto Grimaldi – abbiamo recuperato il ruolo leader di ospedale ad alta specialità con un’alta mobilità attiva extra Regione. Invece, ancora non abbiamo riconquistato la mobilità intra-regionale in quanto molti aquilani risiedono ancora in altre provincie e si rivolgono quindi alle Asl di pertinenza”
Concludendo, più che con ottimismo, si guarda al futuro con realismo. “Osserviamo i progressi giorno per giorno – ha concluso Grimaldi – soprattutto da parte dei giovani c’è la volontà di reagire. Per questo ci stiamo battendo affinché queste forze nuove, escano da una situazione di precariato, si stabilizzino e diventino il carburante per rilanciare il nostro ospedale”.
 
Ester Maragò
 


06 aprile 2012
© Riproduzione riservata

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