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Accordo Regione-Farmacie. Smi in rivolta: “Presa in carico è un atto di competenza esclusiva del medico”


L'accordo prevede, tra le altre cose, la sperimentazione del servizio in farmacia relativo al monitoraggio dell'aderenza alla terapia farmacologica nel paziente con Bpco, prevedendo anche prestazioni di telemedicina. Marini: “Siamo pienamente consapevoli della lodevole intenzione della Regione di affrontare il grave tema della cronicità” ma "la telemedicina è legata al rapporto medico-paziente”. “Sono le altre figure che devono collaborare con il mmg, non il contrario”, mette in chiaro lo Smi.

08 LUG - Contrarietà dello Smi Toscana allo schema di accordo sperimentale siglato dalla Regione e dalle organizzazioni di Farmacisti per la gestione, da parte dei farmacisti, dei servizi ai pazienti cronici, agli anziani fragili e affetti di bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva). “L’accordo prevederebbe la presa in carico di tali pazienti con relativo monitoraggio terapeutico in collaborazione coi medici di famiglia e gli specialisti per l'aumento dell'aderenza terapeutica, con la presa in carico di esami diagnostici e la assistenza domiciliare in collaborazione con infermieri e caregiver" e con l'utilizzo della telemedicina per consentire la possibilità di completare i percorsi di diagnosi e cura. Siamo pienamente consapevoli della lodevole intenzione della Regione di affrontare il grave tema della cronicità esploso in tutta la sua criticità nel periodo più acuto della pandemia, ma questo accordo è completamente sbagliato nel metodo e nel merito, nei termini usati e nei fatti di conseguenza espressi”, dichiara in una nota Nicola Marini, segretario regionale del SMI Toscana.

“La nostra contrarietà - argomenta - è dovuta al fatto che la presa in carico dei pazienti è un atto di competenza esclusiva del medico in quanto riguarda modalità di intervento diagnostico-terapeutico inquadrato in modo preciso dal Codice Deontologico, dalle leggi e dalla prassi”.

“La telemedicina - prosegue Marini - è legata al rapporto medico-paziente in quanto in grado di fornire in particolari casi di necessità, come nella pandemia da Covid19, prestazioni sanitarie a distanza, utilizzando l'evoluzione tecnologica. Questa, tuttavia, non deve mai sostituire integralmente la clinica fatta di esame obbiettivo e rapporto diretto, col paziente "in presenza",ancor più necessario con i malati cronici e gli anziani in condizioni di fragilità che in  molti casi non  sono ancora in grado di utilizzare correttamente le metodiche di comunicazione, anche per la mancanza di un set tecnologico minimo atto a garantire l'effettive realizzazione di una visita a distanza”.

“Gestione del rischio clinico, responsabilità sanitaria, trattamento dei dati sono i tre elementi che impongono alla Regione Toscana di deliberare scelte di  soluzioni operative dentro un quadro definito di una normativa per la telemedicina che offra garanzie reali di proporzionalità, appropriatezza, efficacia e sicurezza nel rispetto dei diritti della persona, come stabilito dall'art.78 del Codice Deontologico professionale, tanto più indispensabile per la mancanza di una normativa nazionale di riferimento”, spiega ancora il sindacalista. “Tutto questo non è stato fatto, dalla Regione  Toscana , neanche per la professione medica ma si è preferita  la fuga in avanti  con la telemedicina del farmacista, con prerogative pesanti ed al di fuori della loro valida ma specifica competenza professionale, con le stesse criticità tecniche e con evidenti responsabilità legali e professionali”.

Lo SMI Toscana chiede che la Regione “normi al più presto modalità, limiti ed articolazioni operative per rendere applicabili in sicurezza, per i medici, per tutte le professioni sanitarie e per i cittadini questa innovazione tecnologica, prevista dalla risoluzione Commissione UE 689/2008 , seguendo le linee di indirizzo indicate dal Consiglio Superiore di Sanità del 10 Luglio 2012. Nel merito della gestione della cronicità che costituisce la vera sfida del nostro Sistema Sanitario, lo SMI Toscana propone alla Regione di dare finalmente applicazione al Piano Nazionale della Cronicità, approvato da anni, promuovendo in ogni azienda, in modo omogeneo, team multiprofessionali inclusivi di tutte le figure professionali sanitarie ed operative presenti nel Piano, inclusi ovviamente i farmacisti, ma coordinati e controllati dal medico di famiglia, vero perno del sistema della medicina di prossimità, garanzia di un'ottimale continuità delle cure per la perfetta conoscenza del proprio paziente e le precise norme che ne riconoscono la piena responsabilità di assistenza e cura”.

Per SMI Toscana “la forma è garanzia di sostanza. Si devono quindi rovesciare i termini : sono le altre figure che devono collaborare con il MMG, non il contrario! La telemedicina deve essere riservata ai Medici di Medicina Generale ed ai Pediatri di libera scelta; per tutti gli altri, farmacisti inclusi, si deve parlare correttamente di trasmissione telematica dei dati, utilizzando una piattaforma informatica esclusivamente pubblica con garanzia della privacy e nel più rigoroso rispetto del segreto professionale”.

Per queste motivazioni il Sindacato dei Medici Italiani chiede alla Regione Toscana “una revisione radicale dell'accordo prima della sottoscrizione definitiva, nei suoi termini e nelle sue modalità attuative”. SMI Toscana auspica, infine che, “in futuro, decisioni di questa natura che coinvolgono aspetti deontologici e realtà assistenziali complesse vengano condivise, in tutte le singole fasi, con le rappresentanze istituzionali dei medici  che lavorano sul campo”.

08 luglio 2020
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