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13° Forum risk management. Borgonovi (Bocconi): “Utilizzare i dati per avere maggiore uniformità nei Lea tra le Regioni”

Il professore della Bocconi sarà presente all'apertura del tredicesimo Forum Risk Mangement in Sanità che si terrà a Firenze, Fortezza da Basso, dal 27 al 30 novembre 2018. La lezione che  il professore di Economia delle Amministrazioni Pubbliche presso l'Università Bocconi terrà al Forum riguarderà principalmente le strategie per rimettere al centro la persona con i suoi bisogno di cura e assistenza

18 OTT - Il 13° Forum Risk Management in Sanità si terrà a Firenze, Fortezza da Basso, dal 27 al 30 novembre 2018. Quest’anno, a 40 anni dall’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, il Forum sarà sede e occasione per un confronto sulle cose da fare per innovare e riformare il sistema sanitario e renderlo più efficiente e capace di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini.

Tra le lezioni magistrali della prima giornata del Forum ci sarà quella di Elio Borgonovi, professore di Economia delle Amministrazioni Pubbliche presso l'Università Bocconi.

Nella sua attività professionale Borgonovi si è occupato anche di sistemi aziendali applicati alle amministrazioni pubbliche e alle aziende sanitarie e grazie alla sua grande esperienza è in grado di tracciare alcune linee guida per il futuro del Servizio Sanitario Nazionale. La lezione che terrà al Forum riguarderà principalmente le strategie per rimettere al centro la persona con i suoi bisogno di cura e assistenza.

“Farò un richiamo sull'evoluzione degli ultimi 40 anni del servizio sanitario nazionale e delle varie fasi che ha attraversato” ci racconta Borgonovi. Il suo sarà un contributo propositivo attraverso l'individuazione di cinque diverse sfide. “La prima è su come la sanità dovrà affrontare le problematiche di una popolazione che vive più a lungo, ma con condizioni di cronicità e per una parte significativa di non autosufficienza che si manifestano in diverse fasce di età” spiega Borgonovi.

“Il secondo percorso riguarda la medicina di precisione o personalizzata; ad esempio, nel campo dell'assistenza oncologica il 60% dei nuovi farmaci possono essere personalizzati. Si va verso terapie geniche e cellulari che diventeranno sempre più precise e quindi in controtendenza con il passato quando si puntava ad una standardizzazione dei parametri di salute” spiega Borgonovi. “Già oggi, almeno il 50% dei farmaci in sperimentazione rientrano nella medicina di precisione” spiega.

“La terza sfida è quella sulle nuove tecnologie cambieranno radicalmente il modo di rapportarsi delle aziende sanitarie, ma cambieranno anche l'atteggiamento dei pazienti nei confronti dei sistemi di offerta” commenta il docente della Bocconi.

“Il quarto tema è quello dell'impatto sui comportamenti derivanti dalla rete e dai social. Ci sono decine di migliaia di siti che parlano di salute, una macro categoria enorme. Un numero crescente di popolazione prende informazioni in rete modificando molto i propri comportamenti e rendendo più volatile la domanda” spiega. “Faccio un esempio: in passato dopo alcune trasmissione televisive riguardanti la medicina le aziende sanitarie hanno ricevuto maggiori domande per alcuni esami. Figuriamoci oggi con la rete. C'è quindi la necessità di promuovere dei siti certificati per prevenire le fake news e l'azione dei venditori di speranze” aggiunge.

“Infine è necessario mantenere una sostenibilità economica e un livello di servizi che tenda ad essere sempre più elevato. Le attese aumentano e le risorse pubbliche e private diminuiscono. In Italia il documento di programmazione di bilancio prevede per i prossimi anni che la quota destinata alla sanità sia del 6,5% del pil, con la spesa dei privati si arriva all'8,7%. Molto inferiore alla Francia, Germania, per non parlare degli Usa, dove la percentuale arriva al 17%. In Italia nel 2009 eravamo arrivati al 9,3-9,4% di spesa complessiva pubblica e privata. Se si vuole mantenere un servizio sanitario nazionale basato sui principi di universalità, solidarietà ed equità occorre ripensare la governance (rapporto tra Stato, Regioni e aziende sanitarie) e il modello di finanziamento” aggiunge Borgonovi.

“Oggi in Italia la spesa privata è molto elevata, circa 40 miliardi, ma soprattutto consiste in pagamenti diretti delle prestazioni da parte delle famiglie (out of pocket). Molto elevata se consideriamo i 117 miliardi di spesa pubblica e poco solidale in quanto sostenibile prevalente mente dalle classi agiate. Sarebbe opportuno agevolare la spesa privata intermediata da fondi e casse aziendali, che rientrano nel secondo e terzo pilastro di un welfare moderno. Purtroppo il tema della salute non è al centro della discussione politica, la salute è un bene strano che si apprezza quando non si ha. Sarebbe invece necessario riportare questo tema al centro del dibattito politico per conservare un sistema che, al di là delle polemiche e delle critiche su casi di mala sanità che sono inevitabili, si colloca sempre ai primi posti in vari ranking fatti da organismi internazionali” spiega.

Al Forum di novembre Borgonovi porterà anche alcune proposte. “La prima che mi sento di fare è sull'utilizzo dell'enorme mole di dati che riguardano la salute. l'Italia è uno dei paesi al mondo che ha sistemi di dati più completi e organici, ma molte volte non sono ben utilizzati. Analizzare i dati per mettere a confronto le performance di diverse aziende sanitarie e regioni non serve solo per dare i voti, ma dovrebbe spingere chi è meno bravo a migliorare. In questo modo sarebbe possibile avere una maggiore uniformità, o se si preferisce una minore divaricazione, nei livelli di assistenza tra le varie Regioni. L'altra proposta riguarda la compilazione di un testo unico che semplifichi tutta l'enorme mole di leggi e regolamenti degli ultimi 40 anni, che determinano solo un grande carico di lavoro per chi agisce nel settore. Oggi ci sono gli strumenti informatici per poterlo fare. Va poi aggiornato il sistema di formazione che deve basarsi non solo sui classici corsi in aula ma privilegiare soprattutto il confronto e lo scambio di esperienze, le cosiddette comunità di pratica” conclude Borgonovi.
 
Diego D’Ippolito

18 ottobre 2018
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