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Sardegna. Verso una riorganizzazione della Rete oncologica


Arru: “Secondo la complessità del caso e il tipo di tumore, il paziente verrà indirizzato ad uno dei centri di riferimento regionale, i trattamenti successivi dovranno essere seguiti a livello territoriale”.

01 FEB - “Non c’è stato finora il coraggio di fare atti di programmazione che favoriscano il lavoro in rete degli operatori, che consentano il confronto e lo scambio delle migliori prassi e anche, laddove necessario, la condivisione di equipe multidisciplinari circolanti” e “come certificato anche dall’ultimo Programma nazionale Esiti, c’è troppa frammentazione nella risposta al paziente oncologico e una distribuzione dei servizi non omogenea”.
 
Da qui è partito l’assessore della Sanità della Regione Sardegna Luigi Arru per illustrare la delibera approvata nella seduta dello scorso 30 gennaio in cui la Regione fornisce i “Primi indirizzi per lo sviluppo di un programma e di un modello organizzativo delle rete oncologica regionale” (Delibera n. 4/25 del 2018).

In Sardegna sono 70 mila le persone con una diagnosi di tumore seguite dalle Oncologie, 9.000 i nuovi casi registrati nel corso del 2017. Circa 5.000, invece, i decessi per tumore.

“La riforma ospedaliera approvata a ottobre – ha spiegato Arru – definisce di interesse strategico la rete dell’oncologia, che si configura come una disciplina che abbraccia sia le aree territoriali, sia quelle specialistiche ospedaliere che di ricerca”.

In questa fase un ruolo fondamentale spetta al Coordinamento della Rete oncologica, istituito con decreto alla fine dello scorso anno: i professionisti che fanno parte del Coordinamento dovranno indentificare i centri di riferimento per le principali patologie oncologiche, sulla base dei volumi minimi di attività; definire i percorsi di cura multidisciplinare e multi-professionale nell’ambito della continuità di cura tra ospedale e territorio; sviluppare sistemi di verifica per il monitoraggio dell'appropriatezza dei percorsi di cura e del trattamento oncologico.

“L’obiettivo - ha concluso l’assessore - è assicurare al paziente una presa in carico totale e sul territorio: secondo la complessità del caso e il tipo di tumore, verrà indirizzato ad uno dei centri di riferimento regionale, i trattamenti successivi dovranno essere seguiti a livello territoriale e, laddove possibile, secondo il principio della prossimità”.

01 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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