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Specializzandi. Il Consiglio si prepara a discutere la Pdl unificata. Ma è polemica sulle “discriminazioni” per le borse di studio non mediche


Mercoledì 4 marzo il Consiglio esaminerà la PL risultante dall’unificazione di 4 proposte di legge. Una soltando, però, fa riferimento all’assegnazione di borse per posti aggiuntivi di formazione specialistica per laureati non medici dell'area sanitaria, con priorità però secondaria ai laureati in medicina. “Nulla è stato accennato o fatto per la nostra situazione che ci vede già dentro le scuole di specializzazione”, commenta una biologa specializzanda in genetica medica. “Il non essere retribuiti come lo sono i nostri colleghi, appare un disconoscimento della figura professionale e produce una vera e propria discriminazione”, gli fa eco uno specializzando in patologia e biochimica clinica.

02 MAR - All’ordine del giorno della seduta d’aula pomeridiana che si svolgerà mercoledì 4 marzo 2020, il Consiglio regionale esaminerà la proposta di legge in materia di accesso alle borse di studio per gli specializzandi in Medicina e Chirurgia. In previsione di ciò, la sottocommissione della commissione Salute concluderà l’unificazione dei testi presentati in materia (PL. n. 40, n. 41, n. 82 e n. 86).
 
Le proposte in questione, la PL n. 40, n. 41, e n. 82, riguardano il conferimento di borse di specializzazione per soli laureati in medicina. La proposta n. 86 fa riferimento invece anche all’assegnazione di borse di studio per posti aggiuntivi di formazione specialistica per laureati non medici dell'area sanitaria. Ciò, tenendo presente, come riportato all’articolo 2 della proposta di legge, che la Regione deve promuovere interventi a sostegno della formazione in ambito sanitario con riferimento, prioritariamente, alla formazione specialistica dei medici, alla formazione specifica dei medici di medicina generale e, “secondariamente”, alla formazione specialistica post lauream dei professionisti non medici di area sanitaria.
 
“Ci è difficile comprendere, dopo aver portato le nostre testimonianze in audizione
in commissione sanità, le motivazioni per cui per noi biologi specializzandi dobbiamo essere considerati un personale su cui porre un’attenzione “secondaria”, quando si tratta di riconoscere il nostro lavoro in una borsa di studio”, afferma Daniela Diana, biologa specializzanda in genetica medica. “E nulla è stato accennato o fatto – sottolinea la specializzanda - per la nostra situazione che ci vede già dentro le scuole di specializzazione, senza aver ricevuto alcun contributo economico ad oggi dalla Regione, che ha pensato di destinare un sostegno per le nuove matricole del nuovo anno accademico ma non per noi che siamo giunti al penultimo od ultimo anno di frequenza. Nemmeno il pensiero di lasciarci respirare con le tasse che l’Università ci chiede di versare, nonostante ci troviamo ad offrire il nostro lavoro nei reparti ospedalieri e policlinici universitari. Vi lascio peraltro immaginare questo particolare periodo”.
 
La biologa si racconta: “Mi avvio alla conclusione del terzo anno e, come previsto dall’Ordinamento degli Studi, frequento le attività della Scuola a tempo pieno: lavoro in laboratorio per un totale di 36 ore settimanali, partecipo a corsi, convegni e seminari. La mia situazione è tutt’altro che semplice: ho 39 anni, vivo in affitto e mi mantengo da sola ormai da parecchio tempo. L’impegno legato alle attività di laboratorio è totalizzante, dunque incompatibile con l’esercizio di altre attività lavorative; così, nel fine settimana, lavoro come hostess in profumeria. La mia famiglia mi supporta e mi dà una grossa mano con le tasse della Scuola, ma dover gravare ancora su di essa mi risulta davvero svilente. Dopo aver svolto un tirocinio di 3 anni presso l’Ospedale Microcitemico di Cagliari, durante il quale ho appreso le basi della Biologia Molecolare e partecipato ai miei primi lavori di ricerca, ho conseguito a pieni voti la laurea in Scienze Biologiche”.
 
“Pochi mesi dopo - continua Diana - ho ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione, cui hanno fatto seguito un altro tirocinio e la collaborazione a un progetto di ricerca nell’ambito della GVHD (malattia acuta da rigetto dopo il trapianto di cellule staminali ematopoietiche) che ho svolto per il CTMO del Microcitemico; la mia esperienza più bella. Negli anni successivi, fatta eccezione per un tutoraggio per l’insegnamento di Biologia Molecolare alla Facoltà di Medicina, non mi è stato possibile trovare alcun impiego nonostante i numerosi curricula inviati, i colloqui presso strutture private e i concorsi”.
 
“Nel frattempo - prosegue - ho lavorato come promoter, commessa in un negozio di arredamento, standista alle fiere, fotografa per un sito aziendale. Ho cominciato a rassegnarmi e temere che forse, come biologa, non avrei più lavorato. Finché, dopo ben quattro anni di blocco, le Scuole di Specializzazione hanno riaperto e sono ricomparsi i bandi ai quali non avevo mai potuto partecipare. Mi sono iscritta al concorso per Genetica Medica e, sebbene priva di convinzioni o aspettative, ho vinto il concorso. Ma senza borsa, a differenza di quanto accaduto ai colleghi degli anni passati. Ho scelto ugualmente di darmi questa possibilità: prendere il titolo di Specializzazione, obbligatorio per poter accedere ai concorsi pubblici e sempre più richiesto ormai anche dalle aziende private. Si tratta probabilmente dell’ultima occasione che ho per proseguire un percorso cui ho dedicato tanto impegno, tanti anni della mia vita, e per il quale ho compiuto tanti sacrifici. Non è bello scoprire di essere stati messi da una parte dal Consiglio e Regione quando si tratta di parlare di borse di studio, noi siamo qui, che ogni giorno lavoriamo per il Sistema sanitario Regionale”.
 
“Desidero ricordare a tutti coloro che ci considerano figure secondarie quando si tratta di programmare le risorse economiche per finanziare borse di studio agli specializzandi non medici di area sanitaria – interviene Francesco Masia, specializzando in patologia e biochimica clinica di Cagliari -, che il ceppo italiano del Coronavirus è stato isolato proprio da una biologa!. Come Daniela – prosegue lo specializzando -, mi trovo a frequentare il percorso della scuola di specializzazione con immensi sacrifici e senza riconoscimento di alcun contributo economico dalla Regione. Sono attualmente iscritto al secondo anno della scuola di Patologia clinica e Biochimica clinica di Cagliari”.
 
“Avendo conseguito a pieni voti la laurea magistrale in Biologia Molecolare e cellulare - continua - e avendo maturato nel mio percorso universitario e lavorativo diverse competenze in ambito clinico-laboratoristico, ho deciso di potenziare e perfezionare tali competenze provando ad intraprendere la strada della Scuola di specializzazione, ormai sempre più richiesta per noi biologi ed indispensabile se si vuole accedere ai concorsi pubblici ospedalieri. Sono così riuscito ad entrare in Scuola a Maggio del 2018, vincendo il secondo posto del bando di concorso, purtroppo senza borsa (erano stati banditi 2 posti, ma solo una borsa, prevista per il primo in graduatoria). Consapevole che sarebbe stato difficile che se ne ripresentasse l’occasione, sia per l’esiguo numero di posti banditi, sia per la possibile chiusura ai non-medici della scuola di specializzazione negli anni successivi (come poi è avvenuto per il 2019), mi sono comunque iscritto. Ad oggi frequento quotidianamente tutte le attività previste dal percorso formativo (lezioni, esami e tirocinio) contribuendo, al pari dei colleghi medici e non medici borsisti, iscritti alla mia stessa Scuola, allo svolgimento del lavoro in strutture ospedaliere pubbliche.
 
Conclude Masia: “Nonostante l’entusiasmo per il lavoro e lo studio che ho la possibilità di portare avanti, mi ritrovo ad affrontare grandi difficoltà e disagi di carattere economico, in primis; perché frequentare regolarmente rende impossibile impegnarsi in qualunque altro lavoro per potersi mantenere e comporta oltretutto delle spese (per gli spostamenti e tasse universitarie). Attualmente cerco di arrangiarmi con qualche saltuario impiego, ma senza l’appoggio ed il sostegno economico della mia famiglia non potrei proseguire tale percorso. E’ comunque svilente dopo 5 anni di laurea magistrale e dopo aver superato l’esame di stato per l’abilitazione, non essere ancora in grado di provvedere alla propria sussistenza o almeno di poter contribuire alle spese familiari. In secondo luogo va considerato anche un disagio più di carattere etico-sociale, in quanto il fatto di non essere retribuito, come lo sono giustamente i miei colleghi, appare un disconoscimento delle mia figura professionale, incasellandomi di fatto in una categoria di serie B e producendo una vera e propria discriminazione. Pertanto chiedo, per me e per i colleghi che si trovano ad affrontare il medesimo problema, che questa situazione venga risolta assegnando nuove borse di studio, così da consentirci di proseguire la nostra formazione al meglio e dignitosamente. D’altronde ritengo, oltre che giusto e doveroso, valga la pena investire sulle future professionalità sostenendone l’impegno e la motivazione al fine di garantire sempre standard qualitativi di alto livello”.
 
Elisabetta Caredda

02 marzo 2020
© Riproduzione riservata

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