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L’alert delle Regioni: “Senza nuove risorse per la sanità molte rischiano di andare in disavanzo”


Dopo la lettera al Governo di qualche settimana inviata dagli Enti locali il coordinatore della commissione Salute Donini torna sul tema: “Serve implementare le risorse del fondo nazionale che diano capacità di far funzionare le strutture indispensabili per i cittadini”.

11 OTT - "Come sistema Paese bisogna arrivare al Pnrr con un coordinamento adeguato, che possa dare corpo a questa grande opportunità strutturale. Le Regioni ci devono arrivare vive però, l'impegno assunto in pandemia deve continuare, anche riprendere le diagnosi e le visite delle liste di attesa che si sono accumulate. Non possiamo aspettare l'aumento del fondo, ma avviare il sistema adesso perché altrimenti si blocca tutto. Il paziente deve arrivare vivo alla cura strutturale del Pnrr".  È quanto ha affermato Raffaele Donini, coordinatore commissione Salute della Conferenza delle Regioni, è intervenuto nel corso dell'iniziativa promossa dalla Fp Cgil "Tra pandemia e futuro: il Servizio sociosanitario nazionale al bivio del Pnrr".
 
Le Regioni - sottolinea Donini -  sono "disponibili ad intavolare con il governo un serrato confronto voce per voce delle spese sul personale assunto per l'implementazione nel reparto dedicato al Covid, al contact tracing e per il privato accreditato".  Evitato "questo pericolo- spiega Donini- ,che per molte Regioni significa andare in disavanzo, serve implementare le risorse del fondo nazionale che diano capacità di far funzionare le strutture indispensabili per i cittadini: cure domiciliari a livello strutturale, case di comunità dove gli operatori sanitari e socio-sanitari acquistano dimensione valida per alleggerire l'ospedalizzazione. Dentro questa riforma- continua l'assessore - non possiamo rimanere tutti come prima: i medici di medicina generale dovranno adeguarsi ad interpretare da protagonisti questa fase, perché sono depositari di un affidamento del Ssn per le Regioni concordando ogni prestazione aggiuntiva. La disponibilità di lavorare in equipe e in medicina di gruppo non è negoziabile in futuro".
 
Per Donini "non potrà esserci più il rapporto esclusivo solo con la sua popolazione assistita. Servirà un alleggerimento burocratico, perché i medici devono fare più i medici che le attività complementari, magari con il contributo dell'infermiere di comunità. Non può più accadere che una persona vada in codice bianco in ospedale perché non trova disponibile il suo medico. Anche su questo- ribadisce Donini- serve una maggiore attrattività per questa professione, anche con una convenzione misurabile ed esigibile, che non moltiplichi i livelli di contrattazione, ma che sia quindi una convenzione stringente e, perché no, anche con un rapporto di dipendenza tra il medico convenzionato e il pubblico. Non si vuole privatizzare la medicina del territorio: le Regioni non vogliono farlo, se c'è la dipendenza pubblica non c'è alcuna privatizzazione. Purché quelli che abbiamo posto come obiettivi si realizzino", conclude Donini.

11 ottobre 2021
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