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BPCO. In riacutizzazioni di bronchite cronica, buoni risultati per Cefditoren pivoxil


Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Milano dimostra come una terapia di 5 giorni con questa cefalosporina sia equivalente a 7 giorni di levofloxacina, farmaco altamente efficiente nella cura di riacutizzazioni di bronchite cronica, responsabili per l’80% della spesa totale della BPCO.

08 MAR - La BPCO (BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva) colpisce in media il 4-6% della popolazione europea, per costo totale legato alla malattia dell’ordine di 9 miliardi di euro, ovvero 2723 euro pro-capite. È stato calcolato che la spesa è da ricondurre per l’80% al peso del costo delle riacutizzazioni di bronchite cronica (AECB, Acute Exacerbations of Chronic Bronchitis), una delle espressioni cliniche con cui si manifesta la malattia. In un clima di spending review la gestione ottimale delle AECB, la scelta dell’antibiotico più appropriato e la riduzione dei fallimenti della terapia diventa una necessità assoluta. Per questo, i risultati di uno studio italiano condotto dai ricercatori dell’Università di Milano – che dimostra come un particolare farmaco, Cefditoren pivoxil, rappresenti una valida opzione per il trattamento dei casi lievi-moderati di AECB nei pazienti ambulatoriali – sono stati accolti con entusiasmo nel corso dell’XI Forum internazionale di Pneumologia “Parlando di polmone” che si è tenuto a Milano.
 
La maggior parte delle riacutizzazioni è prodotta da episodi di infezione bronchiale, che nel 50% dei casi è di origine batterica (prevalentemente Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae eMoraxella catarrhalis). Identificare i pazienti a maggior rischio e prescrivere appropriatamente gli antibiotici rappresenta la strada maestra per migliorare efficacia ed efficienza dell’atto medico. “L'uso degli antibiotici deve essere razionale e non razionato”, ha ricordato con una frase Ercole Concia, Ordinario di Malattie Infettive, Università di Verona. Soprattutto in un quadro, come quello italiano ed europeo, in cui si sono negli ultimi anni sviluppati importanti bacini di malattie resistenti agli antibiotici. “In Italia la resistenza alla penicillina è di circa il 15-20% (era del 4% all’inizio degli anni ’90), mentre sono più rilevanti le resistenze ai macrolidi (33%), al cotrimossazolo (25,9%) e alle tetracicline (37%)”, ha spiegato Concia. Ecco perché un ruolo di rilievo nell’armamentario terapeutico contro le infezioni respiratorie è rappresentato dalle cefalosporine orali di III generazione. “Tra le specialità di questa classe farmacologica – ha ripreso – Cefditoren pivoxil si contraddistingue per la particolare efficacia bilanciata sia sui germi Gram-positivi sia su quelli Gram-negativi. Esso risulta estremamente attivo anche sui ceppi penicillino resistenti, compresi quelli dei batteri chiamati in causa nelle riacutizzazioni di bronchite cronica”.
 
Proprio la valutazione dell’efficacia di questo farmaco nelle AECB è stata al centro dello studio presentato a Milano. La ricerca è stata condotta da Francesco Blasi, Ordinario di Malattie Respiratorie dell’Università di Milano, su un gruppo di 40 pazienti con bronchite cronica e con un valore di FEV (volume espiratorio forzato in 1 sec) sopra il  50-60%, tipico della maggior parte dei pazienti con questa malattia polmonare. “Abbiamo confrontato Cefditoren con levofloxacina e dimostrato che 5 giorni di  cefditoren  (200 mg 2 volte al dì) sono equivalenti a 7 giorni di levofloxacina (500 mg quotidiani) in termini di efficienza e di efficacia clinica, di microbiologia e di eradicazione di batteri”.
Ma non solo. Gli scienziati hanno voluto verificare anche l’effetto dei due antibiotici in relazione alla attività antinfiammatoria. “Abbiamo riscontrato che Cefditoren al pari di levofloxacina è in grado di ridurre rapidamente, entro la terza giornata, il carico batterico e quindi il processo infiammatorio sostenuto dall’infezione, responsabile delle lesioni tanto della parete bronchiale quanto del tessuto (o parenchima) polmonare”, ha spiegato ancora Blasi.
                                                   
Rimane dunque solo da chiarire quando sia necessario ricorrere all’antibioticoterapia nelle AECB e soprattutto quale antibiotico scegliere, visto che un errore nella prescrizione può essere causa di un fallimento terapeutico, di ricadute e, soprattutto, di un aumento delle resistenze batteriche. “Da un punto di vista pratico per il medico di medicina generale, la purulenza dell’espettorato può essere considerata un fattore predittivo di eziologia batterica in corso di riacutizzazione di bronchite cronica”, ha spiegato Blasi. “Le linee guida GOLD raccomandano di usare l’antibiotico se c’è febbre, se l’espettorato è aumentato di volume e se è purulento. Esse suggeriscono inoltre il ricorso ai fluorochinoloni solo nei casi di riacutizzazione moderata-grave. Nelle riacutizzazioni meno complicate trattate a domicilio questi farmaci non sono indicati, anche per il rischio di aumentare le resistenze batteriche”.
Nelle conclusioni dello studio gli autori sostengono che cefditoren pivoxil (marchio commerciale Giasion®) è una valida opzione per il trattamento dei casi lievi-moderati di riacutizzazione di bronchite cronica (AECB) nei pazienti ambulatoriali e che l’uso di questa cefalosporina si associa ad una riduzione significativa dei mediatori dell’infiammazione polmonare e del danno epiteliale.

08 marzo 2013
© Riproduzione riservata

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