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Il dibattito. Scaccabarozzi (Farmindustria): "Leadership politica sia assunta da chi ha davvero a cuore interessi del Paese"

di Gennaro Barbieri

04 APR - “I dati presentati oggi evidenziano chiaramente come l’industria farmaceutica sia strategica per il nostro Paese”. Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, parte dalle cifre emerse nel corso della tappa di Latina del tour itinerante per l’Italia ‘Produzione di Valore. L'industria del farmaco: un patrimonio che l'Italia non può perdere’ per poi rivolgere un deciso appello alla politica. “Per uscire definitivamente dalla crisi è necessario che la leadership delle istituzioni sia assunta da chi ha realmente a cuore l’interesse dell’Italia. Bisogna assolutamente fermare chi non fa gli interessi del Paese”. L’attenzione è poi rivolta alla specifica situazione del settore. “Le imprese del farmaco generano 13 miliardi di euro, considerando stipendi, investimenti e fiscalità. Produciamo quindi un valore enorme, ma a basso costo, dato che la spesa pro capite è del 25% più bassa della media dell’Unione europea”. La farmaceutica è quindi un enorme volano di crescita per l’intero tessuto economico, in quanto “è caratterizzata da altissima tecnologia, elevata intensità di ricerca e capacità di attrarre investimenti esteri. Non possiamo disperdere questo patrimonio, possiamo davvero diventare l’hub farmaceutico d’Europa”.

Un approccio pienamente condiviso anche dal messaggio che il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha inviato al convegno e in cui ricorda che “secondo i dati Istat l'industria farmaceutica italiana figura al primo posto tra i settori manifatturieri per alcuni indicatori quali competitività, produttività, innovazione e performance sui mercati esteri. L'indotto mostra infatti il più alto tasso di crescita dell'export nel 2013 e vede il settore ai primi posti anche in ambito europeo. È un dato che testimonia il valore di queste imprese e l'importanza del loro ruolo anche per il rilancio dell'economia del nostro Paese”. E’ sulla base di elementi così importanti che il ministro ha ribadito l’importanza di “valorizzare in modo obiettivo l'innovazione con una valutazione puntuale, strutturale e sistematica per offrire ai cittadini farmaci sempre più efficaci e promuoverne il loro corretto impiego. Ciò a garanzia di prestazioni di efficacia provata, a rischi accettabili, costi sostenibili giustificati da una ragionevole probabilità di un beneficio di salute”.

Le sfide della farmaceutica vanno però contestualizzate all’interno della sostenibilità dell’intero Ssn. Una realtà ribadita dalla presidente della commissione Sanità del Senato, Emilia De Biasi, che non usa mezzi termini. “Se è vero che ci sarà un altro miliardo di tagli alla sanità, siamo pronti a dare battaglia". Anche perché “la spesa sanitaria italiana è sotto la media della maggior parte dei Paesi europei, come ha certificato l’Ocse”. E le dinamiche di questi anni ha evidenziato come “la politica dei tagli lineari non abbia migliorato la qualità delle prestazioni né abbia fornito un aiuto all’industria. Anzi, è accaduto esattamente il contrario”. Lo sguardo verso il futuro non può ovviamente prescindere dal dibattito sulla riforma del Titolo V della Costituzione. “Le Regioni non possono assolutamente essere intese come 21 Stati autonomi, perché un conto è la diversità, un altro la difformità. Non si deve pensare di ricentralizzare la sanità, ma di ridefinirne le funzioni”. Per quanto concerne la farmaceutica, “bisogna valorizzare con decisione le sue risorse in termini di ricerca, perché può rappresentare uno strumento efficace per promuovere una spending review concepita in modo sano”.

Un aspetto evidenziato con convinzione anche da Lucia Aleotti, vicepresidente di Farmindustria. “Siamo il settore con la maggiore propensione alla ricerca e siamo all’avanguardia anche sulla questione di genere, dato che il 40% dell’occupazione è assorbita dalle donne. I dati sono eloquenti: investiamo 1 miliardo e 200 milioni in ricerca e la stessa cifra in high tech”. L’apporto delle imprese è quindi enorme e vitale ed è per questo che “chiediamo un quadro di regole certo e definito, le norme non possono cambiare continuamente. E, in questo senso, è indispensabile un’alleanza forte e duratura con la politica”. La partita decisiva si giocherà con il Patto per la Salute, “che rappresenterà uno spartiacque per comprendere se davvero si vogliono creare le condizioni di competitività per il nostro tessuto industriale”.

La competitività passa necessariamente per una forte spinta verso l’innovazione che “è strettamente legate a un diverso approccio mentale e culturale – osserva Luca Pani, direttore generale Aifa – Qualcosa si è mosso ed è giusto evidenziare anche gli elementi virtuosi del nostro sistema. Per esempio, in Italia c’erano 27mila centri prescrittori ospedalieri, ma dopo 9 mesi di lavoro con le Regioni e con il sistema informatico del ministero sono scesi a 6500”. Ma non solo. “Siamo anche il primo Paese al mondo con una banca dati dei farmaci validata”. E senza dimenticare che “siamo l’ultimo Stato al mondo con un sistema sanitario nazionale. L’Inghilterra ha abbandonato questa struttura e le conseguenze drammatiche sono sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo ricordarci sempre che il nostro contatto medico-paziente è il più evoluto del mondo occidentale”.

Non mancano però criticità e aspetti da correggere al più presto. “Proseguono i ritardi cronici nei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione – ricorda Maurizio Stirpe, presidente di Unindustria – Le risorse liberate con pagamenti puntuali potrebbero essere utilizzate per la ricerca e per creare nuova occupazione”. Altro tema dolente è quello del carico fiscale “che nel Lazio è altissimo, spesso insostenibile, e che rischia di far dirigere altrove gli investimenti. Se non si interviene su questi livelli, diventa difficile creare adeguate condizioni di competitività”.

Tutte questioni cui ha cercato di fornire una risposta il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. “L’industria farmaceutica rappresenta l’orgoglio produttivo della nostra regione. In quasi nessun altro settore si concentrano un valore dell’occupazione così importante, produzione di ricchezza e capacità di generare ricerca e competenze. Si tratta di un comparto evidentemente anticiclico, cresciuto mentre la maggior parte degli altri crollava”. E sulle richieste provenienti dal mondo delle imprese, il presidente ha confidato “di nutrire forti speranze che, a partire dal 2016, riusciremo ad assottigliare il disavanzo, riducendo così il peso della fiscalità”. Ha poi ricordato che, allo stato attuale, “abbiamo già abbassato enormemente i tempi di pagamento, che nella sanità sono scesi sotto i 180 giorni”. Nel complesso il governatore ha assicurato “che è possibile effettuare una salutare risistemazione dei conti, senza per questo ricorrere ai tagli lineari”. L’importante, ha sottolineato, “è che vengano estirpate le due ottiche che hanno egemonizzato negli ultimi anni la sanità laziale: una che ha prodotto spesa scriteriata, l’altra basata solo sulla cultura finanziaria del pareggio a ogni costo. E’ ora di aprire una nuova stagione”.
 
Gennaro Barbieri

04 aprile 2014
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