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Scompenso cardiaco: in Lombardia occorre una rete territoriale

di C.d.F.

Una delibera del 2020 di Regione Lombardia ha messo nero su bianco le caratteristiche della rete sanitaria necessaria alla gestione ottimale del paziente con scompenso cardiaco, l’appello degli specialisti perché la rete diventi presto una realtà. La campagna “LUI BATTE PER TE, TU BATTITI PER LUI” fotografa il quadro della situazione e propone azioni concrete.

27 OTT - Quarta e ultima tappa regionale della campagna di sensibilizzazione sullo scompenso cardiaco “LUI BATTE PER TE, TU BATTITI PER LUI”. Il roadshow virtuale, partito da Firenze, dopo aver toccato Lazio e Veneto, è arrivato in Lombardia, dove nel 2019 sono stati circa 33mila i ricoveri causati da questo complesso quadro di sintomi che, se non curato in maniera adeguata e tempestiva, porta a un rapido peggioramento delle condizioni di salute.
La campagna è stata promossa dal gruppo di lavoro composto da Gianfranco Gensini, Francesco Musumeci, Gino Gerosa e Fabrizio Oliva , con il contributo non condizionante di Abbott, per portare all'attenzione dei cittadini e delle Istituzioni la necessità di un più ampio e approfondito livello di informazione sullo scompenso cardiaco e di una migliore gestione dei pazienti.

Lo scompenso cardiaco, o insufficienza cardiaca, è una condizione molto complessa, progressiva e spesso “silenziosa”, in cui il cuore non riesce a fare arrivare il giusto apporto di sangue a tutto il corpo. Generalmente si sviluppa a seguito di altre patologie cardiovascolari che rendono il muscolo cardiaco più debole e “rigido”. Colpisce generalmente persone anziane, per lo più over 75, negli over 65 è la prima causa di ricovero ospedaliero.

“Sebbene in Lombardia ci siano molti centri specializzati per la cura dello scompenso cardiaco i pazienti non sempre vengono instradati sul percorso di cura migliore. È quindi urgente costruire dei percorsi specifici di cura sia dei pazienti avanzati verso il trapianto cardiaco e il supporto meccanico di circolo, sia dei pazienti anziani, complessi e fragili, 
verso una gestione più domiciliare e vicina alle cure primarie”, spiega Fabrizio Oliva, Direttore S.C. Cardiologia 1-Emodinamica e Unità di Cure Intensive Cardiologiche del De Gasperis CARDIOCENTER dell’ospedale Niguarda di Milano. “La Regione ha accolto questa necessità con la delibera dello scorso anno, ma ora è necessario dare concretezza a quanto stabilito sulla carta”.

Scarsa consapevolezza dello scompenso cardiaco: l’indagine IPSOS

Un’indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca IPSOS, che ha coinvolto specialisti e popolazione, ha individuato i nodi critici del percorso del paziente scompensato. Primo fra tutti, una mancanza di coordinamento fra le diverse figure professionali coinvolte nella cura di questa condizione, tutte importanti per gestire al meglio il paziente, ma spesso lasciate senza gli strumenti necessari per svolgere al meglio il proprio ruolo. C’è poi una scarsa sensibilità e conoscenza da parte dell'opinione pubblica. Appena il 24% dei gli abitanti della Lombardia sa che la prima causa di morte è costituita dalle malattie cardiovascolari e non dai tumori e il 78% non ha alcuna idea di cosa sia lo scompenso cardiaco.

Manca anche tra i medici, “la consapevolezza di alcuni rimedi che possono essere messi in campo in caso di difficoltà nell’effettuare un trapianto”, afferma Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico dell'IRCCS MultiMedica di Sesto San Giovanni e coordinatore del gruppo di lavoro della campagna. Tutto ciò pone un problema: “spesso i pazienti con scompenso vanno tardi dal loro medico, non sono convinti della serietà della loro situazione e se ne rendono conto solo quando i sintomi diventano molto importanti. D’altra parte i medici non hanno piena consapevolezza della disponibilità di una terapia meccanica mediante VAD (Ventricle Assist Device)”.

L'indagine IPSOS svela che in pochi sappiano cosa sia un VAD: il 65% degli abitanti della Lombardia non ne ha mai sentito parlare. Anche fra i medici di base il VAD, nonostante le eccellenti prestazioni, è scarsamente conosciuto: 1 su 3 non ne ha mai sentito parlare, mentre gli specialisti indicano come barriera al suo utilizzo il numero limitato di centri in grado di gestire il dispositivo.

“Il numero di impianti effettuati in Lombardia è molto basso. Parliamo di 35-40 impianti negli ultimi anni, mentre il fabbisogno nella nostra Regione è di 16 sistemi di assistenza ventricolare long term per milione di abitanti, quindi 135-150 VAD all’anno”, commenta Oliva. “L’incremento del numero di impianti passa attraverso quella che deve essere una riorganizzazione di tutto il sistema di cure allo scompenso cardiaco”.

L’importanza di un intervento tempestivo
“Le disfunzioni cardiache dovrebbero essere riconosciute il più precocemente possibile, così da poter assicurare al paziente la cura migliore. Al di là dell’emergenza Covid, contrariamente alla percezione comune, la vera epidemia è rappresentata dalle malattie cardiovascolari, e non da quelle tumorali. Il primo grande obiettivo è quindi quello di promuovere una maggiore e migliore informazione e per farlo è necessaria una collaborazione fra medici di famiglia, cardiologi e cardiochirurghi”, sottolinea Stefano Carugo, Presidente SIC Lombardia.

“Ad oggi disponiamo di sistemi di assistenza molto biocompatibili che garantiscono una qualità di vita quasi normale ai pazienti con scompenso cardiaco grave. Bisogna però tener presente che il paziente con scompenso cardiaco può giovare dell’assistenza ventricolare meccanica per un periodo di tempo limitato”,  il sistema è inefficace se la malattia è molto avanzata, spiega Claudio Francesco Russo, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare all’Ospedale Niguarda di Milano. “Pertanto è importante che venga diffusa una cultura sulla disponibilità di questo sistema, sulla sua efficacia, ma anche sulla necessità di riferire al più presto possibile il paziente al centro dedicato perché il sistema venga impiantato in modo tempestivo”.
 

“Considerato il profilo del paziente scompensato, anziano e affetto anche da altre patologie, il fattore tempo è fondamentale: una diagnosi non tempestiva e il conseguente ritardo nell’invio allo cardiologo rischiano di incidere negativamente sul processo di cura”, conferma Giuseppe Di Tano, Presidente ANMCO Lombardia. “Una maggiore integrazione tra medici di base e specialisti è quindi necessaria, anche in considerazione dei ritardi in relazione al fascicolo elettronico: occorre implementare rapidamente una rete per lo scompenso avanzato per permettere al paziente di accedervi mitigando i rischi a cui è esposto quotidianamente”.

“I pazienti vorrebbero finalmente la certezza di un maggior coordinamento tra medici di Medicina Generale e specialisti, per arrivare con chiarezza al miglior percorso di cura in tutte le fasi della malattia, e non sentirsi abbandonati una volta usciti dall'ospedale. Forte è il bisogno di una rete di supporto e di assistenza che vada oltre la cura medica”, spiega Salvatore di Somma, Direttore Scientifico AISC. “Il tour virtuale contribuisce a rappresentare queste esigenze anche di fronte alle Istituzioni regionali”.
 
C.d.F.

27 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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