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Malattie del sangue. Ecco dov’è l’eccellenza in Lombardia


Sanità nella regione lombarda non vuol dire solo scandalo, anzi. In ematologia, la Regione è modello di riferimento nazionale, sia per quanto riguarda percorsi diagnostico-terapeutici e accesso ai trattamenti. Questo quanto emerge da un incontro inserito nel progetto itinerante All around Patients.

11 MAR - Di sicuro la Sanità in Italia non sta passando un buon periodo, da qualche anno a questa parte. Quando negli ultimi mesi si è parlato di salute, in diverse regioni d’Italia si alludeva a problemi gravi nell’assistenza e talvolta addirittura scandali di gestione delle risorse o di corruzione. Un esempio su tutti, sicuramente, quello della Lombardia. Per fortuna però non tutto ciò che riguarda la sanità lombarda va male. In particolare, ad esempio, in un incontro pubblico tenutosi la settimana scorsa è stato fatto il punto sul “modello lombardo” in ematologia e sui più recenti traguardi raggiunti dalla ricerca scientifica nazionale e internazionale contro le malattie del sangue: le strutture sanitarie della Regione impegnate nella cura delle malattie del sangue quali leucemie, linfomi, mielomi, anemie, patologie emorragiche e trombotiche rappresentano oggi un modello di riferimento nazionale, che permette ai pazienti di beneficiare dei migliori percorsi diagnostico-terapeutici e di accedere alle terapie più innovative. L’evento si è inserito nel progetto itinerante All around Patients, volto a far conoscere le iniziative delle strutture ospedaliere italiane per mettere i pazienti ematologici al centro di tutti i percorsi diagnostici e terapeutici.
                                                                  
Assicurare a tutti i pazienti lombardi i percorsi di cura e le terapie più aggiornate ed efficaci per il trattamento delle malattie del sangue, come gli anticorpi monoclonali, che hanno rivoluzionato l’approccio terapeutico nei confronti dei linfomi e cambiato le prospettive di sopravvivenza: è intorno a questo obiettivo si è costituta nel 2008 la Rete Ematologica Lombarda (REL). “Scopo della REL è garantire ai cittadini della Regione pari opportunità di cura e appropriatezza di interventi in tutte le strutture sanitarie collegate”, ha spiegato Enrica Morra, direttrice del Dipartimento di Ematologia e Oncologia, Direttore Struttura Complessa di Ematologia, A.O. Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano. “Attualmente i centri afferenti alla rete sono 107, comprendono le 12 Divisioni specialistiche di Ematologia della Regione e tutte le altre strutture presenti sul territorio regionale dotate di settori e personale dedicati alla diagnosi e alla cura delle malattie del sangue: un’organizzazione che permette la tempestiva diffusione delle informazioni scientifiche e una crescita omogenea della cultura in campo ematologico”.
                                                                                                                                                                   
Una delle peculiarità dei centri della REL è infatti l’inserimento nei circuiti di ricerca dove si sperimenta l'innovazione farmacologica, che mette al centro la qualità di vita del paziente anche nella malattie ematologiche. I centri lombardi sono attualmente coinvolti in studi clinici internazionali volti a sperimentare una nuova formulazione degli anticorpi monoclonali a somministrazione sottocutanea per il trattamento dei linfomi. “La somministrazione sottocute di anticorpi monoclonali presenta indubbi vantaggi: maggiore accettazione della terapia meno invasiva e più rapida, a fronte delle 5-6 ore di infusione endovenosa sono sufficienti meno di dieci minuti, risparmio di tempo per il paziente, minore ospedalizzazione e costi ridotti per il Centro”, ha commentato Giuseppe Rossi, Direttore Struttura Complessa di Ematologia e Dipartimento Oncologia Medica, A.O. Spedali Civili di Brescia. “Ma la qualità di vita passa anche attraverso nuove molecole in sperimentazione più potenti e sempre meglio tollerate, in quanto rivolte verso specifici bersagli molecolari”.
 
I linfomi sono tumori del sistema linfatico e rappresentano la malattia oncoematologica più frequente. Nel mondo occidentale i linfomi non-Hodgkin sono il 5° tipo di tumore per diffusione e si prevede che nel 2030 saranno le neoplasie più diffuse a livello mondiale dal momento che negli ultimi 20 anni la loro incidenza è costantemente aumentata. In Italia ogni anno si contano 12.000 nuovi casi. Negli ultimi anni si è però registrata una sensibile riduzione della mortalità per linfomi, pari al 10-15%. “L’avvento degli anticorpi monoclonali, in grado di colpire il difetto della cellula linfomatosa, è stato il punto di svolta, insieme a una migliore conoscenza della malattia, che ha permesso di identificare le diverse famiglie di linfoma, favorendo la personalizzazione della cura con molecole innovative specifiche per quel particolare linfoma e per il singolo paziente”, ha continuato Luca Baldini, Professore di Ematologia, Università degli Studi di Milano e Fondazione IRCCS Policlinico. Con rituximab, capostipite degli anticorpi monoclonali utilizzati contro il linfoma, la sopravvivenza dei pazienti colpiti dalla forma aggressiva è passata infatti dal 50% a più del 70%.
 
Altra importante opzione terapeutica per le forme di linfoma particolarmente aggressiva è il trapianto di cellule staminali emopoietiche, terapia di seconda linea o “di salvataggio” dopo che si è documentata una ricaduta della malattia oppure quando la malattia è resistente alla terapia di prima linea. “Il trapianto di cellule staminali emopoietiche autologhe consente di ottenere una remissione completa nella maggior parte dei pazienti con linfoma che hanno ricadute della malattia dopo una precedente linea di terapia”, ha concluso Alessandro Rambaldi, Direttore U.S.C. Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo, Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo. “Questa remissione è duratura nel tempo in oltre il 50% dei casi. Per i pazienti che non rispondono alla terapia di salvataggio o per quei pazienti che ricadono dopo essere stati trattati con essa, si può porre l’indicazione al trapianto allogenico che permette di guarire in maniera definitiva oltre la metà di questi pazienti”. Grazie al supporto della Rete Ematologica Lombarda, in Lombardia le attività di trapianto che fanno capo al GITMO (Gruppo Italiano Trapianto Midollo Osseo) sono organizzate in modo da coprire adeguatamente i bisogni dei pazienti che possono trovare Centri trapianto ben distribuiti sul territorio e con elevati standard di qualità.
 
 

11 marzo 2013
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