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Lombardia. La commissione non vota il Piano socio sanitario. Monti (Lega): “Dopo l'esperienza del covid, va aggiornato”


Il presidente della commissione Sanità evidenzia come “il contesto sia profondamente mutato” e sia necessario “procedere ad una riflessione complessiva sull'ambito sociosanitario”. Soddisfatto il Pd, che in una lettera aveva chiesto a Monti di fermare il Piano: “Per la prima volta, finalmente, la maggioranza leghista della Regione dà un segnale e ammette che qualcosa va cambiato”, afferma Girelli. Per Mammì (M5S) “più che un rinvio è una ufficiale abdicazione”.

03 GIU - La maggioranza di centrodestra della commissione Sanità della Lombardia ha deciso, stamani, di ritirare dalla votazione il Piano socio-sanitario regionale approvato a novembre dalla Giunta regionale. “Abbiamo deciso - spiega in una nota il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale della Lombardia, Emanuele Monti (Lega) - di rinviare la votazione perché il testo deve essere aggiornato alla luce dell'emergenza sanitaria che ha colpito la nostra regione negli ultimi mesi.

“Il contesto - afferma Monti - è stato infatti, come ben sappiamo, profondamente mutato dall'epidemia di Coronavirus, per cui dobbiamo procedere ad una riflessione complessiva sull'ambito sociosanitario. Inoltre, ad oggi manca ancora un quadro chiaro a livello nazionale: il Piano sociosanitario nazionale non è ancora stato approvato, quindi mancano indicazioni importanti che andranno recepite”.

Il presidente della commissione chiarisce anche che "il rinvio del voto è avvenuto in accordo con tutte le forze politiche in maniera trasversale” e che “oltretutto ad agosto di quest'anno la legge 23 compie esattamente cinque anni, ovvero il periodo di tempo stabilito per verificare il funzionamento della Riforma sanitaria”, dunque “approvare il testo prima di questa verifica non è la scelta più adeguata”. E aggiunge: “Abbiamo dovuto affrontare, come Lombardia, una crisi senza precedenti, adattando il nostro sistema sanitario all'emergenza. Stupiscono le affermazione degli esponenti dell'opposizione di Pd e Cinquestelle, anche se ormai, purtroppo, mi stupisce ben poco da parte loro. Cogliere ogni minima occasione per fare polemica sulla pelle dei lombardi è una forma di sciacallaggio politico che considero inaccettabile, ma che evidentemente è diventato il loro passatempo preferito”.
 
Soddisfazione da parte del Pd, che negli scorsi giorni aveva scritto a Monti per chiede di fermare il Piano e di sollecitare il presidente della Regione, Attilio Fontana, a una completa riscrittura del testo. Per il Pd stamani “la maggioranza di centrodestra ha deciso di ritirare dalla votazione il Piano socio-sanitario regionale scritto e approvato a novembre dalla giunta regionale, ammettendo nei fatti, per la prima volta, che la pandemia ha messo in luce limiti evidenti dell’impostazione della sanità lombarda”.
 
Per il capodelegazione Pd in commissione sanità della Regione Gian Antonio Girelli, “votare questo piano sarebbe stato uno schiaffo a tutte le vittime lombarde del Covid-19, non votarlo significa prendere atto dei problemi che ci sono stati e chiedere a Fontana e alla giunta di riscriverlo. È un fatto politico, non tecnico, perché per la prima volta, finalmente, la maggioranza leghista della Regione dà un segnale di ripensamento sul sistema sanitario lombardo. Per la prima volta ammette che qualcosa va cambiato. Sia chiaro, per noi il piano era inadeguato anche sei mesi fa, ma la pandemia è stata come un faro puntato sugli squilibri e sulle mancanze della sanità lombarda, oltre che sulle mancanze di chi la guida e governa. Ora il Piano socio-sanitario regionale dovrà essere riscritto e cambiato nel profondo e, insistiamo, andrà rivista la legge quadro della sanità lombarda.”

Per Gregorio Mammì, consigliere regionale del M5S Lombardia,  più che di rinvio si tratta di una “ufficiale abdicazione”. “Prendiamo atto della decisione della maggioranza di non votare il Piano Socio Sanitario. Restano però molti interrogativi su come verranno recepite le disposizioni Nazionali che riformano la medicina territoriale e il rapporto tra medicina ospedaliera e medicina territoriale”, afferma in una nota.

Per Mammì “il piano sociosanitario che ci veniva proposto risultava privo dei contenuti minimi per una revisione globale dell’assetto sanitario di Regione Lombardia. Non parlerei quindi di un rinvio ma di una ufficiale  abdicazione: il piano è formalmente collegato alla legge sanitaria Lombarda e deve essere totalmente ridiscusso insieme alla sua legge di riferimento”.

Per Mammì “il Consiglio Regionale attraverso la Commissione competente dovrebbe finalmente intraprendere il percorso di revisione della Legge sanitaria lombarda, e successivamente ampliare l'offerta di servizi sanitari pubblici e medicina territoriale ridimensionando il rapporto tra pubblico e privato. Lo dobbiamo ai cittadini lombardi”.

03 giugno 2020
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