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Terapia del dolore. Solo 1 ortopedico su 4 prescrive cure appropriate


Questo nonostante la Legge 38 nota sia conosciuta da oltre 7 specialisti su 10. E’ quanto emerge da un’indagine promossa dalla Siot. Troppa fiducia in Fans, Coxib e paracetamolo, anche nel controllo della sofferenza cronica severa, che da Linee Guida richiederebbe l’impiego di oppioidi forti.

21 NOV - Conoscono i capisaldi della normativa che tutela il diritto degli italiani a ricevere cure antalgiche qualificate ma, quando si trovano a gestire un paziente con dolore cronico, hanno un approccio terapeutico spesso inappropriato e oppiofobico. All’origine del problema, permangono lacune informative ancora da colmare: gli stessi specialisti ammettono la necessità di approfondire le proprie competenze in materia, attraverso specifici corsi di formazione.

È questa, in sintesi, la fotografia che emerge dal progetto POIS (Pain Orthopaedic Instant Survey), una recente indagine promossa dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot), in collaborazione con il prof. Guido Fanelli, Presidente della Commissione Ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative, e con il grant educazionale non condizionato di Mundipharma. La ricerca, condotta online lo scorso 17 ottobre su un campione di 101 ortopedici afferenti ad altrettante strutture ospedaliere di tutta Italia, ha voluto sondare in questa categoria di specialisti la conoscenza della Legge 38 e le modalità di management del paziente con sintomatologia algica.

Il dolore rappresenta uno dei principali problemi sanitari dei nostri giorni a livello mondiale, sia per l’invecchiamento della popolazione, sia per l’aumento delle patologie cronico-degenerative. Le patologie osteoarticolari, in particolare, costituiscono nel nostro Paese la prima causa di dolore non oncologico: artrosi e osteoartrosi affliggono 4 milioni di connazionali e sono all’origine di una sofferenza cronica non neoplastica nel 67% dei casi.

“La frequenza e la rilevanza del dolore nelle patologie osteoarticolari fa comprendere il ruolo centrale dello specialista ortopedico, chiamato sempre più spesso a gestire nella pratica clinica pazienti che soffrono”, ha affermato Paolo Cherubino, Presidente SIOT e Ordinario di Ortopedia e Traumatologia, Dipartimento di Scienze Ortopediche e Traumatologiche, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi Varese. “Partendo da simili considerazioni, ha preso avvio il progetto POIS, per verificare la preparazione e il comportamento prescrittivo di queste figure professionali”.

Analizzando i dati emersi dalla survey, si evince un primo aspetto positivo: l’interesse che gli specialisti in ortopedia manifestano verso il tema dolore. Lo testimonia l’alta percentuale di risposte pervenute (101 su 143 medici coinvolti), nonostante il questionario sia stato somministrato nell’arco di una sola giornata.

Ma quanto sanno gli intervistati sulla Legge 38? La normativa è nota alla maggioranza: il 75% ne ricorda numero di riferimento e data di emanazione; quasi 9 su 10 sono informati sull’obbligo di riportare in cartella clinica la rilevazione del dolore. Il 76,3% rammenta inoltre che il medico è tenuto a indicare anche i farmaci impiegati, i relativi dosaggi e l’effetto antalgico conseguito; di questi, però, solo il 47 % sa che tale obbligo è sancito dall’articolo 7. Scendendo più in dettaglio, oltre la metà del campione (58,4%) non conosce la classificazione del dolore secondo la scala NRS e poco più di 4 specialisti su 10 ritengono, correttamente, che >7 sia il valore oltre il quale la sintomatologia algica viene definita severa.

Se sul piano teorico la conoscenza della Legge è buona, sul fronte dell’appropriatezza prescrittiva si evidenziano aree di miglioramento. Benché il dolore sia motivo ricorrente di consultazione specialistica da parte di chi è affetto da patologie ortopediche, non sempre vi è un approccio corretto al suo trattamento. Anche in presenza di una sofferenza cronica severa, oltre la metà degli intervistati (55,5%) utilizza analgesici non oppiacei: il 10% ricorre agli inibitori della COX-2, il 18,8% al paracetamolo e il 25,7% ai FANS, con rischi elevati di sanguinamento, gastrolesività, nefrotossicità e complicanze cardiovascolari, specie nei pazienti anziani e in politerapia. Agli oppioidi forti ricorre solo il 4,7% del campione. Il motivo? Resistenze da parte degli assistiti (29,7%) ma soprattutto il timore di effetti collaterali (nausea e stipsi), citato dal 61,4% degli ortopedici, che si rivelano così poco informati sulle nuove associazioni farmacologiche oggi disponibili, in grado di contrastare con successo questi disturbi.

“Il dolore cronico è una condizione complessa, che necessita di un approccio mirato”, ha proseguito Cherubino. “Chi è afflitto da lombalgie e disturbi a carico di articolazioni quali anca, spalla o ginocchio spesso attende a lungo, prima di essere operato: è qui che diventa strategica la scelta del corretto analgesico da utilizzare. Gli oppioidi maggiori sono il gold standard per il trattamento di una sofferenza di intensità severa, che perdura nel tempo, e il loro impiego deve diventare una pratica sempre più familiare agli ortopedici. Si tratta di opzioni terapeutiche più efficaci dei FANS e meglio tollerate, il cui uso però è ancora penalizzato da timori ingiustificati; effetti collaterali come nausea o costipazione oggi possono essere facilmente prevenuti, grazie all’associazione di ossicodone e naloxone. Per risolvere il problema culturale a monte di questa diffidenza, SIOT sta conducendo campagne formative volte ad educare i propri associati”.

La rivoluzione culturale, clinica e normativa che, negli ultimi anni, si è avuta nella Medicina del Dolore rende indispensabile una formazione specifica per gli operatori sanitari. Di questo gli ortopedici sembrano ben consapevoli: il 76,2% si dichiara interessato a frequentare corsi di aggiornamento sul dolore, confermando la propria attenzione verso la problematica.

“Monitorare il management del dolore negli ortopedici ha una grande importanza scientifica ed economica”, ha commentato Guido Fanelli, Presidente Commissione Ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative. “L’indagine POIS ha evidenziato che, in generale, questi specialisti sono informati sulla Legge 38, mentre mancano di una cultura e una preparazione più approfondita in ambito terapeutico. È interessante comunque notare come siano gli ortopedici stessi a chiedere di essere adeguatamente formati. Lo ritengo un segnale significativo, soprattutto se consideriamo che proviene da una categoria di grandi prescrittori, chiamati a trattare milioni di pazienti con dolore osteoarticolare. Il loro aggiornamento professionale è la condicio sine qua non per poter garantire a chi soffre un elevato standard assistenziale, favorendo così sul territorio il concreto sviluppo della Legge 38”.

“Il nostro supporto all’indagine POIS testimonia, ancora una volta, l’impegno di Mundipharma nella promozione di iniziative di sensibilizzazione sul tema dolore”, ha aggiunto Marco Filippini, Direttore Generale di Mundipharma Italia. “Tenendo conto dell’impatto che la componente algica ha in area osteoarticolare, riteniamo sia fondamentale fare luce sui bisogni informativi degli ortopedici, affinché anche questi specialisti possano avere un corretto approccio diagnostico-terapeutico al dolore. Gran parte della sofferenza può essere alleviata – ha concluso Filippini - ed è dovere di ogni medico assicurare ai propri pazienti una migliore qualità di vita, seguendo i princìpi della Legge 38, le evidenze scientifiche e le Linee Guida internazionali”.
 

21 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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