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Rsa. Nursing Up a Zaia: “Le ore di straordinario non sono la soluzione. Bisogna ridare dignità al lavoro infermieristico”

di Endrius Salvalaggio

Il sindacato interviene dopo l’appello del governatore agli infermieri del Ssr affinché prestino servizio di volontariato retribuito (35 euro all’ora) nelle Case di riposo. Ma per il Nursing Up “queste formule sono inutili e discriminatorie. Non si può pagare 35 euro/h lordi ad un infermiere pubblico quando un altro infermiere che lavora nella medesima struttura percepisce 10/12 euro solo perché assunto da una cooperativa. Servono politiche strutturali e ridare dignità al lavoro infermieristico”.

10 DIC - Dopo l’appello del governatore Luca Zaia rivolto agli infermieri del sistema sanitario Veneto a prestare servizio straordinario nelle case di riposo della regione, il sindacato degli infermieri - Nursing Up interviene per prendere posizione e ricordare al governatore che l’attività ordinaria dell’infermiere è fatta di turni durissimi, in uno dei momenti più difficili della sanità regionale veneta. Ma la questione, secondo il Nursing Up, va oltre la stanchezza e l’attuale emergenza. Il problema di fondo è sta nella necessità, secondo il sindacato, di soluzioni strutturali del personale, che devono passare anche dalla valorizzazione del lavoro infermieristico.

“Può non sembrare un problema – spiega Guerrino Silvestrini di Nursing Up Veneto – ma pagare 35 €/h lordi un infermiere pubblico quando uno stesso infermiere che lavora nella medesima struttura percepisce 10/12 €/h solo perché assunto da una cooperativa non è una cosa corretta. Così come non mi sembra auspicabile pagare 35 €/h un infermiere che va in aiuto in una di queste strutture e poi offrirne 50 €/h agli stessi infermieri che eseguono i tamponi”.

“Fare assistenza ai malati – sottolinea Silvestrini -  non è meno professionale che fare tamponi, come fare assistenza agli anziani non è meno professionale che svolgere assistenza in una Ulss. L’infermiere che fa l’uno può fare anche l’altro. Inoltre soluzioni temporanee come le chiamate su base volontaria, sono adottate per colmare un bisogno momentaneo senza affrontare e risolvere il vero problema che è dato dalla carenza strutturale del personale”.

Certamente, le case di riposo in Veneto in questo momento sono in grosso affanno. Secondo le ultime stime, se si considera un rapporto operatore/paziente di 1:10, servirebbero oltre 3.500 infermieri su un bacino attualmente di poco più di 2.000 unità. Le adesioni alla manifestazione di interesse, che anche a fronte l’appello del governatore Zaia resta di alcune decine, sono comunque molto inferiore alle necessità. Il problema delle carenze di personale in queste strutture resta ancora una volta irrisolto, come resta ancora alta la probabilità di contagio presso queste strutture rispetto alle Ulss; trattasi di un altro punto dolente, secondo il sindacato degli infermieri, che ha disincentivato il personale infermieristico ad aderire alla chiamata da parte della Regione Veneto.

“Dopo anni di soli tagli, con l’emergenza Covid, tutti i nodi sono venuti al pettine. Basta creare discriminazione tra pubblico e privato, basta creare infermieri di serie A e di serie B. Il rimedio per risolvere il problema sulla carenza del personale sanitario rimane uno: bisogna ridare dignità al lavoro infermieristico rivedendo gli organici, aumentando stabilmente le retribuzioni degli infermieri e di conseguenza di tutto il personale sanitario e socio sanitario operante nelle varie strutture”, conclude il sindacato degli infermieri.

Endrius Salvalaggio

10 dicembre 2020
© Riproduzione riservata

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