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Sardegna. L’ex assessore Arru: “Bene riapertura a turismo ma fondamentale che Ssr si attrezzi”

di Elisabetta Caredda

La Fase 2 con l’apertura dell’isola al turismo suscita l’attenzione anche dell’ex Assessore alla Sanità: “Abbiamo trascorso tre mesi durissimi, il pensiero di andare oltre con il lockdown non sarebbe sostenibile, abbiamo bisogno di affrontare con metodo le numerose incertezze. Bene garantire l’accesso ai turisti, ma è anche fondamentale avviare un sistema sanitario rapido e moderno che possa mitigare e ridurre la pandemia”. Tra le proposte di Arru, la necessità immediata di collegare la rete reception degli alberghi con quella delle USCA, un’attività potenziata di screening nei porti ed aeroporti.

11 GIU - Sulla riapertura della Sardegna ai turisti e sulla gestione della pandemia da Covid-19 in questa nuova fase, anche l’ex Assessore alla Sanità della Giunta Pigliaru, Luigi Arru, ematologo all’ospedale San Francesco di Nuoro, ha espresso in merito alcune proposte per un progetto condiviso.
 
Sentito da Quotidiano Sanità, Arru spiega: “Abbiamo trascorso tre mesi durissimi, questa pandemia ha portato tanta sofferenza. Molte persone ne hanno risentito anche psicologicamente ed altri si sono trovati ad avere da un giorno all’altro un significativo danno economico legato al blocco delle proprie attività commerciali, professionali. Il pensiero di andare oltre con il lockdown non sarebbe sostenibile.
 
Abbiamo bisogno quindi – prosegue l’ematologo - di affrontare con metodo le numerose incertezze, difficili da fare accettare ma tipiche di una malattia recente causata da un nuovo virus. E come per altre regioni, se non più di altre, la Sardegna ha bisogno di una sostenuta ripresa economica ed il turismo per l’isola è il primo volano per ripartire.
 
L’ex Assessore propone alcuni spunti: “La salute dei nostri concittadini, garantendo l’accesso ai turisti, potrà comunque essere meglio tutelata se ci sarà chiarezza e se verranno considerati i dettami seguenti:
 
Relativamente al passaporto sanitario, o immunitario, è bene chiarire che la stessa Organizzazione mondiale della sanità (OMS), nonché istituzioni scientifiche nazionali ed internazionali, dicono che non esiste e se esistesse non serve.
 
Secondo. Occorrerebbe istituire un numero verde gestito da personale addestrato e con conoscenze della lingua inglese, francese e tedesca per rispondere 24/24 ore alla domanda di chi arriva da altre regioni, o da altre nazioni, e ha dubbi e problemi di salute; nel frattempo, è necessario collegare la rete reception degli alberghi con quella delle USCA (Unità speciali Continuità Assistenziale).
 
Sull’attività di screening nei porti ed aereoporti, urge potenziare i sistemi di monitoraggio di salute del turista in percorsi rapidi, con controllo della temperatura, gestiti da équipes medico infermieristiche, rinforzate da volontari, appositamente arruolati, formati e addestrati.
 
Nel caso di persone asintomatiche, queste devono poter essere valutate immediatamente da personale USCA utilizzando tamponi naso/orofaringei (Sappiamo che i costi dell’esame di biologia molecolare sono a carico del SSN, lo stato rimborsa la regione Sardegna dei costi). Si devono inoltre, per tale finalità, identificare in Sardegna almeno quattro laboratori dotati di apparecchiature e competenze per esami di biologia molecolare, RT-PCR, che dovranno accogliere H24 i campioni. Il referto deve essere garantito entro un’ora.
 
In attesa del referto, la persona con obbligo di non spostamento, deve poter trovare ospitalità in strutture residenziali (strutture turistiche non aperte) e i suoi contatti (persone che sono state per 15 minuti entro 180 cm) rintracciati e cautelativamente accolti nelle stesse strutture residenziali. In ciascuna delle 8 provincie si potranno utilizzare Residence a rischio chiusura etc. (i costi sono pagati dallo Stato).
 
Per i turisti risultati positivi al tampone, ma asintomatici, essi dovranno essere ospitati in strutture residenziali dedicate alla quarantena; le USCA, rinforzate, monitoreranno quotidianamente al telefono o videoconferenza, le loro condizioni cliniche.
 
Il rientro nella propria residenza del paziente asintomatico e familiari deve poter essere garantito con un aereo dell'aviazione militare con sistema di biocontenimento, mediante un accordo stato regione. In alternativa, si potrebbe predisporre un traghetto da attrezzare come nave ospedale, dotato di camere a pressione negativa 3-4 (costo 50.000€/una).
 
Tutti e tre gli elicotteri AREUS per trasporto secondario tra ospedali, o quello interregionale del paziente, devono essere dotati di barelle di biocontenimento a pressione negativa. I costi dovranno essere coperti dalla Regione di residenza del paziente stesso.
 
I pazienti con sintomi devono essere ricoverati con urgenza in un COVID hospital. E’ necessario rivedere in breve tempo il ruolo degli ospedali della rete ospedaliera regionale attuale, e la stessa rete, per evitare di bloccare attività sanitaria ordinarie.
 
Tutti gli ospedali DEA I livello, che sono otto, devono essere dotati di percorsi COVID separati dai percorsi ordinari, e devono essere dotati immediatamente di camere a pressione negativa; in particolar modo nel settore emergenza urgenza almeno di tre camere (costo 50.000€/unitario).
 
Si devono inoltre istituire almeno tre TEAM Covid multidisciplinari in tutti e tre gli ospedali COVID attuali, per turni massimo da 8 ore, con: rianimatore, pneumologo, infettivologo, internista, e team infermieristico. Questo team così costituito avrà l’obbiettivo di evitare che il peso assistenziale cada solo su un gruppo di specialisti. Il personale suddetto deve avere inoltre a disposizione tutti i dispositivi di protezione personale necessari, fino ai PARP o simili tipo helmet.
 
In situazione di eventuale ripresa della pandemia, bisogna prepararsi ed essere pronti ad attuare un PIANO PANDEMIA, un piano previsto di solito nella cosiddetta Medicina dei disastri, pronti ad aumentare i posti letto secondo stima di 500 /1.000.000 abitanti, il che significa in Sardegna 750 posti letto per acuti in più.
 
Arru conclude la sua analisi sottolineando: “Sin tanto che il virus è ancora in circolo, non bisogna sottovalutare gli imprevisti. Di fronte a ciò, un sistema sanitario rapido moderno può mitigare e ridurre la pandemia, la certezza assoluta vorrebbe dire chiudersi con le immediate e gravi conseguenze che si rifletterebbero non solo sulla sanità, ma anche da un punto di vista economico e sociale, come abbiamo avuto peraltro modo di cominciare a vedere in questi mesi difficilissimi”.
 
 
Elisabetta Caredda

11 giugno 2020
© Riproduzione riservata

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