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Antonelli (Farmindustria): “Per sconfiggere le patologie una partnership pubblico/privato”


09 MAG - “La storia della lotta all’HIV insegna che una partnership virtuosa tra pubblico e privato è l’unica strada per raggiungere risultati significativi”. Sono parole di Pierluigi Antonelli, vicepresidente Farmindustria. Ma a questo proposito, in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, sorge chiaramente una domanda: seppure necessaria, questa partnership oggi è ancora possibile? Secondo Antonelli, che è anche presidente e Amministratore Delegato MSD Italia, la risposta a questa domanda è sì. Ma bisogna che ci sia un impegno da entrambe le parti.
 
“L’attuale contesto sociale ed economico parrebbe suggerire il contrario, ma la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato non solo è possibile, ma anche auspicabile”, ha infatti commentato. “È infatti proprio quando le risorse sono limitate che l’industria ha bisogno di condividere strategie di sviluppo con gli attori istituzionali a beneficio di un sistema sostenibile”.
Dunque bisogna lavorare in sinergia, perché tutto funzioni. “L’Industria e la comunità scientifica devono poter fornire risposte e soluzioni a problemi complessi. Nessuno può pensare di far tutto da solo, è necessario che le responsabilità siano condivise. Chi oggi fa Ricerca sperimenta tempi e costi sempre più lunghi ed un’alea crescente. Lo sviluppo di un farmaco richiede oggi, mediamente, tra i 10 e i 13 anni con investimenti che sfiorano i due miliardi di dollari, il doppio rispetto a quanto fosse necessario solo dieci anni fa”, ha spiegato Antonelli. “Non solo, una volta immessi in commercio solo il 20 per cento dei farmaci è in grado di recuperare gli investimenti sostenuti, senza contare che il sistema farmaceutico, particolarmente quello italiano, non è certo premiante nei confronti dell’innovazione. Dubito che questi presupposti siano terreno fertile per replicare il modello HIV. In questo caso abbiamo potuto contare su risorse economiche ed umane ingenti, su un impegno condiviso e su iter registrativi accelerati che hanno consentito ai pazienti che ne avevano maggiormente bisogno di avere accesso ai farmaci, anzi spesso in anticipo rispetto alla loro effettiva immissione in commercio grazie a progetti sperimentali di Ricerca. In questo proprio l’Istituto Superiore di Sanità è stato pioniere”. Ecco perché c’è bisogno di uno sforzo congiunto: “Il settore privato deve continuare a fare la sua parte ma è altrettanto necessario che chi ci governa capisca che si tratta di un percorso lungo, oneroso e non privo di rischi”, ha concluso.
 

09 maggio 2012
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