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Tumore al polmone. In aumento tra le donne, colpa del fumo. Walce Onlus: “Non stigmatizzare” 


Sebbene il numero di casi di carcinoma polmonare nelle donne siano aumentati del 57,8% dal 2000 al 2012, a fronte di un aumento complessivo del 14,6%, il messaggio dell’associazione è chiaro: non bisogna stigmatizzare chi fuma, ma piuttosto fare campagne contro questa cattiva abitudine che partano già dall’età infantile.

22 MAG - 38.500 nuove diagnosi registrate in Italia nel 2012, il 14,6% in più rispetto al 2000, quando erano 33.570; di questi 9600 (un quarto) tra le donne, il 57,8% in più nello stesso lasso di tempo: il tumore al polmone è il terzo più frequente nel nostro Paese e seppure la sua incidenza sia maggiore tra gli uomini, colpisce sempre di più le donne. La colpa secondo gli esperti è del fumo. Ma il messaggio che mandano i medici, e in particolare l'associazione Walce Onlus, durante le giornate nazionali del malato oncologico non è di stigmatizzazione: "Piuttosto che stigmatizzare la malattia - afferma Silvia Novello, pneumo oncologa presso l’A.O.U. San Luigi di Orbassano (TO) e presidente di Walce Onlus – andrebbero attuate campagne contro il fumo a livello capillare e questo andrebbe fatto sin dall'età infantile, visto che molti approcciano la prima sigaretta già in età adolescenziale".
 
L’aumento dell’incidenza di tumore al polmone nella popolazione femminile può infatti essere messa in relazione all’andamento del principale fattore di rischio, il fumo di sigaretta: negli ultimi decenni, mentre l’abitudine al fumo mostra un trend in discesa per gli uomini, si assiste viceversa a un aumento della percentuale delle fumatrici. “Considerata la stretta correlazione fra il tumore del polmone e  l’abitudine tabagica il tumore polmonare viene ancora considerato ‘una colpa’, soprattutto rispetto ad altre malattie tumorali in cui non vi siano fattori di rischio legati ad un ‘vizio’”, ha continuato Novello. “Oltre a ciò non va trascurato che il 15% circa dei pazienti affetti da questa malattia non ha mai fumato e che di questi pazienti la maggior parte sono donne".
 
 Le opzioni terapeutiche per il trattamento del tumore al polmone variano in base al tipo e allo stadio del tumore, alle sue dimensioni, alla posizione all’interno del polmone, alla sua possibile diffusione ad altre parti del corpo e alla condizione fisica del paziente. Nei casi di tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) un’alternativa alla chemioterapia è costituita dalla terapia biologica che stimola il sistema immunitario per inibire la crescita e la diffusione del tumore colpendo il “bersaglio” contro cui è diretta, presente solo nelle cellule tumorali. “In particolare l'erlotinib si è rivelato particolarmente efficace nei pazienti con la mutazione di uno specifico gene, l'EGFR, ma anche in pazienti privi di tale mutazione”, ha commentato Federico Cappuzzo, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica “Istituto Toscano Tumori-Ospedale Civile” Livorno .
A breve erlotinib sarà disponibile anche per il trattamento in prima linea del NSCLC localmente avanzato o metastatico con mutazioni attivanti dell’EGFR, una proteina che si estende per tutta la membrana cellulare e che, legandosi al fattore di crescita epidermico (EGF), può condurre ad una crescita del tumore e allo sviluppo di metastasi.  “La registrazione di erlotinib come trattamento di prima linea – ha spiegato Cappuzzo - rappresenta un'importante nuova possibilità terapeutica per tutti i pazienti affetti da carcinoma polmonare con mutazione di EGFR. Il farmaco offre infatti la possibilità di controllare per un tempo più lungo rispetto alle altre terapie tradizionali, e con scarsa tossicità, una malattia estremamente aggressiva per la quale in passato esistevano solo trattamenti endovenosi difficilmente tollerati dal paziente”.

22 maggio 2013
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