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Coronavirus. Il Ssn è pronto a gestire la crisi? Il punto su dotazioni posti letto e personale con Carlo Palermo dell’Anaao

di Giovanni Rodriquez

24 FEB - Questa mattina si è superata la soglia dei 200 casi di contagio da coronavirus in Italia. Da ieri sono operativi il Decreto governativo ed il Dpcm con i quali vengono messe in campo le misure finalizzate al contenimento dei contagi nelle zone dei focolai registrati in Lombardia e Veneto. Ma oltre a queste iniziative, il nostro Sistema sanitario nazionale è pronto a rispondere ad una possibile 'onda anomala' di pazienti?
 
Partiamo da alcuni dati ormai noti. Come spiegato dall'epidemiologo Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell'Università di Pisa, il coronavirus comporta un "20% di casi che richiedono ricovero ed un 5% di pazienti che necessitano della terapia intensiva".
 
La prima domanda da porsi è questa: nei nostri ospedali abbiamo una dotazione di posti letto sufficienti per gestire la crisi? "Oltre alle terapie intensive, servono aree dove poter ricoverare casi anche meno gravi ma comunque impegnativi sotto il profilo clinico. Per questioni di sicurezza queste aree dovranno essere isolate. A tutto questo ci arriviamo malissimo. Perché ricordiamo che, in 10 anni di politiche di risparmi sulla sanità, sono stati tagliati ben 70.000 posti letto. Abbiamo una dotazione di circa 3 posti letto ogni 1.000 abitanti contro una media UE di 5 per 1.000 abitanti", sottolinea Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed.
 
Da qui il soccorso da parte dell'Esercito. Come ricordato ieri dal  capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, "l'Esercito ha messo a disposizione 3.412 posti letto in oltre mille camere, mentre altri 1.750 circa potrebbero arrivare dall'Aeronautica". Oltre a questi, "abbiamo fatto una ricognizione con le regioni per gli alberghi - ha aggiunto Borrelli - e siamo pronti ad utilizzarli".
 
Come dicevamo prima, circa un 5% di casi richiede un ricovero in terapia intensiva. Dagli ultimi dati disponibili, riferiti all'anno 2017, sappiamo che i reparti direttamente collegati all’area dell’emergenza dispongono per il complesso degli istituti pubblici e privati accreditati di 5.090 posti letto di terapia intensiva (8,42 per 100.000 ab.), 1.129 posti letto di terapia intensiva neonatale (2,46 per 1.000 nati vivi), e 2.601 posti letto per unità coronarica (4,30 per 100.000 ab.).
 
"Le rianimazioni oggi viaggiano con tassi di occupazione elevatissimi e gli operatori lavorano con turnover pazzeschi. Sarebbe problematico trovarsi nella situazione di dover gestire un ipotetico acuirsi della crisi - spiega Palermo -. Servono strutture attrezzate, con dotazioni soprattutto di respiratori, magari anche di camere a pressione negativa che oggi hanno solo alcuni centri di eccellenza. Dobbiamo pensare anche a queste eventualità per farci trovare pronti".
 
A tutto questo va poi aggiunto un ulteriore quesito legato alle dotazioni di personale: abbiamo un numero di operatori sanitari adeguato a gestire migliaia di pazienti in più? "Ci vorrebbero modelli matematici per fare un calcolo preciso, ma dobbiamo partire da un dato: già oggi partiamo da una carenza di circa 50.000 persone a livello di personale sanitario - spiega il segretario nazionale Anaao -. In una situazione simile, se dobbiamo gestire centinaia o migliaia di posti letto in più, far lavorare H24 i laboratori analisi, quelli di virologia, le radiologie e così via, devono necessariamente saltare tutte le restrizioni presenti. Serve un grande piano di assunzioni per far fronte a questa eventualità. Non ci auguriamo succeda nulla ma dobbiamo essere pronti. Dobbiamo quantomeno prospettare un piano di intervento per un eventuale picco".
 
Giovanni Rodriquez

24 febbraio 2020
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