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Anche il pecorino diventa salutare


Al via una sperimentazione che vuole verificare l’efficacia di un formaggio ad alto contenuto di acido linoleico coniugato nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
E dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano giunge un memorandum: la dieta mediterranea protegge dalle allergie respiratorie. 

15 SET - Dopo i pomodori arricchiti di licopene, il potente antiossidante in grado di combattere i radicali liberi, a breve, un nuovo alimento salutistico potrebbe arrivare sulle tavole degli italiani.
È sorprendente, ma un team di ricercatori della Facoltà di Agraria dell'Università di Pisa guidato Pierlorenzo Secchiari ha messo a punto un pecorino che rovescerebbe le proprietà alimentari dei formaggi e, piuttosto che aumentare il colesterolo, lo abbasserebbe contribuendo alla prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Una bufala? Sembrerebbe di no.
Il gruppo ha ottenuto il formaggio da latte di pecore nutrite con uno speciale mangime ricco di semi di lino estrusi che gli stessi sperimentatori hanno già dimostrato portare alla produzione di un latte particolarmente ricco di acido linoleico coniugato. Sarebbe questo acido grasso polinsaturo della stessa famiglia degli omega 3 a esercitare una funzione protettiva nei confronti delle malattie cardiovascolari, grazie a un’azione di riequilibrio del livello di colesterolo Hdl a scapito di quello Ldl.
“Il ruolo dei grassi nella dieta rappresenta un punto molto controverso: alcuni di essi sono considerati fattori di rischio cardiovascolare, mentre altri sono indispensabili per garantire l’apporto calorico per l’organismo, la funzione strutturale per le cellule ed altri importanti effetti biologici. Il confine tra nutrizionalmente utile e nocivo dipende dalla quantità e dal tipo di grasso assunto con la dieta“, ha illustrato Gaetano Crepaldi, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Leonardo. “Infatti, i diversi acidi grassi hanno differenti proprietà e influenzano la produzione di molecole ad alta attività biologica le quali modulano il metabolismo lipidico, il bilancio energetico e la risposta infiammatoria”.
Per verificare la correttezza dell’ipotesi, il formaggio sarà presto oggetto di una sperimentazione condotta da ricercatori del Policlinico di Abano Terme - Fondazione Leonardo. Denominato CLADIS (The impact of dairy food rich in CLA: A Dietary Intervention Study in older women with the metabolic syndrome), il trial durerà trenta mesi e coinvolgerà una popolazione di 100 donne over 60 con sindrome metabolica. Questo tipo di pazienti potrebbe ottenere un doppio beneficio dal acido linoleico coniugato: oltre alla prevenzione delle malattie cardiovascolari, anche quella nei confronti dell’osteoporosi, grazie all’alta presenza di calcio nel formaggio.
La sperimentazione sarà effettuata grazie ad un finanziamento di 276 mila euro concesso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e, in caso di successo, si prevede di allargare la produzione di latte ricco in acido linoleico coniugato anche alle pecore di Onna,  in provincia de L'Aquila, una delle zone più colpite dal terremoto dello scorso anno.
Intanto, in tema di alimentazione e salute, dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano giunge un memorandum: la dieta mediterranea determina una diminuzione dell'incidenza delle allergie respiratorie. L’affermazione è supportata dai dati di uno studio condotto su 50 mila bambini tra gli 8 e i 12 anni e pubblicato lo scorso giugno sulla rivista Thorax.
Che sembrerebbe fornire una - almeno parziale - spiegazione del perché in Italia le allergie respiratorie siano sempre più frequenti. Da una ricerca dell’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano condotta su un campione di circa 2000 bambini, di età compresa fra i 6 e i 13 anni, è emerso infatti che il modello alimentare dei bambini si discosta sempre più da quello mediterraneo. Calcolando il rapporto tra apporto calorico di alimenti appartenenti alla dieta mediterranea e apporto calorico di alimenti non appartenenti alla dieta mediterranea (il cosiddetto M.A.I.,"Mediterranean Adequacy Index", per il quale gli alimenti considerati "mediterranei" sono principalmente i cereali come pasta e pane, frutta e verdura, legumi, olio e pesce) si rileva che i bambini, soprattutto i maschi, assumono in quantità insufficiente alimenti che sono alla base della dieta mediterranea, mangiando poco frutta, verdura e pesce, raggiungendo così un valore dell'indice di mediterraneità intorno a 1. "Se si pensa che questo indice negli anni 60 arrivava anche a valori di 7 - ha dichiarato Michela Barichella, presidente dell'Associazione italiana di Dietetica (ADI) Lombardia e responsabile medico del Servizio dietetico ICP di Milano - l'essere arrivati addirittura vicino a 1 è piuttosto preoccupante. E questi dati vengono pubblicati negli stessi giorni in cui il Comitato Tecnico dell'Unesco ha dato parere positivo alla iscrizione della dieta mediterranea tra le tradizioni considerate patrimonio immateriale dell'umanità. Bisogna quindi rivedere i consumi alimentari, specie quelli dei bambini, che in molti casi ricavano dall'infanzia le regole alimentari da seguire durate la propria vita". 

15 settembre 2010
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