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Gli Ordini dei medici calabresi scrivono a Lorefice: “Il commissariamento non è la soluzione. Ma, se inevitabile, va ripensato come task force di esperti, scelti anche tra quelli operanti in Calabria”


I medici calabresi hanno messo a punto un documento, sollecitato dalla stessa presidente della commissione Affari Sociali della Camera, dove sottolineano come sia “palesemente evidente che ad essere inadatto è l’approccio generale posto a base del commissariamento” con il modello del “commissario-uomo solo al comando”. IL DOCUMENTO

20 NOV - Il commissariamento in Calabria è stato un totale fallimento. Ma la Calabria non è pronta al “ritorno della politica e dell’amministrazione sanitaria nelle mani dei rappresentati eletti dal popolo”, per quanto questa sarebbe “la via maestra”. Se da una parte occorre evitare il “commissario-uomo solo al comando”, allora è necessario mettere in campo una vera e propria "task force, reclutata tra le migliori competenze disponibili nel paese, che agisca in fretta, in perfetta autonomia dai condizionamenti politici; che sia capace di svolgere la sua funzione unicamente per l’interesse comune, senza favorire nessuna delle parti che competeranno nella imminente contesa elettorale regionale”.
 
Un gruppo di lavoro “dotato dell'autorevolezza e della capacità operativa economica necessaria, composta da un esperto molto qualificato in ambito gestionale, affiancato da una o più figure sanitarie di provata esperienza sul campo, operanti in Calabria, che abbiano esatta cognizione delle reali esigenze del settore sanitario sia pubblico che privato della nostra Regione, al fine di avviare ed impostare un autentico risanamento della nostra Sanità”.
 
È questa, in sintesi, l’opinione dei Presidenti degli Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri delle province calabresi sul Disegno di Legge di conversione del Decreto-Legge n. 150 del 2020 recante “Misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria” e depositato alla Camera. Tutto scritto nero su bianco su un documento inviato a Marialucia Lorefice, Presidente della XII Commissione Affari Sociali, che “ne aveva fatta esplicita richiesta”, riferiscono gli stessi presidenti.

I presidenti non vogliono ignorare "quanto di buono c’è stato nell’intenzione di vari governi italiani di contrastare l’infiltrazione mafiosa nella sanità calabrese, tendando di contrastare anche l’eccessivo indebitamento del settore, puntando al suo risanamento economico”. Ma evidenziano come “alla prova dei fatti, però, la prevalenza della prospettiva antimafia e di quella ragionieristica sugli aspetti più stringenti la “questione sanitaria”, seppur condivisibile sul piano delle rispettive rilevanze correlate, hanno determinato il fallimento su tutti e tre i fronti, come confermano i commissariamenti di alcune ASP, le inchieste e i processi in corso, oltre che il bilancio sanitario ancora pesantemente in rosso”.

Ed è dunque “oramai palesemente evidente - secondo i presidenti Omceo - che ad essere inadatto è l’approccio generale posto a base del commissariamento. Un approccio che ha portato a elaborare e ripetere, senza mai confrontarsi con i riscontri negativi provenienti dalla realtà oggettiva, il metodo della nomina di un plenipotenziario del Governo e del Ministro della Salute di turno, al quale affidare un mandato ispirato da una visione unilaterale e comunque ristretta, rispetto alla complessità del problema. Una visione supportata da una sorta di parola d’ordine ostativa al confronto con le rappresentanze professionali del mondo della sanità, che per le proprie competenze, visione e consapevolezza vissuta sul campo delle criticità, avrebbero potuto e potrebbero offrire un responsabile e competente contributo di idee e soluzioni”. 

Per gli Omceo Calabresi “Il modello del commissario-uomo solo al comando è sbagliato perché non tiene nel debito conto gli aspetti e le conoscenze di natura costituzionale, organizzativa, strutturale, manageriale, professionale che, insieme alla rigorosa e intransigente applicazione dei principi di legalità e di trasparenza amministrativa, sono fondamentali per gestire e ripianare il deficit, con un rinnovamento vero e senza retorica del complesso mondo della sanità pubblica e privata in Calabria”.

“La via maestra - secondo i presidenti degli Ordini regionali dei medici - sarà il ritorno della politica e dell’amministrazione sanitaria nelle mani dei rappresentati eletti dal popolo sovrano nell’assemblea regionale”. Tuttavia, “questa via non appare ancora perseguibile, sia per la fase difficile di transizione che la regione sta vivendo dopo la prematura scomparsa della Governatrice eletta in gennaio, ma anche a causa della più che evidente storica “conflittualità” tra struttura commissariale e compagine politica regionale, che nel braccio di ferro, quando più e quando meno, comunque, esercitato, ha inevitabilmente determinato ulteriori ritardi ed, a volte, omissioni, che, in alcune circostanze, si sono tinte di giallo”.

Da escludere, comunque, l’idea di un altro commissario che va sostituito, secondo gli Omceo calabresi, con “una vera e propria task force, reclutata tra le migliori competenze disponibili nel paese, che agisca in fretta, in perfetta autonomia dai condizionamenti politici; che sia capace di svolgere la sua funzione unicamente per l’interesse comune, senza favorire nessuna delle parti che competeranno nella imminente contesa elettorale regionale. Un gruppo di lavoro dotato dell'autorevolezza e della capacità operativa economica necessaria, composta da un esperto molto qualificato in ambito gestionale, affiancato da una o più figure sanitarie di provata esperienza sul campo, operanti in Calabria, che abbiano esatta cognizione delle reali esigenze del settore sanitario sia pubblico che privato della nostra Regione, al fine di avviare ed impostare un autentico risanamento della nostra Sanità”.

“Sarebbe questa una soluzione di buon senso”, sostengono gli Omceo che chiedono di dire “basta con le soluzioni di comodo e facciata”.

20 novembre 2020
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