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Aids: verso il “prevention mix”


18 LUG - Non ci sarà un solo modo per prevenire l’infezione da Hiv, ma un mix di strategie mediche e non che, combinate, daranno una protezione prossima al 100 per cento. Sarà probabilmente questo il prossimo passo per circoscrivere l’epidemia di Hiv/Aids secondo quanto discusso nel corso dell’International AIDS Society - Conference on Pathogenesis, Treatment and Prevention of HIV Infection. Una sorta di “prevention mix” in cui ciascuna strategia sopperirà ai limiti dell’altra.
Da quasi tre decenni la prevenzione si è basata su strategie il più delle volte non biomediche che hanno consentito di ottenere ottimi risultati benché non definitivi: la diagnosi e il trattamento delle infezioni sessualmente trasmissibili (MTS), l’educazione sull’Hiv e la conoscenza dello stato di sieropositività, il marketing sociale sull’utilizzo del profilattico, il cambiamento delle norme comportamentali, la prevenzione della trasmissione del virus in gravidanza, lo scambio di siringhe per evitare l’uso condiviso di aghi, la sicurezza delle trasfusioni, il controllo delle infezioni nosocomiali e la protezione legale per le persone con Hiv/Aids.
Tuttavia, si affacciano sulla scena interventi medici che potrebbero incrementare l’efficacia dei metodi tradizionali. Diversi studi clinici ne hanno dimostrato l’efficacia: la circoncisione maschile è efficace al 57%, la somministrazione orale quotidiana di tenofovir più emtricitabina utilizzata come profilassi prima dell’esposizione da uomini Hiv-negativi che hanno rapporti sessuali con altri uomini ha un’efficacia del 44%, l’utilizzo di un gel vaginale (microbicida) all’1% di tenofovir, applicato sulla vagina prima e dopo il rapporto sessuale da donne Hiv-negative come profilassi topica pre-esposizione (39%), un regime prime boost di vaccinazione (cioè con due vaccini in sequenza per stimolare la più forte risposta immunitaria possibile) ha dimostrato un 31% di efficacia. Infine il trattamento come strategia di prevenzione, cioè il tempestivo e precoce utilizzo della terapia antiretrovirale in persone con Hiv ha dimostrato una riduzione del 96% della possibilità di trasmissione eterosessuale a un partner non sieropositivo.
“In termini scientifici oggi stiamo attraversando uno spartiacque nella lotta contro l’Hiv/Aids”, ha dichiarato il presidente di IAS 2011 e presidente dell’International Aids Society, Elly Katabira. “Il fatto che stiamo iniziando a discutere su come meglio combinare le tradizionali forme di prevenzione dell’Hiv - come i preservativi, lo scambio di siringhe e le politiche di test - con i più recenti approcci biomedici quali il gel vaginale, la terapia antiretrovirale precoce e la profilassi prima dell’esposizione è un segno di quanti progressi siano stati fatti  in tre decenni dalla comunità scientifica che studia l’Hiv/Aids”. 

18 luglio 2011
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