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Pisa. Rischio contagio, il nido comunale non ammette i figli dei sanitari. Ma la colpa starebbe in lacuna nel decreto del Ministero


Il decreto del 3 agosto prevede, al punto 10, che i bambini non possano accedere al nido se i genitori hanno avuto contatti con persone positive al coronavirus nei precedenti 14 giorni. Emerso il problema, l’amministrazione avrebbe pensato di far firmare ai genitori che sono operatori sanitari una dichiarazione che attesti che sul lavoro hanno sempre usato tutti dispositivi di protezione previsti dalla legge per evitare il contagio. Sulla vicenda era intervenuto anche il presidente Rossi: "Saremmo davvero uno strano e pericoloso paese che in poche settimane trasforma gli eroi in untori”.

09 SET - Al nido comunale “I Passi" di Pisa non avrebbero fatto altro che applicare il decreto del Ministero dell’Istruzione 80 del 3 agosto, ma sono stati accusati di ignoranza e discriminazione nei confronti dei medici e del personale sanitario impegnato nella lotta al covid. Il decreto, al punto 10, prevede infatti che per accedere al nido, i bambini, genitori o adulti accompagnatori, “non devono essere stati a contatto con persone positive, per quanto di propria conoscenza, negli ultimi 14 giorni”. Una condizione che, nei fatti, non permettebbe ai figli dei medici di frequentare il nido. La questione, raccontata da Il Tirreno, è stata sollevata da una madre medico che, al momento di compilare la modulistica necessaria per l'accesso del figlio a scuola, non ha potuto sottoscrivere quella dichiarazione.

Una situazione che ha creato tensioni e acceso la polemica. Da Facebook anche il presidente della Regione, Enrico Rossi, è intervenuto: “Non posso credere che questa sia un’iniziativa del Comune di Pisa, guidato dalla destra, e spero che il sindaco smentisca e si attivi subito per riparare”, si legge nel commento di Rossi. Che aggiunge: “In questa decisione di fare stare a casa i figli degli operatori sanitari per paura del contagio, all’’odioso aspetto discriminatorio, c’è pure una abissale ignoranza della realtà. Infatti, la comunità sanitaria è misurata e pesata continuante per positività covid 19 e risulta meno siero positiva della comunità “laica” di riferimento nel territorio. Senza se e senza ma, i figli dei sanitari siano accolti subito ai nidi. Non voglio ancora crederci: saremmo davvero uno strano e pericoloso paese che in poche settimane trasforma gli eroi in untori. Da dove è uscita una cultura tanto egoistica, ignorante e discriminatoria?”, conclude il governatore.
 

Ma dal Comune è quindi arrivata la spiegazione, relativa a quanto scritto nel decreto ministeriale, e anche la possibile soluzione: “Con un'integrazione il problema sarebbe stato superato: ovvero dichiarando che sul lavoro si adottano sempre tutti i dispositivi di protezione previsti dalla legge”, spiega l'assessore pisano alle politiche educative, Sandra Munno. "Tuttavia - evidenzia l’assessore - quel decreto presenta una lacuna normativa grave che lascia agli operatori in prima linea l'onere di trovare una soluzione ed è tanto più grave se si pensa che il documento di indirizzo ministeriale è stato adottato dopo avere acquisito tutto le consulenze necessarie da un comitato tecnico scientifico composto da soli medici e che avrebbe dunque dovuto prevedere anche quanto accaduto a Pisa", conclude l'assessore.

09 settembre 2020
© Riproduzione riservata

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