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Ordine medici Lazio. Pronto soccorso, è ancora allarme rosso


Aumenta il tempo di permanenza media con gravi conseguenzeper la qualità delle cure in emergenza. Il sovraffollamento condiziona la tempestività delle cure, i livelli di morbilità/mortalità, e aumenta la possibilità di errori sanitari. A lanciare l’allarme i camici bianchi all’Ordine dei medici di Roma

28 GIU - Gli accessi ai Pronto soccorso, dal 2000 al 2011, sono rimasti sostanzialmente invariati: da 1 milione e 974mila a 2milioni e 37mila. Ma dal 2009 al 2011 sono leggermente diminuiti: da 2milioni e 135 mila sono passati a poco più di 2 milioni e 38mila. È però cresciuta la permanenza media nei Ps da 3,5 ore a 4,5. Un tempo che potrebbe essere sottostimato in quanto nel computo sono stati considerati tutti i codici, anche i bianchi
E ancora, con il Piano di riorganizzazione delle rete ospedaliera, dal 2010 al 2011 c’è stato un taglio di oltre 2.800 posti letto. Ma se guardiamo alla disponibilità di posti letto che il Lazio aveva nel 2000 si scopre che a distanza di dieci anni ne sono stati tagliati più di 6.500. Peccato che in questo arco di tempo la popolazione residente nel Lazio è aumentata di 657mila anime. Cifre che potrebbero essere sottostimate dal Piano di riordino del Lazio: mancano all’appello circa 200mila cittadini. Tirando le somme, alla fine dell’anno, considerando un tasso di 3/1000 Pl per le acuzie e 0,5 per la riabilitazione, i posti letto attesi potrebbero essere 20.650: ben 1320 i meno rispetto agli attuali, e teorici, 21.970 pl previsti dalla legge (Decreto 80).
La conseguenza di questo scenario? Pronto soccorso sovraffollati e allo stremo, con ricadute pesantissime per l’assistenza ai cittadini. Uno scenario da allarme rosso denunciato con forza, negli ultimi mesi, proprio dai camici bianchi impegnati ogni giorno a destreggiarsi tra organici ridotti all’osso, scarsità di posti letto e una richiesta di assistenza alla quale non posso dare risposte.
A fare il punto della situazione nei pronto soccorso della regione, l’Ordine dei medici di Roma che ha organizzato un incontro ad hoc al quale hanno partecipato rappresentanti del parlamento, e nel quale ha brillato l’assenza di quelli regionali.
 
 “Quello dei pronto soccorso – ha detto il presidente Omceo, Roberto Lala – è un tema caldo e sentito da tutti, che l’Ordine dei medici percepisce come forte, per questo oltre dopo aver iniziato un tour nei pronto soccorso , abbiamo voluto organizzare questo incontro, per fotografare lo stato dell’arte e capire come agire. I problemi di sovraffollamento proseguono e si sta creando una situazione di grave conflittualità, con pazienti che aggrediscono i medici perché comprensibilmente esasperati. Speriamo quindi che la politica ascolti i nostri suggerimenti”.
 
“Nel Lazio – ha detto Massimo Magnanti, consigliere dell’Ordine dei medici – la situazione è drammatica: sovraffollamento, permanenza in barelle e blocco conseguenziale delle ambulanze che è stato quantificato fino a 200mila ore. Le cause del sovraffollamento? La prima è il boarding o access block, cioè lo stazionamento dei pazienti da ricoverare nell’ambito del dipartimento di emergenza/PS per un tempo superiore alle 6-8h per la mancanza di una appropriata possibilità di collocazione ospedaliera. E le conseguenze del boarding sono un allungamento dei tempi di attesa per la visita, un maggior tasso di abbandono delle cure, un aumento dei tempi di permanenza in ospedale che costituisce la principale minaccia per la qualità delle cure in emergenza, condizionando la tempestività delle cure,i livelli di morbilità/mortalità, la possibilità di errori sanitari”.
Inoltre sui 2.461 posti letto per acuti delle case di cura accreditate , di cui 692 con Ps e 1.769 senza, non c’è alcun controllo su chi si ricovera e perché.
 
Insomma uno scenario a tinte fosche che fa collezionare al Lazio record decisamente negativi, ha spiegato Magnanti: “massimo numero di pazienti in attesa contemporaneamente in un singolo Dea in un singolo giorno, 81 e massima attesa del posto per un singolo paziente 15 giorni, naturalmente sempre in barella. Inoltre gli studi internazionali ci dicono che mediamente circa il 40% e più del tempo di lavoro delle equipe di emergenza è speso nella gestione dei pazienti in attesa di un posto letto”.
 
Come uscire dall’impasse? Per Magnantile le soluzioni sono: l’istituzione di un piano regionale boarding, una direzione Regionale per l’emergenza-urgenza, la verifica urgente dei posti letto attivi regionali reali. L’adeguamento al decreto 80, l’attivazione di bed management in tutti i presidi ospedalieri. E ancora, la gestione dei ricoveri per acuti in ambito convenzionato e il rafforzamento presidi post letto per acuti.

28 giugno 2012
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