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Il Progetto Amianto: cos'è e cosa fa


12 DIC - Nel Progetto, l’ISS coordina il Progetto Amianto (Unità Operativa 1), e il Responsabile scientifico è Loredana Musmeci.
Nell'Istituto, sono coinvolti il Dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria (Reparti Igiene dell’aria, Suolo e rifiuti, Epidemiologia ambientale; l’Ufficio Statistica; il Settore Attività editoriali).

Le linee di ricerca lungo cui si articola l’azione dell’Istituto riguardano:
• la stima dell’esposizione a fibre nei siti inquinati, cioè la concentrazione di fibre di amianto in aria a cui la popolazione è esposta e che sono pericolose in quanto possono essere inalate; alla stima si procede mediante campionamenti attivi e passivi (ovvero con o senza l’utilizzo di pompe per la raccolta di gas e vapori presenti nell’aria e nel suolo);
• la valutazione del rischio sanitario associato allo smaltimento di rifiuti contenenti amianto e ottimizzazione dei cicli di lavoro degli impianti che gestiscono i rifiuti;
• l'elaborazione di linee guida per comprendere il metodo con cui rilevare la presenza di amianto nelle matrici organiche (come ad esempio espettorato, liquido di lavaggio broncoalveolare, frammenti bioptici di tessuto polmonare);
• la sorveglianza epidemiologica della patologia asbesto-correlata (mesotelioma, tumore maligno di polmone, laringe e ovaio, asbestosi) in Italia con particolare riferimento ai siti inquinati con presenza di amianto;
• la valutazione dell’impatto sanitario della fluoro-edenite (minerale fibroso di colore giallo intenso, le cui polveri sottili possono causare effetti simili a quelli provocati dall’amianto), stima dell’esposizione e priorità del processo di bonifica nell’area di Biancavilla (Catania) e in altri siti con presenza;
• la valutazione dell’effetto dell’informazione scientifica sulla prevenzione della patologia asbesto-correlata nei Paesi in cui l’uso dell’amianto è tuttora consentito (specie America Latina).

Il ruolo dell'Unità Operativa 2 - Università A. Avogadro del Piemonte Orientale
Il responsabile scientifico dell’Unità è Corrado Magnani, che conduce due linee di indagine per approfondire le conoscenze sul rischio di mesotelioma e di altre neoplasie tra le persone impiegate in attività lavorative che le hanno esposte ad amianto. Il primo studio valuterà in particolare la variazione del rischio dopo la cessazione dell’esposizione e dopo una latenza molto lunga, e consisterà nell’indagine di un pool di studi di coorte italiani, con follow-up aggiornato. Il secondo studio consisterà nell’estensione e nell’aggiornamento dell’indagine di coorte dei lavoratori della miniera di Balangero, la maggiore miniera di crisotilo in Europa. Si ritiene importante continuare l’indagine delle coorti di soggetti che hanno svolto attività nell’estrazione di questo materiale per contribuire alla documentazione degli effetti di tale fibra e per rendere più precise le stime della sua potenza cancerogena. Per la conduzione di questi due studi sarà costituito un consorzio tra i gruppi di ricerca interessati. Una linea di ricerca valuterà, inoltre, se esistano e quanto siano importanti fattori individuali nella modificazione della sensibilità all’esposizione alle fibre di amianto. Lo studio si sviluppa da indagini preliminari condotte sull’area di Casale Monferrato relativamente all’interazione tra esposizione a fibre di amianto e mutazioni genetiche nel modulare il rischio individuale di mesotelioma.

Il ruolo dell’Unità Operativa 3 - Università di Torino
Giorgio Scagliotti è il responsabile dell’Unità, che prevede analisi di bio-marcatori predittivi di risposta alla chemioterapia con tecniche di espressione genica e proteica ad alta risoluzione per una migliore definizione della strategia terapeutica in pazienti affetti da mesotelioma pleurico.
L’approccio terapeutico del mesotelioma maligno della pleura è alquanto eterogeneo in rapporto allo stadio iniziale di malattia e associato con evoluzioni cliniche di notevole variabilità nella risposta terapeutica e qualità di vita dei pazienti colpiti. Dalla ricerca preclinica sono stati in passato identificati marcatori con significato diagnostico (ad esempio, calretinina) e prognostico (ad esempio, mesotelina e osteopontina), mentre sono molto esigui i risultati di studi su biomarcatori predittivi di risposta terapeutica. L’unità operativa ha l’obiettivo di valutare prospettivamente l’impatto prognostico e/o predittivo della presenza/assenza di mutazioni mediante l'impiego di un pannello di geni a partire da un iniziale pannello di 44 geni secondo tecniche di next generation sequencing, correlare questo pannello genico con l’espressione di alcuni geni coinvolti nella risposta alla terapia con cisplatino/antifolati, fra i quali, ma non esclusivamente, l'Excision Repair Cross-Complementating 1 (ERCC1), coinvolto nella rimozione degli addotti DNA-cisplatino, e la timidilato sintetasi, correlata agli antifolati. Inoltre, si ritiene utile confrontare questi parametri molecolari nei sopravviventi a lungo termine (> 24 mesi) rispetto a quanti, a parità di stadio, hanno avuto una sopravvivenza inferiore ai 12 mesi al fine di definire un algoritmo prognostico/predittivo.

Il ruolo dell’Unità Operativa 4 - Istituto Tumori "Regina Elena"
Ruggero De Maria è il responsabile scientifico dell’Unità, che prevede la caratterizzazione funzionale delle cellule staminali tumorali derivanti da mesoteliomi pleurici per l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici
Il recente isolamento delle cellule staminali dei mesoteliomi da parte di un gruppo di ricercatori italiani ha aperto nuove prospettive per un’efficace terapia personalizzata di questa neoplasia. Le cellule staminali ottenute da questi tumori sono in grado di generare nell’animale da esperimento tumori che riproducono a livello fenotipico e molecolare la neoplasia del paziente e rappresentano pertanto lo strumento ideale per lo sviluppo di nuove strategie farmacologiche. Accanto alla possibilità di isolare, mantenere in coltura e propagare le cellule staminali tumorali nell’animale da esperimento, una profonda caratterizzazione di tale sottopopolazione cellulare è resa possibile dalle nuove tecnologie del settore della genomica. Pertanto, questo progetto si propone di creare dei modelli preclinici basati sull’impiego di tessuti primari e cellule staminali tumorali di pazienti affetti da mesotelioma pleurico. La fine caratterizzazione genetica di questi tumori, sui quali verranno testate le nuove terapie molecolari prima che vengano sperimentate nei pazienti, permetterà lo sviluppo combinato di nuovi farmaci antitumorali e dei relativi biomarcatori predittivi, consentendo di aumentare le possibilità di successo terapeutico.

12 dicembre 2013
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