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HIV. L’impegno della Simedet per la giornata mondiale

di Lorenzo Proia

Forte lo stigma che ancora circonda questa Infezione Sessualmente Trasmissibile, Capuano e Monti dalla SIMEDET: “La diagnosi precoce dell’infezione presenta dei benefici sia per il singolo individuo, in quanto permette il tempestivo inizio della terapia antiretrovirale di combinazione, sia per la salute pubblica, perché la conoscenza del proprio stato di positività comporta l’assunzione di comportamenti sessuali consapevoli”.

29 NOV - Il 1° dicembre si celebrerà la Giornata Mondiale contro l’AIDS, facendo memoria di tutte le donne e gli uomini che sono morti a causa di questa malattia e rinnovando l’impegno per porre fine alle nuove infezioni da HIV. Questo 2021 segna i quarant’anni dai primi casi segnalati; molte cose sono cambiate, ma l’HIV e l’AIDS non sono affatto spariti, pertanto occorre rinforzare ancora di più le misure di prevenzione attraverso un impegno di tutti gli operatori sanitari nel dare informazioni corrette e puntuali.

“La forte riduzione dello screening e le misure di restrizione di questi ultimi anni devono essere un segnale di allarme importante e questo significa che è vietato abbassare la guardia anche perché la stragrande maggioranza delle infezioni da HIV si riscontra tra i 25 e i 29 anni, sono i giovani che non hanno vissuto il periodo terribile dell’Aids, gli anni ‘80 e ‘90 e non conoscono questo virus e sottovalutano i principi della prevenzione”, dichiarano dalla SIMEDET il presidente della stessa Fernando Capuano e Manuel Monti del board della Società Scientifica. “Una quota sempre maggiore di pazienti – spiegano -, infatti, si presenta tardi alla prima diagnosi di sieropositività, cioè in una fase già avanzata di malattia con un quadro immunologico compromesso e spesso già in AIDS. Questo comportamento è collegato con la bassa o moderata percezione del rischio di HIV nella popolazione che effettua il test solo quando vi è il sospetto di una patologia HIV correlata o una sospetta MTS o un quadro clinico di infezione acuta e solo il 34% lo effettua spontaneamente per percezione di rischio”.

“La diagnosi precoce dell’infezione da HIV – insistono Capuano e Monti - presenta dei benefici sia per il singolo individuo, in quanto permette il tempestivo inizio della terapia antiretrovirale di combinazione (cART) con riduzione della mortalità e morbilità correlata con HIV e conseguente allungamento dell’aspettativa di vita dei soggetti HIV positivi, sia per la salute pubblica, perché la conoscenza del proprio stato di positività comporta l’assunzione di comportamenti sessuali consapevoli. Con l’abbattimento della carica virale a seguito dell’inizio della cART si riduce, inoltre, la trasmissibilità dell’infezione”.
Forte è lo stigma che ancora circonda questa malattia. Capuano e Monti si uniscono “moralmente e nella pratica diagnostica e clinica ai migliaia di professionisti sanitari che combattono a fianco dei malati di HIV e delle loro famiglie e in questa Giornata”, rendendo omaggio “a coloro che hanno perso la vita a causa di questa malattia e rinnovando il nostro impegno verso la giustizia, l’accessibilità delle cure e una speranza maggiore in tutto il mondo. Laddove c’è l’impegno delle comunità, il cambiamento avviene, gli investimenti danno risultati, e vediamo uguaglianza, rispetto e dignità. Attraverso le comunità – concludono -, possiamo mettere fine all’AIDS”.

Lorenzo Proia

29 novembre 2021
© Riproduzione riservata

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