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Ipertensione arteriosa resistente. Buoni risultati con la denervazione renale


Reni e sistema circolatorio legati a doppio filo: la tecnica di denervazione renale è poco invasiva e facile da apprendere per i medici, ma permette di agire sugli organi principali responsabili della regolazione della pressione. E così permette il controllo della ipertensione resistente nell’84% dei casi.

08 FEB - Killer silenzioso, perché spesso asintomatica, l'ipertensione è tra le maggiori cause di mortalità prematura e di malattie cardio-cerebro-vascolari, come le malattie cardiache, l’ictus e l’insufficienza renale. Ha proporzioni pandemiche, affligge più di un miliardo di persone nel mondo e il costo indotto è di 500 miliardi di dollari all’anno, la terapia farmacologica è insoddisfacente nel 25% dei pazienti. Ancor peggiore l’ipertensione resistente, che non può essere controllata farmacologicamente. Tuttavia, una tecnica sembrerebbe oggi dare risultati promettenti. Sono infatti stati presentati a Milano promettenti e incoraggianti risultati ottenuti con la denervazione renale, che si conferma una tecnica valida per la riduzione della pressione arteriosa.
 
La denervazione renale, intervento innovativo e poco invasivo, consiste nell’ablazione delle fibre simpatiche che collegano il rene con il sistema nervoso centrale per ottenere una riduzione durevole della pressione arteriosa oltre a effetti favorevoli su patologie associate. Il rene svolge infatti un ruolo centrale sullo sviluppo dell’ipertensione attraverso molti meccanismi. Uno di questi è rappresentato dal sistema nervoso simpatico, le cui fibre giungono al rene correndo lungo e all’interno delle arterie renali. Attraverso queste fibre il sistema simpatico controlla gli stimoli che dal cervello arrivano al rene, con effetti sulla pressione.
Per questo può giocare un ruolo importante nei pazienti che soffrono di ipertensione resistente, ovvero che hanno una pressione sanguigna sistolica superiore a 140 mmHG nonostante l’assunzione contemporanea di tre o più farmaci anti-ipertensivi. Il rischio di morte cardiovascolare raddoppia ad ogni aumento di 20mmHg sopra il valore di pressione normale.
 
Per fortuna, arrivano oggi nuove conferme dei benefici clinici della denervazione renale, tecnica che si effettua tramite l’inserimento di un catetere all’interno dell’arteria renale e la disattivazione selettiva delle terminazioni del nervo simpatico, e che influisce sul funzionamento e sulla risposta degli organi principali responsabili della regolazione della pressione: cervello, cuore, reni e vasi sanguigni. È stato clinicamente dimostrato che una disattivazione selettiva della funzione nervosa diminuisce la pressione sanguigna sistolica. Come ha sottolineato Bruno Damascelli, Ex Primario di Radiologia dell’Istituto dei Tumori di Milano e oggi Consulente esecutivo per la Radiologia Interventistica dell’Ospedale di Alzano Lombardo (BG) e di GVM Emo Centro Cuore Columbus (MI), “la denervazione renale si sta affermando per la sua efficacia come tecnica non farmacologica per il controllo dell’ipertensione e conta ormai più di 5.000 interventi eseguiti in Europa. L’evoluzione tecnologica l’ha già resa più efficace, riproducibile e meno operatore dipendente. L’applicazione corrente apre a nuove frontiere di grande impatto clinico e sociale come l’insufficienza renale cronica, l’apnea del sonno e il diabete insulino resistente.”
 
D’altra parte già si sapeva che reni e sistema cardiocircolatorio sono legati a doppio filo.“Ipertensione e diabete mellito sono attualmente le principali cause di insufficienza renale cronica”, ha ricordato Silvio Bertoli, Direttore della U.O. Nefrologia e Dialisi, IRCCS Multimedica, Sesto San Giovanni (MI). “La malattia renale cronica (MRC) che affligge circa il 10% della popolazione europea e italiana in associazione ad ipertensione e diabete aumenta il rischio di complicanze cardiovascolari. L’iperattività del sistema nervoso simpatico è presente nella MRC come nel diabete e nell’ipertensione, il danno renale sostiene e mantiene nel tempo lo stimolo simpatico”. Per questo la denervazione può essere strumento utile: “Anche un rene non più funzionante influenza il tono simpatico: pertanto la denervazione, anche in reni con funzione molto ridotta, può portare ad una de-attivazione del sistema simpatico con la conseguente riduzione della pressione arteriosa e protezione della funzionalità renale residua”, ha spiegato.
 
Numerosi studi sono stati condotti recentemente sull’argomento. Sarà infatti pubblicato a breve negli Stati Uniti, sul Journal of Vascular and Interventional Radiology, il primo studio italiano sulla denervazione renale applicata all’ipertensione resistente complicata da- insufficienza renale, diabete, apnea del sonno. Su una popolazione di 24 pazienti viene confermato il controllo della ipertensione resistente nell’84% dei casi. Inoltre è stato recentemente trattato a Milano il primo caso in assoluto di ipertensione complicata in un paziente con trapianto di rene con un nuovo sistema di St. Jude Medical: EnligHTN è il primo sistema basato su tecnologia ablativa multi-elettrodo, che permette di ottimizzare il trattamento effettuando 4 ablazioni in intervalli di 90 secondi con un solo posizionamento del catetere. Rispetto alla tecnologia che eroga una singola ablazione questo sistema presenta alcuni significativi vantaggi tra cui una maggiore affidabilità procedurale, la riduzione del tempo di trattamento, un minor impiego di mezzi di contrasto e di raggi X. Gli studi clinici ufficiali attualmente in corso sulla con l’utilizzo di questo sistema hanno già dimostrato che lo strumento riduce pressione sistolica e presto valuteranno anche gli effetti sulla pressione arteriosa: in particolare si tratta dello studio clinico EnligHTN I, che prevede un follow-up di 24 mesi, in cui è stata osservata una riduzione della pressione sistolica media di 22 punti pochi giorni dopo la procedura e di 26 punti a 60 giorni dall’intevento; e del nuovo studio EnligHTN II, che intende allargare la valutazione riduzione della pressione arteriosa e sarà condotto in 40 centri in Europa e Australia, tramite arruolamento di circa 500 pazienti.
 
“La denervazione simpatica renale è un trattamento di alta tecnologia biomedica, ma è relativamente semplice dal punto di vista operativo e proponibile anche in realtà ospedaliere non sofisticate. La curva di apprendimento è rapida e la procedura è poco invasiva per il paziente. Considerando le importanti patologie il cui decorso può essere positivamente influenzato, è già corrente l’opinione di un favorevole rapporto costo/efficacia”, ha concluso Gianluigi Patelli, Direttore della Divisione di Radiologia, Ospedale di Alzano Lombardo (BG).

08 febbraio 2013
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