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Tumore renale. Massari (SIUrO): “Finalmente abbiamo un algoritmo di trattamento efficace”


23 NOV - Se un esempio ci può essere dei passi in avanti in campo farmacologico nell’ambito dell’oncologia, forse è proprio il tumore ai reni, soprattutto quello metastatico. “Ad oggi lo possiamo definire un tumore affrontabile, soprattutto se mettiamo la situazione a confronto con quella di appena cinque o sei anni fa: prima del 2006 non avevamo quasi molecole che ci aiutassero a combattere questo tipo di cancro, mentre oggi ne abbiamo sei o sette che sembrano avere effetti, e probabilmente presto ce ne saranno ancora di più. Pian piano si sta delineando un algoritmo di trattamento che può essere applicato dai professionisti, basato sulle evidenze scientifiche”, ci ha spiegato Francesco Massari, Oncologo Medico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona che abbiamo contattato a margine del Congresso Regionale SIUrO di Ferrara.
 
Tra i farmaci sviluppati negli ultimi anni, infatti, ce ne sono sia di prima linea (nel trattamento del tumore renale sono quelli che si usano come primo trattamento nel momento in cui viene riconosciuta una malattia metastatica), che di seconda linea. “Tra le novità per la prima linea sicuramente vale la pena menzionare i risultati dello studio Comparz, presentato a Esmo 2012, che parano di una non-inferiorità del Pazopanib rispetto al consolidato Sutent”, ci ha detto Massari. “Un risultato che potrebbe significare che abbiamo un farmaco alternativo in questa fase di trattamento, ma che per ora è stato solo presentato a Vienna e non ancora pubblicato sulle riviste del settore. Molto più interessante – quasi eclatante – è invece il risultato riguardante l’efficacia del farmaco Axitinib come farmaco di seconda linea, ottenuto nello studio Axis: questo medicinale risulta infatti avere una sopravvivenza libera da malattia migliore di Sorafenib, e dunque individua probabilmente un nuovo standard. Questi due risultati, presi insieme, fanno capire come oggi le opzioni di trattamento a disposizione degli specialisti siano varie e riguardino tutte le fasi della malattia”.
 
Inoltre essendo i fattori di rischio del tumore renale piuttosto generici e simili a quelli di altri tumori (come ad esempio il fumo), sebbene condurre uno stile di vita corretto sia cruciale per cercare di evitare l’insorgenza della neoplasia in prima battuta, gli esperti ritengono che portare avanti la ricerca farmacologica sia probabilmente il miglior modo per andare avanti nella lotta a questa neoplasia. “Fare ricerca per noi vuol dire sviluppare nuovi farmaci sempre più efficaci testare nuove molecole, ma anche verificare pro e contro di quelle già trovate”, ha concluso lo scienziato. “Tanto lavoro è già stato fatto, e i risultati degli studi cui ho accennato ne sono la prova”. Ma con un po’ di lavoro presto la ricerca potrà fornire ulteriori strumenti per i medici che trattano il tumore renale.

23 novembre 2012
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