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Fase 2 in Sardegna. Stefano Vella conferma: “Allo studio misure preventive per l’arrivo dei turisti”. E sul caso del tecnico positivo arrivato a Cagliari: “Con migliaia di arrivi potrebbe risuccedere”

di Elisabetta Caredda

La Sardegna sta ripartendo e si prepara anche alla orma imminente stagione turistica senza dimenticare che in autunno il coronavirus potrebbe riaffaciarsi. Ma in questi giorni è il caso del tecnico di manutenzione proveniente da Reggio Emilia e arrivato in aereo a Cagliari per lavoro risultato positivo a sbarco ormai avvenuto ad allarmare l’opinione pubblica. Ma Vella rassicura: “Teoricamente si poteva evitare, però ovvio, con migliaia di arrivi, qualche positivo, anche asintomatico, ce lo dobbiamo aspettare. La capacità di risposta immediata del territorio (tampone, test, isolamento) sarà fondamentale”

26 MAG - Sale la preoccupazione a Cagliari dopo l’arrivo da Reggio Emilia, mercoledì scorso, di un tecnico di manutenzione che è sbarcato per lavoro nella città metropolitana ancor prima di attendere l’esito del tampone per il Covid-19, che aveva eseguito nell’ambulatorio della propria ASSL di residenza il giorno prima di partire. Esito che gli è stato comunicato giovedì, essere positivo.
 
Preso in carico all’Ospedale del Santissima Trinità a Cagliari, gli è stato ripetuto un secondo tampone: il tecnico è stato confermato positivo al virus, e monitorato nel ricovero, sembrerebbe continuare a non mostrare alcun sintomo. Sono quaranta le persone attualmente in quarantena in attesa dei test che sono state in contatto con lui, e c’è il rischio che potrebbero non essere le uniche.
 
I viaggi in entrata nell’isola per motivazioni di lavoro rappresentano uno dei diversi casi per i quali non si applicano le disposizioni sulla permanenza domiciliare con isolamento fiduciario per 14 giorni del lavoratore, così come previsto dall’art. 7 dell’ordinanza n.23 (in allegato) e note esplicative del Presidente della Regione.
 
In proposito abbiamo sentito il Prof. Stefano Vella, alla guida del Comitato scientifico che supporta la Regione Sardegna nella lotta alla diffusione del virus.
 
Professor Vella, la fase critica dell’epidemia è passata. Quale bilancio pensa si possa trarre della gestione della crisi in Sardegna e quali sono le prossime mosse per prepararsi a un possibile riaffacciarsi dei contagi in autunno come da molti paventato?
Per l’autunno, nel caso purtroppo possibile che il COVID si ripresenti, dovremo fare tesoro di alcune lezioni apprese. Certo, organizzare la rete delle terapie intensive e tenerla pronta in caso di un aumento esponenziale dei casi. Ma soprattutto occorre rinforzare la sanità sul territorio. Perché è lì che l’epidemia va affrontata. E poi, aumentare di molto la capacità di fare test diagnostici molecolari.
 
Il caso del tecnico di manutenzione risultato positivo Covid, proveniente da Reggio Emilia e arrivato in aereo a Cagliari per lavoro, ha suscitato preoccupazione e polemiche. Si poteva evitare o dobbiamo fare i conti con queste eventualità?
Teoricamente si poteva evitare perché era un contatto di un COVID positivo. Però ovvio, con migliaia di arrivi, qualche positivo, anche asintomatico, ce lo dobbiamo aspettare. La capacità di risposta immediata del territorio (tampone, test, isolamento) sarà fondamentale.
 
Del resto è ormai prossima la stagione estiva e si dà per scontato l’arrivo di migliaia di turisti. L’ipotesi di un passaporto sanitario che attesti la negatività Covid per chi arriva da altre regioni resta sempre in piedi?
La parola “passaporto sanitario” in realtà può essere male interpretata. Nessun dato sanitario! Si tratterebbe solo di accogliere persone con un tampone recente negativo, che  potrebbe ridurre (anche se non azzerare) il rischio di importare il virus. COVID-19 avrebbe gioco facile in una Regione dove il virus ha circolato poco. Tuttavia, è ovvio che ci sono difficoltà logistiche e soprattutto normative. Al momento, il tampone ha indicazioni precise, non può essere fatto liberamente.
 
In questi giorni si sta riflettendo molto sulla eventualità di consentire il transito intra-regionale solo tra Regioni con basso indice di contagio. Pensa sia una buona idea?
Continuare a chiudere i transiti tra regioni è praticamente impossibile. Per cui, consentire transiti solo da regioni con basso indice di contagio potrebbe permette di diminuire il rischio di disseminare il coronavirus. Ma certo non lo azzera completamente.
 
Altro tema è quello della prossima campagna vaccinale per l’influenza che assume particolare rilevanza per la coincidenza stagionale con un possibile ritorno del Coronavirus. Quale suggerimento si sente di dare alle autorità sanitarie della Sardegna?
So che la Sardegna si è già attivata per acquistare moltissime dosi di vaccino anti-influenzale. Occorre evitare che due epidemie, quella influenzale e quella, malaugurata, da COVID-19, si sovrappongano, con ovvi problemi diagnostici e di superlavoro per il territorio e per le strutture ospedaliere.
 
Elisabetta Caredda

26 maggio 2020
© Riproduzione riservata

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