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Anche i cittadini bocciano la sigaretta elettronica


12 GIU - Forse, più che una questione di salute si tratta di una valutazione di efficacia: gli italiani bocciano la sigaretta elettronica perché non credono sia un rimedio valido per smettere di fumare. Pur facendone uso: il fenomeno sembra avere preso piede in Italia – sempre più spesso si incontrano persone che “simulano” il piacere di una tirata affidandosi a questi apparecchi elettronici – ma solo il 13% crede sia una valida tecnica per smetterla con le sigarette.
 
A dirlo è l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria, che ha preso in esame alcuni aspetti del legame tra fumo ed italiani. Un’indagine che arriva mentre in Italia si discute se e come regolamentarne l’uso nei luoghi pubblici e la loro promozione pubblicitaria. Gli italiani credono che l’unico rimedio per smetterla con il fumo sia legato alla reale forza di volontà di chi vuole smettere (64%) e sono scettici nei confronti di qualsiasi altra soluzione, che siano farmaci (13%), soluzioni alternative come ipnosi ed agopuntura (7%) o le soluzioni a base di nicotina come gomme e cerotti (3%).
 
Quella tra italiani e sigaretta è una relazione piuttosto stretta, se nel 2011 si calcolava che fossero 11,8 milioni i fumatori (circa il 22% della popolazione) e – dati ISTAT –circa 85 mila le persone che ogni anno perdono la vita in Italia per case attribuibili al fumo.
 Quali incentivi – secondo gli italiani – potrebbero essere un buon deterrente per non avvicinare le persone al fumo o farli smettere? Una maggiore sensibilizzazione verso le conseguenze che il fumo arreca alla salute è la più caldeggiata (40%). Segue una misura che colpisca le tasche dei fumatori, con un aumento consistente del costo delle sigarette (31%) ed una campagna educativa nelle scuole organizzate dal Ministero (29%).
 
Proprio i giovani sono una delle fasce più attratte dalla sigaretta: secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità3 il 16% dei maschi e il 22% delle femmine tra i 15 e i 24 anni fuma.
 Un fenomeno sotto gli occhi di tutti se – come rileva l’Osservatorio UniSalute – il 20% degli italiani è preoccupato dell’alta percentuale di fumatori nella popolazioni giovanile. Gli aspetti più preoccupanti restano però quelli legati ai danni alla salute: quelli provocati dal fumo passivo nei non fumatori e nei bambini (38%) e quelli attivi nei fumatori (25%), mentre sono meno percepiti come un danno i costi che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale per i danni provocati dal fumo (12%). Dal punto di vista della sostenibilità del nostro SSN l’incidenza è in realtà notevole, basti pensare che per il trattamento di pazienti affetti da patologie attribuibili al fumo di tabacco la spesa ospedaliera già qualche anno fa ammontava a circa 3,4 miliardi di euro mentre la spesa sanitaria complessiva era di oltre 7,5 miliardi di euro4 .
È quindi chiaro che un’efficace attività di prevenzione per limitare sempre più l’utilizzo di sigarette e tabacco porterebbe benefici anche al sistema sanitario nazionale nel suo complesso, oltre che alla salute dei cittadini.

12 giugno 2013
© Riproduzione riservata
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