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Sanità Day. Intersindacale: "Grande successo della giornata in difesa del Ssn"


In tutti i capoluoghi di Regione si sono svolte ieri conferenze stampa e assemblee in occasione della giornata di protesta indetta dalle organizzazioni sindacali dei medici e della dirigenza del Ssn per dire "No a una sanità pubblica povera per i poveri". Ecco i primi resoconti dalle Regioni.

29 GIU - Porre all’attenzione di tutti la crisi della sanità pubblica, "stretta tra de-finanziamento, spending review, fuga della Politica, minaccia di cambiare pelle al nostro servizio sanitario pubblico e nazionale che rappresenta un valore fondamentale per il Paese”. Questo l'obiettivo del Sanità Day, la giornata di protesta promossa ieri dalle organizzazioni sindacali dei medici, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici, professionali ed amministrativi dipendenti e convenzionati con il Servizio sanitario nazionale e della ospedalità privata. Un evento che ha registrato "un grande successo", affermano i vertici nazionali dell'intersindacale.

Ecco una prima rassegna di comunicati dalle organizzazioni intersindacali regionali diffusi in occasione delle conferenze stampa e assemblee svolte ieri a livello locale nell'ambito del Sanità Day.

PIEMONTE
“Nella situazione drammatica che il Paese attraversa, le Organizzazioni Sindacali della Dirigenza Medica e Sanitaria della Regione Piemonte, constatano un costante peggioramento delle condizioni del nostro Sistema Sanitario Nazionale. I tagli lineari delle leggi finanziarie e il piano di rientro a cui è sottoposta la Regione Piemonte comportano carenze di personale gravi, difficoltà a usufruire dei giorni di ferie, allungamento dei tempi di attesa e sfiducia crescente da parte degli operatori.
La totale mancanza di comunicazione da parte dell’Assessorato nei confronti delle Organizzazioni Sindacali di categoria (ultima riunione a ottobre 2011, inconcludente, sulla mobilità) evidenzia lo scarso livello di propositività e di disponibilità al confronto. Ora che il Piano Sanitario è stato approvato e i nuovi Direttori Generali si sono insediati ci aspetteremmo un segnale di disponibilità per una proficua collaborazione e non un continuo stillicidio di dichiarazione ai media sulla necessità di altri sacrifici.
Non c’è alcun futuro per la Sanità Pubblica se si continuerà con il blocco del turn--‐over indiscriminato, con l’aumento della precarizzazione e con il peggioramento delle condizioni di lavoro. Le crescenti difficoltà a trovare residenze sanitarie per i pazienti anziani, l’intasamento dei pronti soccorso, l’allungamento delle liste di attesa, la destrutturazione dei servizi territoriali e della prevenzione primaria sono segnali inequivocabili di un declino progressivo che può solo far piacere a chi intende privatizzare il nostro Sistema Sanitario.
Nelle prossime settimane le Organizzazioni Sindacali del Piemonte intendono programmare iniziative forti per invertire questa tendenza e obbligare i nostri interlocutori a fornire chiari segnali di impegno e progetti comprensibili di riorganizzazione e di Governo Clinico del Sistema Sanitario".


EMILIA ROMAGNA
"Le Organizzazioni Sindacali della Dirigenza tutta lanciano un appello ai Cittadini per salvare il Servizio Sanitario Emilia Romagna.
Come si uccide questo Servizio Sanitario Regionale?
1) Impoverendo il fondo sanitario regionale con il continuo definanziamento pubblico. In questa regione il personale della Dirigenza accumula un milione di ore di lavoro non pagato per colmare le carenze di personale (stimata in almeno 700 Dirigenti) e garantire i livelli essenziali di assistenza, ossia cure uguali per tutti;
2) Sancendo il blocco del turn over per la maggioranza delle aziende sanitarie della regione: dal 10 al 30%,  (v. recente Delibera della Giunta della Regione Emilia Romagna);
3) Incrementando il contributo diretto a carico del Cittadino (introduzione dei tickets sulle ricette con incremento dei costi dei farmaci);
4) Sottraendo tempo alle pratiche cliniche e assistenziali, alla personalizzazione e umanizzazione delle cure, aumentando il carico burocratico del professionista;
5) Ricorrendo alla precarizzazione del rapporto di lavoro, attualmente al  15% sul totale del personale dirigente (circa 10.000 strutturati);
Il Servizio Sanitario Nazionale Italiano è riconosciuto (OMS) come uno dei migliori sistemi sanitari  del mondo, e l’Emilia Romagna grazie al contributo di buone politiche sanitarie e impegno dei professionisti, ne rappresenta l’eccellenza.
Proseguendo con questa politica dei tagli, € 8.000.000.000 già quest’anno ed altri previsti dalla spending review, i Cittadini devono sapere che il sistema non sarà più lo stesso e non si potrà garantire ciò che è stato garantito fino ad ora.
Noi non ci stiamo e intendiamo fare la nostra parte mobilitandoci tutti oggi in Sanità Day e programmando, in assenza di segnali positivi, una manifestazione nazionale a Roma per il 27 ottobre 2012".


TOSCANA
"L’intero mondo della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, amministrativa, professionale e tecnica dipendente e convenzionata, con il “Sanità Day” hanno inteso lanciare all’opinione pubblica nazionale un vero e proprio SOS in difesa del Servizio Sanitario Nazionale che rischia di diventare un sistema povero per i poveri. La crisi della sanità pubblica è stretta nella morsa del definanziamento in corso da anni: diminuisce progressivamente il perimetro di intervento pubblico a favore della sanità privata, con aumento delle spese per i cittadini; il lavoro in sanità diventa sempre più rischioso e tutto ciò mentre le regioni “giocano con inaccettabile spregiudicatezza la carta della riduzione numerica delle strutture ospedaliere e dei servizi.
In Toscana, in contemporanea con altre iniziative in tutte le regioni italiane, una conferenza stampa ha visto i sindacati riuniti presso la sede dell’Anaao regionale a Firenze.
Portiamo all’attenzione dell’opinione pubblica la preoccupazione per la sostenibilità dell’intero sistema sanitario - lanciano l’allarme i sindacati - Si prevede dal 2012 al 2014 un taglio globale di 20 miliardi, sommando i tagli lineari della manovra Tremonti, per un totale di 17 mld, e i circa 2.5 mld della spending review. Già oggi tuttavia il SSN è finanziato al minimo considerato che il costo è inferiore di circa il 20% rispetto ai paesi europei più sviluppati. In un contesto del genere, definanziare ulteriormente il sistema significa tagliare i servizi e ridurre i diritti delle persone tutelati dall’articolo 32 della Costituzione.
In Toscana è ancora peggio perché qui la spending review sostanziale è stata fatta già durante gli anni trascorsi, e la review di Bondi e Monti porterà ad un ulteriore riduzione di risorse di circa 160/170 milioni per anno, ovvero il 6-7% dei 2,5 mld previsti. Inoltre il Piano sociosanitario integrato regionale in discussione attualmente in Toscana non dà alcuna certezza per quanto riguarda la dotazione organizzativa degli ospedali: cosa ne sarà delle strutture complesse, delle strutture semplici, dei servizi? Non siamo pregiudizialmente contrari ad una revisione della rete ospedaliera, ma essa deve poter dare risposte adeguate alle esigenze dei cittadini e delle comunità locali. In particolare aspettiamo risposte concrete per quanto riguarda gli ospedali zonali e provinciali, quelli che vanno dai 120 ai 500 posti letto, che rappresentano la colonna portante della rete ospedaliera toscana, perché in essi viene svolto il maggiore volume delle prestazioni sanitarie regionali. Per tali strutture chiediamo certezza nei macroindicatori che saranno utilizzati nei processi di riorganizzazione e che essi vengano previsti in modo esplicito dal PSSIR 2012/2015, considerando la popolazione reale di riferimento, gli accessi al pronto soccorso su base annuale, la presenza di un punto nascita con almeno 500 parti per anno.
Dai medici di famiglia ai medici ospedalieri , gli operatori sanitari denunciano di trovarsi in prima linea di fronte all’irritazione crescente degli utenti, perché la politica non si assume tutte le proprie responsabilità delle scelte che poi ricadono sul sistema; così come viene sottolineata la difficoltà del contenzioso legale con le assicurazioni che scappano, gli avvocati che soffiano sul fuoco e le direzioni aziendali che lasciano soli i medici.
Allarme viene lanciato sulle scelte prefigurate dal PSSIR che si ripercuotono anche nel settore della prevenzione con possibili conseguenze anche sul PIL toscano, considerati i riflessi negativi su produzioni alimentari di qualità esportate in tutto il mondo.
La mobilitazione a difesa del SSN proseguirà ed è già prevista una manifestazione nazionale il 27 ottobre con i camici bianchi a sfilare a Roma sotto i palazzi della politica e delle istituzioni".


LAZIO
"Nel Lazio meno personale, meno servizi, meno posti letto, più spese – Il Procuratore Regionale della Corte dei Conti denuncia '137 milioni di euro di sprechi e truffe in sanità'. E le organizzazioni sindacali aprono una stagione di protesta. Roma, 28 giugno 2012 - Dopo S.Camillo, Pertini, Gemelli, San Carlo IDI anche il S. Giovanni esplode e apre lo stato di agitazione. Nel corso della conferenza stampa odierna, che apre l’ideale corteo che porterà alla manifestazione unitaria del 27 ottobre in difesa del servizio sanitario pubblico, Ospedalieri della Sanità Pubblica e Privata Convenzionata, Medici di Medicina Generale e Pediatria di Libera Scelta, Specialisti Ambulatoriali, Dirigenti Medici e Veterinari della Sanità Territoriale, e della Dirigenza STPA hanno denunciato il progressivo smantellamento del nostro SSR non più in grado di garantire neanche minimi livelli assistenziali a causa dei continui tagli trasversali di personale e di risorse che però, non stanno portando ad un contenimento delle spese a causa dei progressivi aumenti di costi per i beni e servizi, consulenze, esternalizzazioni.
Sbaglia chi dice che il Piano di rientro è fallito. E’ invece una perfetta riuscita del disegno molto chiaro espresso nei decreti di dismissione di strutture pubbliche efficienti ed efficaci, per sostituirle con strutture guidate da logiche di mercato invece che di salute.
Considerata l’assenza quasi totale di rapporti e necessari tavoli di confronto con la Regione Lazio, le Organizzazioni Sindacali della Dirigenza medica, veterinaria, S.T.P.A. del Lazio hanno deciso in maniera unitaria l’apertura di una lunga stagione di agitazioni con ulteriori iniziative che l’Intersindacale annuncerà a protezione della salute collettiva del Lazio.
I Dati. Come riscontrato dal Tavolo Tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei LEA nella riunione del 3 aprile il costo totale del personale sanitario dipendente nell’anno 2011 è risultato in diminuzione rispetto all’anno 2010 di 94,8 mln di euro. In compenso si è rilevato un incremento rispetto al 2010 di 12 mln di euro e di 79,6 mln di euro rispetto al programmatico 2011 dovuto principalmente all’incremento della spesa per consulenze sanitarie e non e all’incremento della spesa per altri servizi. Dall’anno 2009 all’anno 2011 Inoltre, gravissimi fatti illeciti sono stati riscontrati durante il 2011 nel settore della spesa sanitaria come rilevato nella relazione del Procuratore Regionale della Corte dei Conti Angelo Raffaele De Dominicis. Già nella relazione dell’anno scorso, ribadisce il Procuratore, venne evidenziato lo spreco di denaro pubblico e le vere e proprie truffe nel settore riabilitativo delle prestazioni sanitarie. Oltre agli illeciti riscontrati nelle convenzioni con le case di cura del gruppo San Raffaele s.p.a., le inchieste istruttorie in corso hanno segnalato danni ingentissimi al S.S.N. La vicenda contenziosa, continua il dott. De Dominicis, con i suoi 137 milioni di euro di sprechi e di truffe, ancorché limitata ad una tipologia di prestazioni sanitarie (la riabilitazione), desta particolare sconcerto e preoccupazione soprattutto ove si consideri che oltre il 68% dell’intero debito sanitario nazionale è costituito dal disavanzo accumulato da due regioni: Lazio e Campania.
Nel corso di questi ultimi anni la sanità della nostra Regione è diventata sempre più povera e sempre più precaria mettendo a rischio i servizi essenziali. A causa dell’enorme disavanzo sono aumentati tickets, imposte e tariffe carburanti ma nonostante l’aumento del carico fiscale si è ridotta la quantità e la qualità dell’offerta dei servizi che colpisce in particolare le fasce più deboli e più povere della nostra popolazione. Dall’anno 2006 l’avvio blocco del turn-over ha causato la riduzione progressiva del numero di dirigenti medici e sanitari a causa dei pensionamenti. Ben quattro accordi tra Regione e Organizzazioni Sindacali hanno solo permesso la proroga dei contratti di precariato esistenti che inevitabilmente scadranno il prossimo 31 dicembre.
Riguardo ai posti letto, i dati pubblicati dalla Regione Lazio nelle Relazioni Sanitarie degli anni 2009 e 2011 fanno rilevare una progressiva diminuzione dei posti letto per acuti dichiarati, passati dalla rilevazione del 2009, dal numero di 14.477 della sanità pubblica e di 5.178 per la sanità accreditata al dato del 2010 di circa 13.988 della sanità pubblica e 5469 per la sanità accreditata, anche se i dati regionali sono a nostro parere sovrastimati rispetto ai reali posti letto esistenti. Risultano leggermente diminuiti i letti per la riabilitazione, passati dai 4427 del 2009 ai 4328 del 2010 e quelli di lungodegenza passati dai 1489 del 2009 ai 1389 del 2010. Per quanto riguarda le RSA, a fronte dei posti attivi del 2009 rilevati in 5074 si è rilevato un leggero incremento nel 2010 con 5575 posti, ma ben lontani dal fabbisogno stimato in 13.190 posti letto. Ad oggi, con la chiusura di circa 20 ospedali la riduzione effettiva dei posti letto dovrebbe aver raggiunto le 7.000 unità. Aumentano di contro gli accessi dichiarati al P.S. passati dai 1.925.958 dell’anno 2009 ai 2.080.472 del 2010.
Se l’assistenza ospedaliera ha presentato una forte contrazione, l’offerta sanitaria del territorio non ha registrato nessun miglioramento. Nell'anno 2010 sono stati attivati nel Lazio complessivamente 12.659 piani di assistenza individuali, ma il numero dei piani risulta ancora insufficiente a garantire la domanda.
Tutti i servizi diagnostici sono stati penalizzati. Ma mentre ai laboratori pubblici è stato ridotto il rimborso delle prestazioni, i laboratori privati sono stati supportati, anzi favoriti con l’introduzione dei nuovi ticket che hanno prodotto un aumento degli introiti. Analogamente la diagnostica per immagini è invasa da società private che gestiscono personale sottopagato incrementando le prestazioni inutili e comportando di fatto un aumento di spesa che potrebbe essere utilizzato per la stabilizzazione dei dirigenti precari.
La diminuzione del personale ha prodotto anche una diminuzione tra l’anno 2009 e l’anno 2010 delle strutture controllate in materia di sicurezza alimentare e sicurezza sul lavoro.
In carenza pressoché totale di relazioni sindacali, la Regione Lazio ha adottato e pubblicizzato con grande enfasi iniziative di dubbia utilità quali camper nelle piazze e nei mercati, il percorso blu nel periodo influenzale e il progetto MED che hanno comportato una spesa intorno ai 2,5 mln di euro che potevano più efficacemente essere dirottati verso la stabilizzazione di un discreto numero di precari, senza contare i processi di esternalizzazione a partire dalla cessione dei servizi della RMN nella RMA sventata solo grazie a una grande mobilitazione delle forze sindacali"".


BASILICATA
"La Sanità pubblica anche in Basilicata fa i conti con il de-finanziamento, i conflitti istituzionali.
L’attività sterile della Giunta Regionale ha determinato una paralisi dell’Assessorato alla Sanità, esponendo il Servizio Sanitario Regionale al reale pericolo di una progressiva disgregazione e mettendo a rischio il fragile sistema di servizi sanitari che si è faticosamente evoluto negli ultimi quindici anni.
Diminuisce il perimetro dell’intervento pubblico; crescono i tickets pagati ed aumenta tutta la spesa sostenuta in proprio dai cittadini; sale il carico fiscale mentre calano quantità e qualità dei servizi sanitari erogati, colpendo quindi soprattutto le fasce più povere della popolazione.
Il lavoro in sanità diventa più gravoso e più rischioso, più raro e più precario.
Il  prolungato blocco del turnover sta portando al collasso il Servizio Sanitario Regionale impoverendo il sistema di professionalità.
La nostra Regione è in ritardo nell’attuazione del piano di riordino della rete Ospedaliera e la rivisitazione dei servizi territoriali.
I professionisti della Sanità non trovano ascolto nella programmazione delle Aziende Sanitarie ammalate e sempre più prigioniere dei vincoli economici di bilancio, contemporaneamente sono costretti a subire convenzioni per servizi clinici la cui efficacia è ancora da valutare ma che certamente producono fenomeni passeggeri di “colonizzazione professionale”.    
Si enfatizza troppo spesso una sterile volontà di chiudere servizi inefficienti o di scarsa qualità, ottenendo sterili effetti annuncio buoni solo per dichiarazioni di attivisti politici che riempiono inutilmente le pagine dei giornali per qualche giorno.
Con molta leggerezza si lasciano carenti di titolarità le Unità Operative complesse e semplici, ospedaliere e territoriali, attraverso interpretazioni di comodo delle leggi; nello stesso tempo ci si impegna magari con il Ministero della salute a produrre a getto continuo ipotesi di ridefinizione delle attività e/o delle competenze professionali in sanità.
Si demonizza strumentalmente e all’occorrenza la libera professione intramoenia “allargata”, mettendola pretestuosamente in relazione con le liste d’attesa incapaci di proporre finalmente una soluzione strutturale.
Il “patto sociale“ tra professionisti della sanità regionale e i Cittadini in questa nostra piccola e dignitosa regione rischia di  saltare.
Il medico è sempre più solo alle prese con cittadini arrabbiati e contenziosi legali.
È necessario che la Politica Regionale superi gli interessi di schieramento di parte e gli individualismi riappropriandosi del proprio ruolo di mediatore tra l’interesse particolare e quello più generale della nostra piccola comunità  regionale, esercitando  il ruolo di educatore  e   in-formatore per una più efficace fruizione dei servizi sanitari.
La sopravvivenza del Sistema Sanitario Pubblico dipenderà anche da quanto le ragioni sociali riusciranno ad imporsi su quelle economiche ed a mantenersi aderenti ai principi costituzionali.
Noi intendiamo fare la nostra parte".


MARCHE
"Abbiamo seri dubbi che si voglia ancora una sanità davvero pubblica, equa e universale.
Noi la difenderemo fino in fondo, per tutelare i diritti dei professionisti e dei cittadini.
Per tale motivo a livello nazionale, con questa giornata di mobilitazione in tutte le regioni, si è voluto porre l’attenzione sulla realtà della “sanità che cambia”, affinché non cambi ancora in peggio.
La situazione è grave e riguarda tutti i professionisti a ogni livello. Anche nelle Marche gli operatori vivono condizioni drammatiche non solo nei Servizi di emergenza e urgenza quale il Pronto Soccorso, già  enfatizzati da nella stampa nazionale e locale, ma anche negli altri Servizi ospedalieri e del Territorio:
- 180 professionisti precari aspettano da anni la stabilizzazione dello stato di lavoro e delle funzioni che svolgono;
- 50 primariati attendono di essere ricoperti per concorsi che non si espletano, lasciando così senza una guida incisiva unità operative specialistiche;
- gli operatori vanno in pensione e non vengono sostituiti, o se scadono contratti “flessibili” non sempre vengono rinnovati, con la perdita di funzioni nei servizi o carichi insostenibili per chi resta;
- 2500 medici sono in credito di migliaia di ore in più all’anno, svolte per ottemperare all’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, che però non vengono riconosciute;
- i servizi restano parzialmente scoperti, per cui i cittadini non hanno la certezza di poter usufruire in tempi adeguati delle prestazioni del sistema pubblico che dovrebbero essere garantite; ciò non solo lede i diritti dei cittadini, ma espone gli stessi professionisti a rischi di contenziosi anche legali.
L’Assessorato alla Salute, con il contributo dei Sindacati, sta definendo in questi giorni le linee d’indirizzo regionali sulla riorganizzazione del SSR, ma l’ASUR ha presentato delle proposte di “Piano di Area Vasta” senza aspettare che esse siano compiute, con il rischio che le decantate “razionalizzazioni” si traducano in illogici “razionamenti”di funzioni nei Servizi sanitari e socio-sanitari per il sovvertimento incoerente della consequenzialità fra gli atti di strategia/programmazione regionale che attengono alla Regione e la gestione da parte degli Enti/Aziende del SSR.
Intanto il ministero si appresta a tagliare la sanità di 8 miliardi di euro in tre anni, impedendo alle Marche di mantenere, unica regione in Italia, il pareggio di bilancio.
A difesa del sistema e dei diritti siamo pronti allo sciopero generale".


P.A. DI TRENTRO
"La Sanità Trentina è sempre stata riconosciuta efficiente ed in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze della popolazione. Buona parte di questa certificata efficienza è frutto dello straordinario impegno quotidiano della Dirigenza Medica e degli altri operatori sanitari.
Le prospettive Nazionali di de-finanziamento, la spending review, i conflitti istituzionali, il commissariamento dei commissari, la fuga della Politica Nazionale dalle proprie responsabilità, la futura carenza di medici che viene affrontata al momento vedendo il solo vantaggio di risparmio economico, minacciano di cambiare anche la nostra Sanità così come l’abbiamo sino ad ora conosciuta.
Il nostro SSn appare sempre meno in grado di garantire la propria sostenibilità economica, la esigibilità dei Diritti Costituzionali di tutti i cittadini alla salute ed il miglioramento delle condizioni professionali di Medici e dirigenti sanitari.
Riportiamo di seguito le dichiarazioni con cui il Segretario Nazionale Anaao-Assomed Costantino Troise, a nome dell’Intersindacale Nazionale delle nostre Associazioni, in occasione della conferenza stampa del 20 giugno scorso, ha espresso il senso di disagio diffuso nella categoria:
“C’è la nostra volontà, dopo tanti anni, di tornare in Piazza per difendere il Sistema Sanitario Nazionale pubblico dagli attacchi continui che sta subendo. La nostra analisi si basa su dati di fatto. La recessione per la sanità è iniziata con le manovre dello scorso Governo che hanno definanziato il settore per 17 mld di euro da qui fino al 2014. Tanto vale nominare il ministro dell’Economia come ministro della Salute. E come se non bastasse c’è anche la spending review (che chiede alla sanità risparmi per ulteriori 2 mld) che acuisce la mancanza di risorse e mette a rischio la garanzia dei livelli essenziali di assistenza. Sta diminuendo il perimetro della sfera pubblica e si sta andando sempre di più verso il privato che ha come primo obbiettivo il profitto, senza contare l’aumento dei ticket e del carico fiscale. Noi vogliamo fare la nostra parte e non accettiamo questa deriva che sta prendendo la sanità ed è gravissimo che nessun politico né vecchio né nuovo né nessuna istituzione si senta in dovere di alzare un dito. Dopo otto anni il 27 ottobre 2012 faremo un grande corteo bianco al centro di Roma e lo faremo tutti insieme”.
Segnaliamo infine che il 26 giugno è improvvisamente scomparso (transitoriamente o definitivamente?) il “Decreto Sanità” dalla agenda del Governo. Questo rappresenta per noi un nuovo inaccettabile duro colpo, con tutto ciò che significa, dal punto di vista professionale ed economico: la perdita di ogni speranza di intervenire positivamente sul drammatico tema della responsabilità professionale, delle polizze assicurative e del contenzioso medico legale.
Consci delle enormi difficoltà che si dovranno affrontare insieme ai cittadini nei prossimi giorni e mesi aderiamo quindi all’iniziativa del Sanità Day".


 


 
 

29 giugno 2012
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