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Covid. Crollo tamponi e personale non vaccinato. Bigon (PD): “Così rischiamo una nuova ondata”


La vicepresidente della commissione Sanità e consigliera regionale lancia l’appello dopo che il monitoraggio della Fondazione Gimbe ha posto il Veneto sia al penultimo posto in Italia per persone testate: 56 al giorno ogni 100mila abitanti contro i 120 della media nazionale. “Il tracciamento è fondamentale per ridurre il pericolo di una nuova ondata”. Chiesti i dati Ulss per Ulss del personale sanitario non vaccinato: “La legge va rispettata per tutelare i pazienti”.

22 GIU - “Il tracciamento non può essere accantonato, nonostante la campagna vaccinale e i dati positivi sul contenimento della pandemia, specialmente sul fronte ospedaliero. È fondamentale continuare a effettuare tamponi per ridurre il pericolo di una nuova ondata legata alle varianti, a cominciare dalla ‘Delta’ già presente in Veneto”. L’appello arriva da Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione Sanità e consigliera regionale del Partito Democratico a proposito del monitoraggio della Fondazione Gimbe che mostra un crollo dei tamponi, con il Veneto terzultimo in Italia nel periodo compreso tra il 12 maggio e il 1 giugno, per media giornaliera di persone persone testate: 56 ogni 100mila abitanti, ben al di sotto della media nazionale che è 120 (vedi tabella a fondo pagina).

“L’attività di tracciamento - ribadisce Bigon - deve proseguire in modo accurato e costante: abbiamo visto cosa è successo con la seconda ondata, quando è saltato. Oggi registriamo pochissimi contagi, ma questo dato rischia di essere ‘alterato’ dallo scarso numero di tamponi. Zaia ha annunciato ‘l’artiglieria pesante per l’autunno’, ma dobbiamo insistere anche nei mesi estivi. Test e vaccini devono andare di pari passo: fin quando non avremo raggiunto l’immunità di gregge è impensabile abbassare la soglia di attenzione”.
 
La consigliera Dem punta poi il dito contro gli operatori sanitari non vaccinati. Tanto più per la loro vicinanza ai pazienti fragili.“Ad oggi non sappiamo quanti siano medici, ospedalieri o di medicina generale, pediatri, infermieri e operatori sociosanitari non ancora vaccinati. Ho chiesto al dottor Flor, direttore dell’Area sanità e sociale della Regione, i numeri scorporati per categoria e per singola Ulss, mi auguro che a breve scattino i provvedimenti disciplinari per chi rifiuta senza un valido motivo. Esiste una legge, in vigore ormai da aprile va fatta rispettare: di mezzo c’è la salute pubblica”, afferma Bigon.

“Gli ultimi dati diffusi dalla Regione, circa un mese - prosegue la nota della Consigliera -, fa mostravano come un sanitario su dieci non fosse ancora immunizzato: 6312 su 60203, troppi per pensare a una incompatibilità con il vaccino per motivi di salute. È una cifra elevata e la situazione non sembra molto migliorata, se è vero che solo nelle due Ulss della provincia di Vicenza sono state inviate ben 4mila lettere a medici e infermieri no Vax”.

“Non possiamo rischiare nuovi focolai, magari a danno di soggetti particolarmente fragili - conclude Bigon -: il personale sanitario che continua a rifiutare il siero va destinato ad altri compiti che non prevedano il contatto con i pazienti e, se non è possibile, deve essere sospeso dal lavoro”.
 


22 giugno 2021
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