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Covid. In Piemonte le scuole medie restano in Dad. Omceo Torino d’accordo: “E non si aprano centri commerciali e impianti sciistici”


La Regione ha visto allentare le restrizioni essendo passata da “zona rossa” a “zona arancione”. Ma la Regione ha deciso di mantenere la didattica a distanza per il secondo e terzo anno delle scuole medie, trovando l’appoggio dell’Omceo Torino: “Comprendendo le difficoltà per ragazzi, famiglie e insegnanti, ma è una misura che può consentire di limitare la diffusione dei contagi”, sostiene l’Ordine dei medici che chiede il massimo delle restrizioni anche per negozio e impianti sciistici: “Le immagini dell’ultimo fine settimana non sono confortanti”.

30 NOV - “Per la ripresa dell’attività didattica, si ritiene che possa essere ragionevole ipotizzare che il mantenimento delle didattica a distanza anche del secondo e terzo anno di frequenza della scuola secondaria di primo grado possa considerarsi una scelta prudenziale, secondo un principio di precauzione, in considerazione di un possibile maggiore rischio epidemiologico relativo alle prossime festività natalizie, considerato anche il contributo significativo che tale misura ha dato nell’inversione di tendenza del trend epidemico e alla luce dell’attuale base di rischio di infezione. Tali misure prudenziali e precauzionali, in particolari quelle relative alla scuola secondaria di primo grado, sono da considerarsi come necessarie al fine di salvaguardare il comune obiettivo di un ritorno in presenza a scuola a partire dal prossimo mese di gennaio”.
 
Ad annunciarlo, in una nota, La task force di epidemiologi ed esperti della Regione Piemonte (Giuseppe Costa, Paolo Vineis, Lorenzo Richiardi, Carlo Di Pietrantonj e Chiara Pasqualini, accanto a Ferruccio Fazio e Giovanni Di Perri), che chiarisce il perché della scelta del Piemonte di mantenere la didattica a distanza anche per le seconde e terze classi delle scuole secondarie di primo grado.

La decisione conferma una misura che nelle “zone arancioni” è già prevista dal Governo per le scuole superiori, estendendola anche alle ultime classi della scuola media.

“È una scelta dolorosa, ma necessaria - sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Riaprire la scuola non è una priorità: è la priorità. Proprio per questo è fondamentale farlo in sicurezza, per non rischiare di dover richiudere fra un mese. Il Piemonte ha predisposto un piano sui trasporti e gli orari che credo sarebbe opportuno adottare a livello nazionale, se veramente si vuole garantire la scuola in presenza. Perché ripartire senza cambiare le condizioni dei trasporti scolastici e senza scaglionare gli orari di ingresso a scuola, in modo da consentire più turni dei mezzi pubblici che viaggiano al 50%, significa esporre al rischio molto concreto di un nuovo stop fra un mese, che sarebbe ancora più deleterio a ridosso degli esami di terza media e di maturità. Senza considerare l’impatto in prossimità delle feste: escludendo il ponte dell’Immacolata e le vacanze di Natale, ci sono circa 15 giorni di scuola effettivi da qui all’Epifania. Due settimane in cui i ragazzi rischiano concretamente di tornare a contagiarsi nel pre e post scuola, portando poi il virus in famiglia proprio nel momento in cui si trascorrono giornate di festa con i propri parenti, a cominciare dai nonni”.

Secondo la Regione Piemonte, a giustificare la decisione sono gli stesi numeri: “Dall’apertura dell’anno scolastico - spiega la nota della Regione - il contagio in età scolare ha avuto un rapido incremento che ha toccato il picco massimo a fine ottobre, con una crescita che è stata esponenziale in particolare dagli 11 ai 18 anni e più graduale e contenuta fino ai 10 anni. Dall’introduzione della didattica a distanza la curva ha invertito la tendenza, evidenziando l’inizio di una fase in discesa. In particolare dal 26 ottobre (data di inizio della didattica a distanza alle superiori) al 22 novembre (settimana del Report che ha portato il Piemonte in zona arancione) i casi di positività nelle fasce 11-13 e 14-18 anni si sono dimezzati, passando da 483 a 218 (ogni 100 mila) nella età scolare delle medie e da 570 a 297 in quella legata alle scuole superiori”.

La decisione della Regione ha portato polemiche e proteste, anche da parte degli studenti. Ma ha trovato l'appoggio dell'Omceo Torino: “Condividiamo la decisione della Regione di mantenere la didattica a distanza per il secondo e terzo anno delle scuole medie, pur comprendendo le difficoltà che una simile scelta può comportare per le famiglie e per gli insegnanti. È una misura che può consentire di limitare la diffusione dei contagi, come hanno sottolineato nei giorni scorsi i colleghi epidemiologi che hanno esaminato il problema”, dichiara il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, Guido Giustetto, a proposito del provvedimento adottato dalla Regione in corrispondenza con il passaggio del Piemonte alla “zona arancione”.

Per Giustesso, però, occorre essere più restrittivi anche in altri ambiti “per non vanificare i sacrifici chiesti al mondo della scuola e alle famiglie. Purtroppo, vista l’estrema difficoltà di rispettare il distanziamento e le misure di precauzione previste, crediamo sia necessario mantenere chiusi nel periodo natalizio tutti i luoghi a rischio assembramento, come i centri commerciali nei weekend o gli impianti sciistici, anche qualora le indicazioni nazionali permettessero una riapertura. In questo senso, le immagini dell’ultimo fine settimana non sono confortanti”, conclude il presidente dell'Omceo Torino.

30 novembre 2020
© Riproduzione riservata

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