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Dolore. L’uso di etoricoxib esteso anche al trattamento post-chirurgia dentale


Il farmaco, già usato per trattamento a lungo termine delle più comuni patologie osteoarticolari, ha ottenuto una estensione d’indicazione anche per il trattamento a breve termine del dolore associato a chirurgica dentale. Diventando così un’opzione utile per i milioni di italiani alle prese coi sintomi dolorosi.

07 MAR - In medicina il dolore rappresenta una tra le manifestazioni più importanti delle malattie, e tra i sintomi, è sicuramente quello che incide di più sulla qualità della vita. Talvoltaperònon è semplicemente un sintomo, ma una vera e propria patologia, tra le più diffuse a livello mondiale e anche tra quelle meno diagnosticate e trattate: il dolore, acuto e cronico, è un’esperienza che in Europa condiziona la vita di una persona adulta su 5 con un costo stimato in almeno 34 miliardi di euro in termini di giornate lavorative perse. In Italia, secondo l’Istat, il dolore cronico colpisce circa il 25-30% della popolazione. Tuttavia secondo altre indagini risulta essere molto più diffusa nella popolazione.
 
Oggi però arriva una buona notizia per gli italiani alle prese con sintomi dolorosi:etoricoxib, la cui efficacia antalgica e antinfiammatoria era già stata dimostrata nel trattamento a lungo termine delle più comuni patologie osteoarticolari, ha ricevuto l’indicazione anche per il trattamento a breve termine del dolore associato a chirurgica dentale. Già autorizzato in 68 Paesi, il farmaco appartiene alla famiglia dei coxib, molecole particolarmente studiate negli ultimi dieci anni: si differenzia dai FANS tradizionali per la spiccata selettività nei confronti della COX-2 e per la trascurabile interferenza con un altro enzima, la cicloossigenasi-1 (COX-1) che ha un effetto protettivo sulla mucosa gastrica. A oggi è l’unico coxib ad aver ottenuto l'estensione delle indicazioni terapeutiche al trattamento del dolore da chirurgia dentale, il modello di dolore generalmente utilizzato per valutare la potenza antalgica di un farmaco.
“Su cento pazienti presenti in un ambulatorio medico, la metà chiede di essere visitato e curato per una sintomatologia dolorosa”, ha osservato Ovidio Brignoli, Medico di Medicina Generale e Vice Presidente della SIMG, la Società Italiana dei Medici di Medicina Generale. “Avere a disposizione un numero sempre maggiore di farmaci efficaci e ben tollerati è importante e in tal senso assume particolare rilievo la recente estensione delle indicazioni di etoricoxib, molecola marcatamente selettiva per la COX-2, al trattamento a breve termine del dolore acuto associato alla chirugia dentale. Ciò ne conferma l’efficacia antalgica rendendola ancor più un’importante opzione terapeutica”.
 
Un farmaco, dunque, il cui spettro di azione spazia tra le principali sintomatologie dolorose.“Sicuramente si confrontano con forme di dolore acuto e cronico gli oltre 5 milioni di italiani che soffrono di malattie osteoarticolari, tra le quali la più diffusa è l’artrosi”, ha detto Marco Matucci Cerinic, docente di Reumatologia all’Università degli Studi di Firenze e Direttore della Struttura Complessa di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze. “Moltissimi studi dimostrano che in queste patologie il dolore può essere esso stesso invalidante e nel momento in cui tende a cronicizzare ha un impatto a volte devastante sulla vita lavorativa e di relazione del paziente”.
Secondo “Pain in Europe”, la più ampia indagine mai condotta sul dolore cronico, in Italia sono almeno 15 milioni le persone, il 50% donne, che patiscono per dolori cronicizzati nel tempo (1 cittadino su 4, il 27% della popolazione). Dai risultati di un’altra, più recente indagine europea “The Painful Truth Survey” , inoltre, emerge che oltre un terzo delle persone colpite da dolore ha difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane. A risentire pesantemente di questa condizione patologica sono anche le finanze delle famiglie: per 3 pazienti su 10 infatti il reddito cala di circa un terzo. In Italia il 27% dei pazienti lamenta problemi sul posto di lavoro con una media di 12,5 giorni di assenza l’anno. “La sfera della quotidianità è quella che risente maggiormente in caso di dolore acuto severo, a volte diventa impossibile afferrare un bicchiere, guidare, scrivere al computer, addirittura mangiare”, sottolinea Gabriella Voltan, Presidente dell’ANMAR, Associazione Nazionale Malati Reumatici. “È necessario che si cominci a trattare questo sintomo anche nelle malattie osteoarticolari dal momento che i farmaci, in particolare i FANS che all’attività antinfiammatoria associano quella antalgica, non vengono somministrati a sufficienza quasi fosse il dolore esso stesso una condizione inevitabile”.
 
Un malessere che se non correttamente curato può poi anche peggiorare.“Oggi sappiamo che la cura adeguata del dolore riduce l'incidenza di complicanze”, ha aggiunto Cesare Bonezzi, Consulente dell’Unità di Terapia del Dolore dell’IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia. “Inoltre vi sono studi che dimostrano come il dolore mal curato diventi più intenso, più esteso e più difficilmente controllabile. Ma soprattutto è eticamente inaccettabile e senza alcuna utilità lasciare che il paziente soffra senza cercare di trattare il dolore con le opzioni terapeutiche di cui disponiamo”.

07 marzo 2013
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